Find the latest bookmaker offers available across all uk gambling sites www.bets.zone Read the reviews and compare sites to quickly discover the perfect account for you.
Home / News / Degas e la danza: in equilibrio sul filo del movimento

Degas e la danza: in equilibrio sul filo del movimento

Nessun artista ha saputo raccontare la danza come Edgar Degas. Nei suoi pastelli, nei suoi schizzi febbrili, nei corpi sospesi delle ballerine, si rivela un universo dove la grazia incontra la fatica, dove la bellezza nasce dall’esercizio, non dall’illusione. Degas non dipingeva la danza: la studiava, la spiava, la respirava. E in quel movimento disciplinato trovava il riflesso più autentico della vita moderna.

Degas non amava mostrarsi. Preferiva restare nascosto, nelle quinte dell’Opéra di Parigi, dove la luce si faceva più vera e il sogno della scena lasciava spazio alla realtà. Le sue modelle — le giovani ballerine — non sono muse eteree, ma lavoratrici. Le vediamo stiracchiarsi, legare le scarpette, massaggiarsi i piedi gonfi, attendere il proprio turno sotto lo sguardo severo del maestro di ballo.

In questi gesti quotidiani Degas trova l’essenza del suo tempo: la città che cambia, il corpo come strumento, l’arte come mestiere. Uno deve dipingere la vita moderna diceva, e per lui la vita moderna era quella tensione continua tra l’ideale e il reale.

Pur essendo legato alla precisione del disegno accademico, Degas fu un innovatore radicale. Nelle sue opere la composizione si frammenta, lo spazio si piega, le figure entrano ed escono dal campo visivo come in una sequenza cinematografica. Influenzato dalla fotografia e dalle stampe giapponesi, taglia la scena, inclina la prospettiva, costruisce una visione che sembra catturata al volo.

Il suo segreto è la staticità dinamica: ogni ballerina è ferma, eppure in procinto di muoversi. Degas non cerca l’attimo culminante del passo, ma quello intermedio, fragile, imperfetto, dove l’essere umano si rivela. È lì che la danza smette di essere spettacolo e diventa verità.

Quando nel 1881 presenta La Petite Danseuse, Parigi si divide. C’è chi grida allo scandalo: quella ragazza in cera, con il suo vero tutù e il volto quasi brutale, è troppo realistica, troppo “ordinaria” per un’opera d’arte. Ma Degas aveva colto un punto essenziale: la bellezza non è separata dal lavoro, dalla tensione, dall’imperfezione.

Quella piccola scultura, con la sua presenza silenziosa, segna una rivoluzione estetica. È il primo corpo femminile moderno, non idealizzato, non mitico: una creatura che esiste, che respira, che fatica.

Guardando oggi i suoi quadri, percepiamo una strana quiete in movimento. Le ballerine di Degas non danzano per noi: danzano per sé stesse, per un ritmo interiore. Nei loro gesti interrotti, nei riflessi di gesso e di luce, c’è la poesia del non-finito, la malinconia di ciò che sfugge.

Degas riuscì a fermare il tempo senza immobilizzarlo, a trasformare l’effimero in eterno. La danza, nelle sue mani, divenne un linguaggio dell’anima — un modo per dire ciò che le parole non sanno esprimere: la tensione costante tra disciplina e desiderio, tra equilibrio e caduta, tra arte e vita.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

©️ Riproduzione riservata

Check Also

“La Bella” apre la Stagione alla Scala 25/26: tutti i titoli in programma

La nuova Stagione di Balletto si compone di sette programmi, bilanciati fra cinque novità per la Scala e i ...

A Brescia il progetto “Double Reality” tra danza e realtà virtuale

Double Reality è il terzo progetto firmato Fondazione Brescia Musei e CCN/Aterballetto dopo i grandi ...

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. E maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi