Al Teatro Secci di Terni, nell’ambito della Stagione 2023/2024, mercoledì 20 e giovedì 21 marzo alle ore 20.45 in scena la danza con “Behind the light”, nuovo assolo di Cristiana Morganti, artista italiana di base a Wuppertal, storica danzatrice e interprete di Pina Bausch. Uno sfogo, una confessione, un monologo danzato, parlato, urlato. Una riflessione sulla crisi esistenziale e artistica di una coreografa/danzatrice durante e dopo la pandemia. Tra disperazione ed ironia, un racconto tragicomico, poetico e autobiografico che parte dal quotidiano per sollevare lo sguardo verso un nuovo inizio.
Dopo il successo di “Moving with Pina” e “Jessica and Me” tutt’ora in tour, e dopo aver firmato altri tre spettacoli come autrice e coreografa (“A Fury Tale” del 2016, “Non sapevano dove lasciarmi” del 2017 e “Another Round for Five” del 2019) e dopo il Trio “In Another Place” creato nel 2021 in collaborazione con il danzatore Kenji Takagi e la violoncellista Emily Wittbrodt, ecco un nuovo assolo dell’artista italiana di base a Wuppertal, che fin dalle prime battute conferma e rilancia, alla luce di una nuova maturità interiore, la grande ironia alternata a momenti di intensa poesia che sono la sua cifra distintiva.
Spettacolo fortemente autobiografico, che racconta di una crisi familiare, professionale e intima, una sequela di eventi con il tipico “effetto domino”, in cui una disgrazia pare chiamarne un’altra, in cui sembra venga meno ogni singolo punto di riferimento, ogni certezza. La vicenda personale risuona con intensità in chi guarda, dalla platea, in un momento storico che, con una pandemia, una crisi economica e di valori, si può definire fra i più destabilizzanti della contemporaneità. Questa “personale crisi globale” viene mostrata, presa in giro, aggirata, attraversata, evasa, superata grazie al potere rigenerativo della confessione e soprattutto dell’arte, ora urlata, ora sussurrata tra le lacrime, con il capo adagiato sul pavimento. Scorre un montaggio di quadri, che vede la protagonista recitare, danzare, cantare su una scena bianca e sospesa in cui irrompono, per dialogare con l’interprete, gli originali e raffinati video di Connie Prantera. È una danza che fa venire voglia di danzare quella di Cristiana Morganti, complice l’esplosione di energia che fa seguito alla catarsi di questa confessione aperta, sincera, sofferente ma di un dolore mai autocompiaciuto, anzi immediatamente lenito dalla risata, anche di sé, con il pubblico.
Accompagnati da un collage musicale che spazia da Vivaldi al punk-rock, da Giselle di Adolphe Adam, alla musica elettronica di Ryoji Ikeda, si alternano momenti di danza e di parola, come l’irresistibile sfogo sui divieti stilistici che imbrigliano chi è cresciuto sotto la direzione di uno dei più grandi nomi della danza di sempre, Pina Bausch, o il tentativo ripetuto, e inevitabilmente sempre fallito, di spiegare lo spettacolo a chi guarda, così che poi “ci si possa rilassare” (il riferimento è all’ansia da prestazione che coglie anche lo spettatore esperto di fronte all’ermetismo di tanta danza contemporanea). Numerose altre piccole, deliziose storie conducono a un finale che è un delicato ritorno all’interiorità, dopo questa spontanea e esplosiva condivisione. Lo spettacolo non va spiegato, sembra dire Cristiana Morganti, meglio godersi il viaggio, esattamente come nella vita.
Michele Olivieri
Foto: Ilaria Costanzo
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