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Lo Staatsballett Berlin 25/26: specchio del nostro tempo

In un’epoca in cui le arti performative si trovano strette tra crisi economiche e richiami identitari, lo Staatsballett Berlin propone per il 2025/2026 una stagione che non si limita a offrire bellezza: interroga, provoca, e, in più di un caso, prende posizione. Il balletto, qui, non è solo ornamento: è lente critica, è sogno, è tensione narrativa.

Christian Spuck, ormai saldo alla guida della compagnia, imbastisce un programma che alterna spettacoli monumentali a spazi di sperimentazione intima, con un occhio attento alla società e ai suoi margini.

La stagione si apre come una Wunderkammer – non solo metaforicamente: è proprio questo il titolo della nuova creazione di Marcos Morau, artista catalano noto per i suoi universi teatrali saturi e stratificati.

In scena dal 31 ottobre al Komische Oper @ Schillertheater, Wunderkammer promette di essere un viaggio multisensoriale, dove la danza si fonde con il grottesco, il bizzarro, l’arte e la scienza. Un inizio che è una dichiarazione d’intenti.

Ma non c’è solo il fascino della stranezza. Il cuore pulsante della stagione arriva in primavera, con Nureyev, balletto biografico firmato da Yuri Possokhov e tratteggiato drammaturgicamente da Kirill Serebrennikov.

La scelta non è neutra: Nureyev, icona queer, artista dissidente, oggi è figura controversa in Russia – proprio dove questo balletto è nato. Portarlo a Berlino non è solo un’operazione artistica: è un gesto politico. La première è prevista il 21 marzo 2026 alla Deutsche Oper.

Se c’è un’idea guida che attraversa l’intera stagione, è la volontà di tenere insieme opposti solo all’apparenza inconciliabili: classico e contemporaneo, forma e concetto, eleganza e urgenza. La chiusura della stagione, a fine maggio, ne è un esempio chiaro.

In Fearful Symmetries, Spuck torna a interrogarsi sul rapporto tra musica e coreografia con una nuova creazione sull’omonima composizione ipnotica e pulsante di John Adams, accoppiata con il celebre Symphony in C di George Balanchine. Da un lato l’ordine geometrico, dall’altro la tensione emotiva: due modi di danzare il mondo, due visioni estetiche a confronto.

Non mancano gli spazi dedicati alle nuove generazioni: non solo in platea, ma anche sul palco e dietro le quinte. Con Next Generation, tornano protagonisti i danzatori-coreografi della compagnia, invitati a mettersi alla prova con creazioni personali, spesso intime, sempre sorprendenti.

E per il pubblico più giovane, arriva Chicxulub oder Der Floh des Teufels, un titolo visionario che mescola dinosauri, fantasia post-apocalittica e ironia in una produzione pensata per aprire alla danza nuovi mondi immaginativi.

Lo Staatsballett non rinuncia ai suoi grandi classici: Schwanensee (Il lago dei cigni) continua a essere un caposaldo del repertorio, proposto nella sua sontuosa versione teatrale alla Staatsoper Unter den Linden.

Ma la stagione non vive di solo repertorio. L’interesse per la storia, per le biografie artistiche, per le “crepe” della memoria collettiva percorre tutta la programmazione: Nureyev è l’emblema di questa direzione, ma non l’unico esempio.

In conclusione, il cartellone 2025/26 dello Staatsballett Berlin non si limita a colpire l’occhio o a emozionare con il virtuosismo: vuole coinvolgere, responsabilizzare, aprire dialoghi.

La danza diventa terreno di confronto, spazio di memoria, teatro dell’impossibile. E in questo, forse, è davvero all’altezza del nostro tempo.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

©️ Riproduzione riservata

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