Tralasciando i mezzi decorativi ed espressivi utilizzati come tramite per sottolineare le figure del “ballet blanc” con le sue creature diafane e immateriali il coreografo Angelin Preljocaj fonde la preoccupazione per il cambiamento climatico con la musica di Čajkovskij – introducendo altri frammenti musicali a cura del “collettivo 79D” – per una versione del “Lago dei cigni” che si svolge tra depositi di combustibili e l’amore appassionato che si traduce in un manifesto per la salvaguardia del pianeta.
Angelin Preljocaj si è formato nel balletto classico prima di concentrarsi sulla danza contemporanea. Successivamente ha lavorato con Merce Cunningham e Zena Rommett a New York. Nel 1984 fonda il proprio ensemble (Ballet Preljocai presso Le Pavillon Noir) e da allora crea coreografie di enorme successo entrate a far parte del repertorio delle compagnie mondiali. Con questa versione, che ha debuttato in prima assoluta alla “Comédie de Clermont-Ferrand” nel 2020, Preljocaj aggiorna il capolavoro ballettistico ai giorni nostri e ipotizza che il lago – metafora dello stesso balletto classico? – sia in pericolo di estinzione e debba essere salvato adattandosi alle nuove sfide ambientali. Una lettura votata al risveglio e alla comprensione per le arti e per il martoriato ambiente.
Il sorprendente artista francese di origine albanese è tornato così allo stile narrativo accostando la sua creatività al “balletto dei balletti”. Restando fedele al tessuto drammaturgico offre allo spettatore il concetto di mito del danzatore-cigno attualizzandolo alla contemporaneità, senza tralasciare i “déjà-vu” tipici del romanticismo e gli immancabili (aggiornati) tutù.
Dopo aver riletto “Biancaneve” e “Romeo e Giulietta”, Preljocaj ha pensato all’acclamato classico (nato il 20 febbraio 1877 sulla coreografia di Julius Wenzel Reisinger) con una profonda revisione mentre trasforma la principessa Odette in una coraggiosa ecologista (spettacolo arrivato negli anni passati anche in Italia). Il corpo di ballo di Aix-en-Provence con questa interpretazione ha dimostrato ancora una volta la sua eccellenza internazionale.
In scena il 24 e 25 febbraio in un unico atto sul maestoso palco del Teatro de la Maestranza a Siviglia (inaugurato dalla Regina Sofia di Spagna nel 1991 ad opera degli architetti Luis Marin de Terán e Aurelio del Pozo con una capienza di oltre 1.800 persone è situato in una zona storica della capitale andalusa).
Michele Olivieri
Foto: Jean-Claude Carbonne
www.giornaledelladanza.com