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Alexia Di Filippo: “I miei metodi innovativi uniscono la bioenergetica alla danza”[INTERVISTA ESCLUSIVA]

Il Giornale della Danza incontra la Dottoressa Alexia Di Filippo, tra le psicoterapeute italiane più autorevoli in psicologia dell’età evolutiva. La studiosa romana ha elaborato una tecnica terapeutica sorprendente, che combina l’approccio dell’analisi bioenergetica con quello clinico strategico. Ciò ha fatto sì che la Di Filippo ottenesse risultati di grande efficacia e in breve tempo nella cura dei principali disturbi psicologici nonchè di personalità. Con questo background la psicoterapeuta ha brevettato due metodi molto innovativi nati da un’intensa attività di ricerca sul lavoro psico-corporeo condotto anche con i ballerini.

Il valore del suo operato nel mondo del tango è stato altresì riconosciuto attraverso la sua recente nomina nel Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Italiana Professionisti del Tango Argentino. I suoi metodi sono stati infine scelti per diffondere il benessere psico-corporeo nell’ambito di importanti eventi scientifici dove hanno riscosso notevoli consensi. Ne abbiamo parlato insieme in questa intervista.

 

 

Intervista esclusiva del Giornale della Danza alla Dottoressa Alexia Di Filippo

Lei è una Psicoterapeuta ad indirizzo bioenergetico e ha di recente elaborato due metodi innovativi, nati dalla ricerca sul lavoro psico-corporeo, che coniugano alcuni aspetti della bioenergetica con elementi della danza e non solo. Ce li può illustrare?

Bioenergetidanza e Bioenergetitango sono due metodi frutto di tanti anni di ricerca nel mio lavoro di Psicoterapeuta self-analitico bioenergetico con performer dello spettacolo, danzatori principalmente, ma anche attori, cantanti e persone comuni.

Alla base dei modelli, che sono stati pubblicati su rivista scientifica, vi è l’approccio del Dr. Alexander Lowen, celebre medico e psicoterapeuta statunitense, padre della Bioenergetica, nella forma della classe di esercizi. L’innovazione che ho introdotto è quella di aver elaborato un preciso e potente allenamento bioenergetico combinato col movimento espressivo del corpo, le danze abreative e tecniche psicologiche quali il role playing, il rilassamento profondo, ecc., in un crescendo emotivo accompagnato, potenziato e catalizzato dalla musica, per la cui scelta ho condotto una lunga sperimentazione

Alexia Di Filippo, lei è anche una ballerina non professionista di tango e ha partecipato a vari spettacoli di tango-teatro. Quanto questo ballo ha influenzato il suo approccio terapeutico ed i suoi metodi?

La pratica del tango mi ha dato modo di misurarmi con la sfida della profonda connessione psicocorporea con l’altro, imprescindibile per una danza che proprio per questa sua peculiarità viene definita “il ballo dell’abbraccio”. Le difficoltà che i ballerini incontrano sono principalmente imputabili al fatto che il tango necessita di un forte radicamento al suolo e con le proprie emozioni per sintonizzarsi con quelle dell’altro. Mentre il “progredito mondo occidentale” e digitale in cui viviamo ha favorito una crescente scissione dal corpo e dalle sue sensazioni, fattore che ostacola la persona sotto tanti punti di vista e particolarmente chi balla, come è intuibile.

Queste criticità non risparmiano neanche i ballerini professionisti che come tutti mantengono, al di sotto di un corpo modellato dalla danza, la corazza corporea che tutti noi strutturiamo dalla nascita in risposta a stimoli ambientali sgradevoli e ad emozioni vissute come minacciose.

In cosa consiste la sua metodologia? 

Dunque la mia azione terapeutica si è potenziata attraverso l’analisi e l’intervento sulle difficoltà che una coppia può incontrare nel danzare che sono rappresentative di quelle di due individui che stanno “camminando insieme” (o almeno dovrebbero farlo) all’interno di una relazione amorosa.

Al contempo i metodi, arricchiti di questo approfondimento e di tutta l’esperienza maturata, offrono la possibilità ai perfomer della danza e alle persone comuni di ristabilire in modo efficace, agile e divertente, il radicamento in se stessi e con la propria realtà, in relazione agli altri. L’attività consente l’allentamento delle tensioni muscolari con la conseguente liberazione delle emozioni cristallizzate nella corazza corporea, favorendo una migliore capacità espressiva e una significativa fluidità di movimento. I metodi non sono tecniche terapeutiche anche se hanno effetti terapeutici, come la ricerca su di essi e le numerose testimonianze di chi li ha provati dimostrano.

Dottoressa Alexia Di Filippo a chi consiglia in particolar modo la partecipazione alle sue classi di esercizi?

A tutti, perché i ballerini avanzati e i perfomer potranno apprezzare appieno i benefici di esercizi che sono stati pensati, praticati, scelti e testati per loro, i danzatori principianti acquisiranno una connessione col proprio sè psicocorporeo che li farà progredire più rapidamente nel ballo con minori intoppi e maggiore soddisfazione ed infine, come più volte è accaduto, coloro che non hanno mai ballato possono maturare la curiosità e la sicurezza per iscriversi ad un corso di danza. Con soddisfazione posso affermare che prima della pandemia si sono tenuti due corsi stabili di Bioenergetidanza e Bioenergetitango frequentati felicemente da ballerini di diversa provenienza (classica, moderna, tango) e da persone che non avevano mai ballato: la sinergia tra loro è stata eccezionale da un punto di vista umano e della danza: ciascuno ha colto i benefici di cui necessitava e più di un allievo si è appassionato al ballo.

Alla luce della recente pandemia, che benefici possono apportare l’analisi bioenergetica ed in particolare i suoi metodi?

I benefici di un approccio psicoterapeutico come la self-analisi bioenergetica sono molteplici e, mi lasci dire, alla luce dell’attuale situazione emergenziale diverranno cruciali. Dal primo confinamento si è assistito ad una impennata dei disturbi dell’umore, ossessivo compulsivi, della nutrizione e dell’alimentazione, psicosomatici, che rispondono particolarmente bene ad un lavoro specialistico sul corpo associato a quello analitico e, nel mio caso, anche clinico strategico, sulla mente. Molti disturbi hanno alla loro base una dispercezione del corpo rinforzata, se non provocata, dall’attuale società dell’immagine che propone modelli di bellezza irraggiungibili, artificiali e soprattutto insani. Dunque una larga parte del disagio psicologico ha come fattore scatenante, di persistenza e di aggravamento del problema il non “essere con il proprio corpo” come diceva il Dr. Lowen, ovvero l’essersi allontanati dal proprio vero sé psicocorporeo, dalle proprie sensazioni e dai bisogni più autentici dell’essere umano.

Potrebbe entrare nel dettaglio?

I miei metodi consentivano già prima della pandemia di sperimentare un profondo benessere, quel respiro oceanico che si prova a seguito dell’espansione del corpo e della liberazione delle emozioni che in esso ristagnano. Ritengo che Bioenergetidanza e Bioenergetitango avranno un ruolo importante nel riconciliare le persone con il loro vissuto, consentendogli di affrontare le emozioni negative che hanno lungamente provato e riabilitandole con naturalezza al contatto con l’altro. E’ quanto accaduto nella classe di Bioenergetidanza intitolata per l’appunto Volver (tornare), che si è svolta al termine del confinamento prima delle nuove restrizioni. Una cascata di emozioni e un rifornimento di vitalità, gioia e benessere che i partecipanti non vedono l’ora di poter provare di nuovo.

Quanto lo studio e la pratica della danza ha influenzato la vita di Alexia Di Filippo?

Molto, la danza per me è stata ed è disciplina, gioia del movimento, espressione artistica, canale comunicativo, responsabilità, ma anche leggerezza e condivisione. E’ per il valore che le riconosco che i miei metodi sono scaturiti dall’esperienza di lavoro con i ballerini ed hanno questa cifra godibile ed artistica. Una concezione gioiosa del ballo permea le mie classi, che coniugano il rigore tecnico specialistico con la vivacità e varietà della conduzione. Questa cifra le rende particolarmente efficaci ma anche coinvolgenti, appassionanti ed assolutamente imprevedibili, perché sempre diverse e uniche, come lo sono i loro partecipanti.

Il Maestro di Danza è una figura cardine per il ballerino. Che caratteristiche psicologiche, a suo parere, dovrebbe possedere e come dovrebbe essere la relazione con l’allievo?

Un detto zen recita: “un vero Maestro ti mostra la tua grandezza, non la sua”; questa secondo me è l’essenza della mission che ogni insegnante dovrebbe abbracciare.

Un maestro di danza sufficientemente buono possiede un’attitudine all’insegnamento, cosa non scontata ad esempio per un performer, ma soprattutto dovrebbe essere una persona equilibrata, equa, empatica che si prenda la responsabilità, nel caso insegni ad un gruppo classe, di gestire correttamente le dinamiche che possono crearsi al suo interno, al fine di creare e mantenere un clima favorevole all’apprendimento.

Nello specifico quindi?

Nel rapporto con l’allievo è importante che il maestro mantenga la giusta distanza, necessaria a poterlo correggere ma anche ad accostarsi a lui con umiltà, scusandosi qualora abbia sbagliato in qualcosa. In caso di mancanza dell’allievo o di fronte al malinteso è fondamentale che un maestro mostri comportamenti decorosi e rispettosi di chi ha di fronte esercitando la più equanime benevolenza nel comunicare, perché è noto che, se per trasmettere qualcosa a qualcuno hai bisogno di umiliarlo, non sai insegnare.

Potrebbe fornirci dei consigli per chi vuole approcciarsi alla danza anche in età adulta?

Molti adulti provano per la danza un mix irresistibile di attrazione e repulsione. Ciò avviene perché la nostra cultura ci fa vivere nella testa ed attribuisce molto valore al corpo, ma solo in quanto accessorio che deve essere esibito e non sentito.

Dunque le persone hanno difficoltà a muoversi connettendosi con la sensazione, con la musica e l’emozione che la danza suscita. Inoltre la società dell’immagine in cui viviamo, così competitiva e performante, trasmette l’idea che occorra possedere certi standard di peso, altezza, gradevolezza estetica ed attitudine per poter ballare e ciò allontana tante persone da quel volo dell’anima che la danza incarna e che accompagna l’uomo dalla notte dei tempi.

Dottoressa Alexia Di Filippo per lei la danza può essere per tutti?

Io sono fortemente convinta che la danza debba essere per tutti e con questa determinazione ho creato i miei metodi che per diversi partecipanti hanno costituito una riconciliazione con il movimento espressivo del corpo, con loro stessi e con gli altri, fattore che li ha poi condotti verso la pratica del ballo.

Consiglierei quindi a tutti gli adulti di avvicinarsi a corsi di danza o ballo i cui insegnanti abbiano questa visione sana, naturale, serena ed inclusiva della danza e di non preoccuparsi se si sentono goffi, inadeguati, persino troppo avanti con l’età: la danza è soprattutto per loro perché li condurrà oltre se stessi, come dice Henri-Frédéric Amiel: “Tutto ciò che ci trasporta fuori di noi ha qualcosa di sublime”.

 

Per maggiori informazioni si veda www.facebook.com/alexiadifilippo e www.instagram.com/dr.ssa_alexiadifilippo/

 

Elena Parmegiani

www.giornaledelladanza.com 

 

 

 

 

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