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“Amo mettere un po’ di mio e poter dire di aver avuto il piacere di far qualcosa per quel talento”. Vincenzo Macario si racconta

 

Vincenzo Macario 

Vincenzo Macario, ballerino ed organizzatore di eventi in tutta la penisola ed oltre, dalla sua bella Sicilia fino a Malta, nella sua professione riesce a darsi al cento per cento con impegno e passione. Al giornaledelladanza.com racconta cosa vuol dire star dietro ad eventi di cosi grande rilevanza nel mondo dell’arte coreutica.

 

Come è nata la sua passione per la danza?

La mia passione per la danza è nata tramite amici che frequentavano il balletto: mi hanno invitato ad alcuni spettacoli in cui ho visto ballerini fare cose strepitose e mi sono innamorato subito. Nei primi anni della mia formazione ho avuto diversi insegnanti, tra i quali un maestro russo, da qui questa disciplina così severa mi ha affascinato. In seguito sono entrato nella Ballet Academy di Zurigo dove ho concluso il mio percorso di studi.

 

Oltre ad essere un ballerino, lei è anche Direttore Artistico e organizzatore di eventi a rilevanza nazionale ed internazionale nel mondo della danza. Cosa l’ha spinta ad intraprendere questa carriera?

Circa vent’anni fa era molto difficoltoso per un ballerino trovare delle strade, o anche solo avere delle conoscenze, per fare audizioni in Italia o all’estero. Per cui ho deciso di intraprendere questo lavoro: organizzare eventi anche per poter promuovere il talento dei miei conterranei e dei ballerini in genere, da qualsiasi parte arrivi. Amo mettere un po’ di mio e poter dire di aver avuto il piacere di far qualcosa per quel talento.

 

Il 22 ed il 23 febbraio si è tenuta la terza edizione di Non Solo Danza, concorso da lei organizzato a cui hanno partecipato grandi artisti e critici, tra i quali Sara Zuccari e Alessandro Di Giacomo in qualità di giurati. Cosa vuol dire organizzare un evento di così grande impatto ed importanza, soprattutto per quanto riguarda la formazione dei giovani ballerini?

L’organizzazione verte nel cercare una giuria che non sia composta soltanto da personalità di richiamo, ma che possa offrire opportunità di lavoro ai ballerini e giudicare in modo critico il loro lavoro. Il concorso non è una competizione per arrivare primi, ma un momento di incontro e confronto fra partecipanti e professionisti. Gli artisti del settore vengono da me invitati col fine di sostenermi nell’aiutare i danzatori. A questo scopo l’organizzazione comprende una kermesse di stage ad un prezzo accessibile a tutti e la promozione dell’evento con l’erogazione di 100 borse di studio totalmente gratuite, incluso alloggio, stage e iscrizione: il nostro intento è quello di dare la possibilità a tutti i ballerini ed alle loro famiglie di avvicinarsi al concorso e poter partecipare, a prescindere dalla disponibilità economica. Il numero dei partecipanti raggiunto nelle ultime edizioni ci permette di poterlo fare.

 

È una novità in Italia, per un giovane talento, avere questa opportunità in modo totalmente gratuito.

Noi chiediamo ai professionisti, con cui spesso si instaura anche un buon rapporto d’amicizia, di portare all’interno del concorso la loro esperienza ed il loro talento per aiutare i ballerini, non solo perché hanno una grande carriera alle spalle ma proprio per darci una mano nel promuovere le giovani promesse ad ogni livello, considerata soprattutto le difficoltà in cui oggi si muove la danza. Ci sono tante persone che organizzano eventi, chi meglio chi peggio, ognuno fa il suo. Del resto anche io nell’organizzazione riservo una parte all’ambito commerciale, proprio per permettere di sponsorizzare il talento. Siamo tre soci: io, Marianna Tripi e il talento. Dividiamo gli utili in tre.

Lei è anche partner del progetto DansEncore Italia, affiliato al Festival Internazionale DansEncore Canada, rivolto ai giovani talenti ed al quale partecipano artisti di fama mondiale. Come è nata l’idea di creare un evento così vasto?

Sono stato invitato in Canada da Kristian Cellini e ho visto questo grande Festival dove la danza è presente a 360°, dal dilettantismo al puro professionismo, partecipano tutti gli stili di danza. Si vede di tutto e di più: ogni genere di ballo, con grandi professionisti e con gente che ha voglia di fare la danza veramente. Ho proposto e ottenuto l’affiliazione col Canada, idea per cui mi sono speso al cento per cento, pieno di entusiasmo prima e con tanta paura poi perché si tratta di un evento abbastanza grosso. Ho voluto aprire le porte dell’Italia all’estero senza aver aiuti di nessun genere, sia perché qui non esistono per nulla sia perché, non essendo il mio mestiere, ho difficoltà nel trovarli. Nonostante questo, pian piano si sta avvicinando molta gente e spero che, oltre a me, altre persone possano aiutarmi a rendere questo evento in Italia ancora più grande. Non ho la presunzione di considerarlo mio, oltre agli altri organizzatori è anche di tutti gli italiani ed insieme possiamo fare qualcosa di bello.

 

Quali saranno le tappe del Festival in Italia?

Il 9 marzo abbiamo concluso la tappa a Salerno, prima di questa siamo stati in Sicilia e Calabria, l’ultima sarà nel Lazio. Avevamo pensato di fare più tappe ma i tempi sono molto stretti per quest’anno. La finale si terrà a Roma il 6 aprile al Teatro Tendastrisce, in cui parteciperanno i finalisti scelti dalla giuria nell’itinerario del festival. I vincitori delle varie categorie verranno sponsorizzati da DansEncore per rappresentare l’Italia al Festival di Trois-Rivières, selezionati non solo per le qualità tecniche ma anche per la presenza scenica e la capacità di coinvolgere e colpire il pubblico canadese. Questo anche perché Kristian Cellini (giurato del festival n.d.r.) ha portato alta la bandiera italiana al Festival per tre anni, entusiasmando il pubblico con le sue coreografie spettacolari, di grande impatto, conquistandosi le prime pagine dei giornali.

 

Altri progetti futuri?

Il prossimo anno collaborerò con il mio caro amico Felix Busuttil, direttore della Yada Dance Company, per il Mediterranean International Competition a Malta. Organizzeremo un grande festival per circa 1500 ballerini in collaborazione con tre teatri maltesi, 60.000 euro di premi in denaro escluse le borse di studio, tanti ospiti e grande presenza di giornalisti che possano apprezzare il lavoro che facciamo all’estero. Ci prepariamo a ricevere nuovamente la Regina Elisabetta a Malta, presente già ad un evento nell’isola, a cui ho collaborato, tenuto per il Commonwealth.

 

Tra tutti gli eventi che ha organizzato, ce n’è qualcuno a cui è particolarmente legato?

La rassegna Giovani e piccole promesse, dedicata ai ragazzi fino ai 14 anni. Mi riempie di gioia vedere i professionisti stupiti dall’alto livello raggiunto dai ragazzi. È forse l’evento a cui dedico meno pensieri e che riesce sempre bene. Anche gli altri hanno sempre una buona riuscita, non ho mai visto poca partecipazione o pochi talenti. Sono tutti risultati diversi, ma la formula è sempre quella di mettere in primo piano il ballerino e le esigenze che porta: la famiglia, l’accoglienza, l’aspetto economico e soprattutto, per noi, è fondamentale rispettare la parola data, a costo di rimetterci le tasche. È imprescindibile. 

Ho in mente un altro progetto, nato in seguito alla conoscenza con la direttrice Sara Zuccari: Siracusa diventerà Capitale della Cultura nel 2019, spero per quella data di creare un Premio per la Cultura in Europa e farlo in maniera sostanziosa. È solo un’idea per ora, ma speriamo di realizzarla al più presto.

 Ha un sogno nel cassetto?

Si, ho un sogno nel cassetto. Ogni tanto guardo il programma americano So you think you can dance? in cui il direttore, quando vede i talenti, alza il braccio con un biglietto e invita i ballerini a Las Vegas. Io vorrei essere come lui: alzare il braccio con qualcosa di importante e dire “Hai vinto, questo è tuo!”, lì al momento. Questo mi piacerebbe tanto.

 Laura De Martino

www.giornaledelladanza.com

 

 

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