Qui visse dal 1945 al 1959 e mosse i primi passi di danza Carla Fracci, tra le più grandi ballerine nel Ventesimo secolo, dai cortili di Calvairate al Teatro alla Scala fino ai palcoscenici di tutto il mondo”
Lunedì 27 settembre a Milano alla presenza del Sindaco Giuseppe Sala è stata inaugurata, come annunciato da noi del Giornale della Danza nei giorni scorsi, una targa commemorativa affissa vicino al portone di una palazzina popolare sita in via Tommei 2, nel quartiere Calvairate, dove l’étoile abitò con la sua famiglia dal 1945 al 1959.
Carla Fracci è per tutti la personificazione della danza. È il sogno di tutte le bambine che vogliono studiare danza classica. È una donna caratterizzata da dedizione assoluta alla danza: un mito vivente del balletto. Dietro al mito costruito di Carla, c’è la forza che lo ha creato: lei stessa. Non si è infatti costruita un personaggio, non è dovuta ricorrere a continue revisioni e adeguamenti dell’immagine, come tante persone di successo, perché non è un tipo, è lei.
Il suo è un successo che non ha conosciuto periodi di crisi, ma solo una continua crescita. Eppure non è diva tradizionale; ha mantenuto la sua spontaneità e genuinità popolare; anche nella vita quotidiana, fuori dal teatro, ha la stessa eleganza, lo stesso equilibrio, la stessa nobiltà d’animo che solitamente esterna attraverso la danza: è come se fosse sempre “in punta di piedi”.
Proseguono gli omaggi della città di Milano a Carla Fracci
A quattro mesi dalla scomparsa Milano continua a ricordarla. Da sindaco ho assistito a vari momenti di ricordo di grandi milanesi che ci hanno lasciato, ma un così grande affetto come per Carla Fracci non l’ho mai visto. Questo significa quanto la città voglia continuare a restituirle. Il momento del funerale è stato commovente, il tram dedicatole un altro segno, la targa ancora un altro segno, a breve arriverà anche il Famedio. Questa targa è delicata, attenta, gentile come era Carla, un modo molto milanese di essere. Credo che Milano continuerà a ricordare Carla mi viene da dire per sempre, è una persona che più milanese non si può. Ci ha dato tanto le restituiremo tanto”, ha commentato il sindaco Giuseppe Sala, che ha preso parte allo svelamento della targa.
Presente alla cerimonia il marito e compagno di viaggio nell’arte e nella vita il regista Beppe Menegatti, che colmo di commozione ha ricordato molti aneddoti tra cui: “prendevamo il tram insieme e scendevamo qui vicino per salutarci su una panchina, come tutti i giovani con il cuore caldo”.
Carla Fracci una vita dedicata alla Danza
La sua storia richiama alla mente le eroine delle fiabe: è la figlia di un tranviere e di una bullonista alla Innocenti di Milano, che diventa una stella. I genitori avevano la passione per il ballo liscio e portavano spesso Carla nelle balere. Entrò alla Scala per caso: un’amica di famiglia, la moglie di un violinista della Scala, le consigliò di provare a sostenere l’esame di ammissione; lei aveva nove anni, fu ritenuta poco idonea, ma poi il suo visino tenero e i suoi occhini colpirono la direttrice, che ci ripensò.
All’età di 15 anni, vedendo danzare Margot Fonteyn, capì che la sua strada era quella e Margot il suo modello. Accettò così tutti i sacrifici, la fatica, gli sforzi, il sudore che la danza richiede. Disse: “Solo se si è sicuri di quello che si vuole ci si dimentica che dentro le scarpette di raso i piedi sanguinano. Ho lavorato, ho lavorato come qualsiasi operaio e per tutta la vita; ed è così anche oggi, senza riposo”.
Divenne prima ballerina alla Scala nel 1958; in quello stesso anno, il grande coreografo John Cranko la scelse come Giulietta nella sua versione di Romeo e Giulietta per la Fenice di Venezia. Eugenio Montale, il noto poeta, scrisse: “Carla Fracci è Giulietta… Carla eterna fanciulla”.
L’anno successivo interpretò per la prima volta Giselle per il Royal Festival Hall di Londra e nacque subito il suo grande amore per quel personaggio che più di tutti l’ha resa celebre e consegnata alla storia della danza. La Fracci portò alle estreme conseguenze la partecipazione interiore al personaggio, provocando così un arricchimento di gesti e movimenti che inserì un po’ per volta; ci fu in particolar modo una chiara scelta espressiva in alcune parti del balletto, considerate fino ad allora convenzionali, e nella sua lettura del balletto la Giselle del primo atto sembra già consapevole di ciò che accadrà nel secondo.
Tra i grandi ruoli romantici che la Fracci interpretò è doveroso ricordare anche la silfide in La Sylphide, il balletto creato da Filippo Taglioni per la figlia Maria, che segnò l’inizio della carriera romantica caratterizzata dal tutù bianco, dal salire sulle punte, dalla leggerezza eterea delle ballerine che sembrano quasi librarsi in aria.
Carla Fracci ne accetta lo stile, le movenze e la concezione, per liberare poi i sentimenti primordiali. La Fracci interpreta i ruoli romantici con coscienza moderna, usa il linguaggio di allora ma dà a quei gesti la sua anima; dove interviene con qualche cambiamento, lo fa sempre attraverso il linguaggio dell’epoca. Il successo che riscosse nel repertorio romantico fu tale che venne paragonata alla Taglioni.
Sara Zuccari
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