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Al Teatro Massimo di Palermo Lo Schiaccianoci è “siciliano”

Tra i balletti più amati e attesi del repertorio classico, torna in scena al Teatro Massimo di Palermo, Lo Schiaccianoci, la fiaba di Natale, musicata da Pëtr Il’ič Čajkovskij, tratta dal racconto Schiaccianoci e il re dei topi dello scrittore romantico tedesco E.T.A. Hoffmann, riscritto da Dumas padre nel 1844.

Da venerdì 16 dicembre alle 20:00 il balletto viene proposto in una nuova versione “siciliana”, ambientata a Palermo, con le coreografie di Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso per il Corpo di ballo del Teatro. A dirigere l’Orchestra e il Coro di voci bianche è il direttore Ido Arad che ritorna al Teatro Massimo dopo aver diretto lo scorso anno Romeo e Giulietta di Prokofiev.

Maestro del Coro di voci bianche, Salvatore Punturo. Le scene, dipinte a mano e realizzate nei laboratori scenografici del Teatro Massimo, sono di Renzo Milan. I costumi di Cécile Flamand. Le luci di Maureen Sizun Vom Dorp, assistente alla coreografia José Blanco Martínez, Maître de ballet dei piccoli danzatori, Roberta D’Amore.

A danzare, il Corpo di ballo del Teatro Massimo, e tra loro quattro coppie di solisti che si alterneranno nel ruolo dei due protagonisti, Maria e Dario, nel corso delle repliche: Carla Mammo Zagarella e Alessandro Cascioli; Giorgia Leonardi e Michele Morelli; Martina Pasinotti, e Diego Mulone; Linda Messina e Alessandro Casà. Repliche fino al 23 dicembre.

La coreografia ideata da Jean-Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso per il Teatro Massimo riscrive la favola basandosi sulla storia di E. T. A. Hoffmann, attualizzandola e ambientandola a Palermo pur rispettando i due temi principali dello Schiaccianoci e del genere “racconto di Natale”: l’elemento fantastico e l’attenzione ai problemi sociali, trattati sempre con la leggerezza della fiaba.

I personaggi principali non sono più Marie e lo Schiaccianoci, ma Maria e Dario, un povero ambulante, che vende castagne e frutta secca  insieme al fratello Pietro per le strade della città. Sarà lui, Pietro, a subire l’incantesimo del Re dei topi e a rimanere chiuso nel guscio di legno del pupazzo Schiaccianoci, nell’impossibilità di comunicare col mondo e suggerendo con questa trasformazione una metafora dei problemi che oggi opprimono molti ragazzi: la malattia, la droga, la generale difficoltà di comunicare, in un’epoca in cui si è sempre connessi.

Redazione

 

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