Musica e danza sono tutt’altro che futili passatempi, sono forme di espressione universali e attività profondamente gratificanti che soddisfano diverse funzioni sociali.
Entrambe sono presenti in tutte le culture del mondo e dall’inizio della storia dell’umanità. Caratteristica comune di queste due arti è il movimento ritmico, spesso sincronizzato con un battito regolare.
La coordinazione ritmica è fondamentale per la natura umana, le abilità ritmiche generate da musica e danza sono state essenziali per l’evoluzione della nostra specie e lo sono tuttora per il mantenimento della salute e della forma fisica di un individuo.
Musica e danza facilitano la coesione sociale e promuovono il legame interpersonale, la fiducia e la cooperazione. Questi effetti pro-sociali hanno quindi contribuito al fiorire della cultura umana prevenendo la disintegrazione delle prime società.
Il ritmo collegato alla danza e alla musica dunque è una forza potente, incide sull’umore, può avere un effetto eccitante o al contrario calmante, può persino indurre stati di coscienza alterati, come accade nei rituali spirituali e nelle tradizioni sciamaniche.
Proprio per questi motivi, la danza e la musica vengono spesso utilizzate a scopi terapeutici, per esempio nella riabilitazione di condizioni patologiche caratterizzate da disabilità motoria, come ictus e morbo di Parkinson.
Il ritmo stimola importanti aree cerebrali: la corteccia orbitofrontale coinvolta nei processi decisionali e responsabile della condotta sociale; lo striato ventrale che svolge un ruolo nel sistema di ricompensa e quindi nella motivazione; il cervelletto, coinvolto nell’apprendimento e nel controllo motorio.
Musica e danza quindi attivano il circuito cerebrale del piacere, ma anche la coordinazione e la successione dei movimenti. Queste arti danno vita a un ‘trascinamento neurale’, ossia una manipolazione delle onde cerebrali che migliora la memoria, l’elaborazione delle informazioni in arrivo e di conseguenza l’assimilazione di nuovi concetti.
Quando si danza, il ‘trascinamento’ consente al ballerino di prevedere il cambiamento ritmico nelle sequenze musicali, creando un adattamento cerebrale attivo e immediato, stimolando un miglioramento nello sviluppo cognitivo.
Ballare richiede l’abbinamento del movimento del corpo alla musica e di sincronizzare tali movimenti al ritmo che talvolta è generato dall’interno, come il battito cardiaco. Fare ciò implica una corrispondenza tra gli input uditivi che il danzatore recepisce e le sue risposte motorie.
Il cervello dei ballerini dunque mostra una maggiore concentrazione sulle basse frequenze theta legate ai processi di emozione e memoria, e si dimostra maggiormente reattivo, sviluppato ed evoluto, grazie alla precisione dei movimenti richiesti dalla danza e all’armonizzazione con il ritmo musicale.
Ballare regolarmente quindi influisce sul modo in cui pensiamo e interagiamo con l’altro, e questo rende la danza perfino più preziosa.
Stefania Napoli
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