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La scoliosi: una diagnosi precoce rappresenta la terapia migliore

La scoliosi è una deviazione permanente laterale e rotatoria del rachide, ad etiopatogenesi multipla – ma più spesso ignota – alla quale conseguono gravi alterazioni estetiche e funzionali” (Mancini e Morlacchi, 1985). Partendo da questa concisa ma esaustiva definizione, cerchiamo di capire meglio quali sono le caratteristiche di questa patologia della colonna vertebrale che nella sua forma più comune colpisce, secondo alcune indagini epidemiologiche,  circa lo 0,25% della popolazione europea.

“Permanente” significa che, una volta comparsa, la curva scoliotica non scompare mai del tutto: nella migliore delle ipotesi, infatti, le terapie possono fermare l’evoluzione della deviazione ma non riescono a correggerla completamente. Per questo motivo la scoliosi è considerata una vera e propria patologia della colonna vertebrale a differenza del cosiddetto atteggiamento scoliotico che, essendo appunto un atteggiamento, scompare quando la colonna non è sottoposta a carico e può essere completamente corretto con una terapia adeguata.

“Deviazione laterale” della colonna vertebrale vuol dire che, se osservo un soggetto scoliotico di schiena, mi accorgo che la sua colonna vertebrale assume una forma ad “S”, legata alla presenza di una curva primitiva e di una curva opposta di compenso. A questa deviazione laterale sono collegati alcuni tra i segni clinici più tipici di scoliosi: lo slivellamento delle spalle e delle scapole, la diversa ampiezza dei “triangoli della taglia” cioè degli spazi vuoti che si formano tra le braccia rilassate lungo i fianchi ed il punto vita, la possibile asimmetria delle creste iliache e, nei casi più gravi, lo strapiombo del torace rispetto al bacino.

“Deviazione rotatoria” significa invece che, mentre si piega di lato, la vertebra ruota anche intorno al suo asse verticale, imprimendo una torsione a tutte le strutture anatomiche in qualche modo collegate alla colonna vertebrale. La rotazione delle vertebre, dunque, rapprenta la causa dell’alterazione estetica più temuta della scolisi ovvero il gibbo: le costole corrispondenti alle vertebre colpite, infatti, si spostano provocando una deformità più o meno evidente del tronco.

  “Etiopatogenesi multipla” vuol dire che le cause di questa patologia possono essere molteplici ma, purtroppo, nell’85% dei casi di scoliosi il motivo all’origine della deviazione è sconosciuto e si ipotizza la concomitanza di diversi fattori (genetici, metabolici, neurologici, muscolari, ecc.): in questi casi si parla di scoliosi idiopatica. Altre caratteristiche importanti della scoliosi idiopatica sono innanzi tutto la sua distribuzione tra i due sessi – colpisce infatti prevalentemente le femmine, con un rapporto di circa 8:2 – e poi la mancanza di sintomatologia soggettiva – dolore –  per cui il soggetto scoliotico spesso non si accorge di essere portatore della patologia. In questo tipo di scoliosi la trasmissione familiare, in molti casi, è evidente per cui si consiglia ai genitori eventualmente affetti da scoliosi di far controllare precocemente e frequentemente i propri figli da uno specialista.

Come già accennato in precedenza, l’atteggiamento scoliotico non deve essere confuso con la scoliosi. In caso di atteggiamento scoliotico, infatti, la deviazione laterale della colonna è dovuta a condizioni “esterne” alla colonna vertebrale, quali, ad esempio, la diversa lunghezza degli arti inferiori: eliminata la causa, scompare anche il disallineamento del rachide e, soprattutto, la deviazione laterale non si accompagna alla deviazione rotatoria per cui i soggetti con atteggiamento scoliotico non hanno il gibbo.

Per differenziare le due condizioni, il medico normalmente fa eseguire il Bending Test, cioè chiede alla giovane paziente di flettere la schiena in avanti con le mani tra le ginocchia: se in tale posizione la curva scoliotica scompare ed il torace si mantiene simmetrico, si tratta di un atteggiamento scolitico; se invece la deviazione laterale permane anche fuori carico e si evidenzia il gibbo (deviazione rotatoria), siamo in presenza di una scoliosi vera e propria.

La scoliosi idiopatica si può localizzare a tutti i livelli della colonna vertebrale; compare più spesso intorno ai 10 anni e, normalmente, tende ad aggravarsi rapidamente nel periodo dello sviluppo puberale. Proprio per quest’ultimo motivo è importante che la diagnosi venga fatta in una fase precoce: minore è l’entità della deviazione scoliotica, minori saranno le alterazioni estetiche funzionali residue al termine dell’accrescimento scheletrico.

L’indagine strumentale più frequentemente richiesta dallo specialista è l’esame radiografico di tutta la colonna vertebrale sotto carico, cioè una radiografia eseguita con il soggetto in posizione eretta: da questo esame si possono raccogliere importanti informazioni riguardanti l’entità della curva scoliotica ed il grado di torsione delle vertebre ma si può valutare anche la cosiddetta “età scheletrica” del soggetto in esame attraverso lo studio della maturità delle ossa del bacino.  Tutte queste informazioni sono indispensabili al medico per impostare uno  schema di terapia adeguato.

La scelta terapeutica della scoliosi idiopatica è di competenza del medico specialista: se la curva scoliotica è di lieve entità e presenta pochi rischi di evoluzione, può bastare un buon programma di rieducazione posturale svolto sotto lo stretto controllo di un terapista della riabilitazione. Se invece la curva è più accentuata o tende ad evolvere rapidamente, è necessario che l’adolescente indossi un corsetto ortopedico. Nei casi più gravi, oggi fortunatamente sempre più rari, si può rendere necessario eseguire un intervento chirurgico.

Detto questo, è facilmente comprensibile quello che abbiamo già accennato in precedenza: una diagnosi precoce, e quindi un tempestivo intervento terapeutico, possono rappresentare l’arma più efficace per evitare l’evoluzione di una curva scoliotica. Gli insegnanti di danza, che lavorano prevalentemente con bambine o giovani adolescenti e che sono abituati ad osservare anche le più piccole asimmetrie del corpo delle loro allieve, possono svolgere un ruolo importante nel riconoscimento di deviazioni anche lievi della colonna vertebrale. In presenza di ogni caso dubbio, dovrebbero richiedere ai genitori di sottoporre l’allieva ad una visita specialistica.

In tutte le forme di scoliosi, comunque, l’attività fisica riveste un ruolo estremamante importate nell’ambito della terapia: nel prossimo articolo, parleremo appunto del rapporto tra scoliosi idiopatica e sport, con particolare riguardo allo studio della danza.

Dott.ssa Luana Poggini

 

 

 

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