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Asimmetria, preferenze laterali e versatilità artistica del danzatore

Nell’attuale attenzione al benessere del danzatore, si presta sempre maggior considerazione al fornire un allenamento sicuro ed efficace che aiuti a formare un ballerino fisicamente e psicologicamente equilibrato.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario valutare il grado di asimmetria strutturale e funzionale dell’allievo, le sue ‘preferenze laterali’ nell’eseguire determinati passi o routine e la possibilità di intervenire su tali preferenze.

Alcuni dei principali requisiti tecnici di un danzatore sono: stabilità statica e dinamica, il più delle volte su una sola gamba; una buona gamma di movimento nelle articolazioni per creare una linea estetica; forza delle gambe per i salti; capacità di eseguire pirouette e giri in modo efficiente.

In un mondo ideale, i ballerini sarebbero totalmente equilibrati nella loro conformazione fisica e nella formazione tecnica. Sarebbero in grado di eseguire qualsiasi passo allo stesso modo su entrambe le gambe e su entrambi i lati, e quindi fornire al coreografo uno strumento simmetricamente bilanciato.

In realtà, è più probabile che un ballerino possieda una struttura corporea asimmetrica, una preferenza per eseguire specifiche abilità su una gamba o un lato, e una tecnica funzionalmente asimmetrica.

Come esseri umani, tutti noi abbiamo una preferenza per la mano e il piede che usiamo maggiormente nelle abilità motorie fondamentali. Si tratta di una precondizione innata per un lato o l’altro, rafforzata dalla pratica.

Fin da bambini viviamo in un mondo dove il gioco, lo sport e le attività quotidiane tendono a essere orientati spazialmente verso una preferenza culturale a destra.

Pertanto, molte abilità motorie sono praticate più da un lato che dall’altro, promuovendo una maggiore competenza su un lato e di conseguenza un’asimmetria funzionale.

I ballerini seguono la norma della popolazione e si presentano in sala danza con tale precondizione. Contrariamente a ciò che avviene nel mondo dello sport o in altre attività artistiche, tuttavia, al danzatore viene richiesto di esercitare e sviluppare anche l’altro lato, quello meno forte.

Le esigenze della danza, infatti, sono anche estetiche, quindi uno strumento equilibrato è una necessità.

Di conseguenza il danzatore deve negoziare un compromesso tra equilibrio, forza e flessibilità, a seconda della struttura del corpo, dell’allenamento passato e della sua storia di infortuni.

Le preferenze laterali, infatti, possono influenzare l’apprendimento di nuove abilità, e condizionare l’azione e la stimolazione di muscoli e articolazioni che rischiano un potenziale squilibrio o sovraccarico.

L’esecuzione della maggior parte delle abilità non dipende semplicemente da parametri fisici, bensì dal controllo neuromuscolare. L’altezza di una gamba a la seconde, per esempio, o l’equilibrio in relevé, dipende da qualcosa di più della forza muscolare o dell’ampiezza del movimento. Il grado di controllo motorio è influenzato da quanto spesso ci si esercita su un lato o l’altro.

Spesso anche gli insegnanti di danza sono influenzati dalla ‘precondizione’. Tendono a favorire il lato destro quando mostrano i passi o le coreografie. Quando iniziano le diagonali partono spesso e volentieri dalla destra e si aspettano che le abilità vengano trasferite all’altro lato con poche istruzioni o la semplice marcatura.

Gli insegnanti quindi giocano un ruolo chiave nell’identificare le asimmetrie, nel gestirle e nel risolverle. Possono attuare un programma di allenamento che bilanci tali asimmetrie, sfidando i suoi allievi e se stessi a utilizzare il lato meno forte, senza tuttavia rinnegare il precedente trascorso formativo e la naturale propensione cinestesica. Così facendo, sarà possibile puntare a modellare ballerini funzionalmente equilibrati, sani e coreograficamente versatili.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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