Prenderà il via il 13 luglio 2023, con spettacoli fino al 29 luglio 2023 il XVII Festival Internazionale di Danza Contemporanea, Altered States, organizzato dalla Biennale di Venezia 2023, Direttore Wayne McGregor. Tre gli eventi in programma per la serata di apertura: l’inaugurazione europea della mostra che esplora in profondità la monumentale carriera di SIMONE FORTI, artista visionaria, in collaborazione tra la Biennale Danza e il Museo d’Arte Contemporanea di Los Angeles (MOCA); la prima assoluta di Bogota, di ANDREA PEÑA, vincitrice del bando internazionale Biennale Danza 2022-23 per una nuova coreografia; Navy Blue di OONA DOHERTY.
SIMONE FORTI è forse più nota come coreografa, ruolo che la mostra metterà in evidenza attraverso le performance delle sue rivoluzionarie Dance Constructions, con un cast di artisti e creativi di Biennale College. Al tempo stesso, Forti può essere considerata in modo più ampio come un’artista che lavora con il movimento. Guardando oltre Dance Constructions, la mostra ripercorrerà i sei decenni di lavoro incisivo dell’artista, illustrando l’ampiezza e la profondità della sua pratica attraverso opere su carta, video, ologrammi, ephemera e documentazioni sulle performance. Presentando progetti realizzati dagli anni Sessanta a oggi, la mostra rende omaggio a un’artista di spicco, che ha ridefinito per sempre il dialogo tra arte visiva e danza contemporanea.
Dalla terra del realismo magico arriva ANDREA PEÑA con uno spettacolo che fin dal titolo, Bogota, con cui ha vinto il bando internazionale della Biennale Danza per una nuova coreografia, evoca le sue origini latino-americane, quella capacità unica di assimilare il simbolico al reale, il mondo dei morti a quello dei vivi, il sacro al profano, in un sincretismo espressivo che tiene insieme gli opposti. Classe 1990, la coreografa e designer colombiana oggi residente a Montréal, con Bogota esplora morte e resurrezione attraverso la storia – che è storia di una colonizzazione, l’innestarsi della cultura barocca europea sull’immaginario autoctono; attraverso il paesaggio – che dopo i molti sconvolgimenti si modella nell’ambiente post-industriale; e attraverso il corpo in tutte le sue dimensioni, documento vivente in cui si inscrivono conflitti e trasformazioni del nostro tempo.
Un’esplorazione che affonda nelle sue radici per scomporle e ricomporle assieme agli artisti della sua giovane compagnia multidisciplinare, la AP&A (Andrea Peña & Artists), fondata nel 2014. Spiega la coreografa, già danzatrice per Ballet BC e Ballet Jazz De Montréal: Morte e resurrezione sono esplorate attraverso la mia eredità colombiana, colorata dalle sfumature storiche di questo paese colonizzato, come fonte di resilienza che viene decostruita da una lente queer, post-industriale e post-umana. Coprodotto dalla Biennale di Venezia con Danse Danse, l’Agora de la danse e il Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo, Bogota è il secondo lavoro su larga scala creato da Andrea Peña con e per la sua compagnia, coinvolgendo i danzatori François Richard, Jean-Benoit Lebrecque, Frederique Rodier, Erin O’Loughlin, Charlie Prince, Nicolas Bellefleur, Jontae McCrory, Chi Long, Jo Laïny Trozzo-Mounet; lo scenografo Jonathan Saucier; la ricercatrice Helen Simard; la costumista Polina Boltova. Per la parte visiva Andrea Peña collabora con i registi Bobby Leon e Kevin Calero e con la fotografa Lian Benoit. Completa il cast Debbie Doe, che realizza le musiche ricorrendo a sonorità elettroniche. Una proposta radicale e innovativa, “Bogota” – nelle parole di Wayne McGregor – convince per il suo approccio coraggioso e crudo nell’esplorare un nuovo tipo di movimento sviluppando forme ibride. Premiata due anni fa con il Leone d’argento della Biennale Danza dedicato alle nuove promesse.
OONA DOHERTY è oggi una personalità forte del panorama coreografico, dal segno eterodosso nei modi e nei temi. Dopo Hard to be Soft – A Belfast Prayer, che l’aveva imposta portando in scena vizi e virtù delle classi subalterne di Belfast, Oona Doherty torna a Venezia con la sua danza urgente, spinta da motivi sociali e politici, per interrogarsi e interrogarci sul senso dell’atto artistico, sul valore e lo scopo della danza, fino al nostro essere nel mondo.
Navy Blue, secondo spettacolo per ampio ensemble e nuovo titolo della coreografa nord irlandese, inaugura il XVII Festival Internazionale di Danza Contemporanea raccogliendo attorno a sé l’interesse di numerosi teatri, fondazioni, festival europei, che lo hanno coprodotto insieme alla Biennale – Kampnagel International Summer Festival, Sadler’s Wells, Théâtre National de Chaillot, Maison de la Danse di LIone, Belfast International Arts Festival, The Shed and Big Pulse Dance Alliance che raccoglie Dance Umbrella, Dublin Dance Festival, Torinodanza Festival, Julidans.
Articolato in due parti, Navy Blue giustappone la lussureggiante musica di Rachmaninov alle pulsazioni adrenaliniche di Jamie xx, le gerarchie della danza alla libertà creativa, i singoli individui all’immensità dell’universo. Nel primo tempo dodici danzatori in tuta blu si muovono alla ricerca dell’unisono fra reminiscenze classiche rilette con sensibilità contemporanea sulle note del Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, tra fascinazione per l’armonia e desiderio di romperne ordine e regole. La tensione sale e segna una cesura con il secondo tempo, quando i corpi si liberano, i pugni si alzano minacciosi, i gesti alludono a lotta e resistenza mentre una voce fuori campo scandisce sulla colonna sonora di Jamie xx un testo scritto a quattro mani dalla stessa Doherty con l’autore, attore e regista Bush Moukarzel, ispirandosi al Pale Blue Dot dell’astronomo Carl Sagan.
Il desiderio di rottura e di denuncia slitta dal mondo della danza al mondo in generale, alla storia, alla politica, alla società con i suoi conflitti e le sue contraddizioni, a quel pallido puntino azzurro che è la terra vista dai confini del sistema solare, all’insignificanza della vita di fronte alla distesa di uno spazio infinito. Scrive in esergo al programma dello spettacolo Oona Doherty: Ci inarchiamo nel nero galattico dello spazio profondo. Disseminato di stelle cadenti, con corpi che squarciano il cielo notturno di un profondo blu acrilico. Questo è un inchino alla danza, questa è una domanda su cosa fare dopo. E conclude lo spettacolo dicendo: Uscirò da questo teatro, e voi uscirete da questo teatro, e faremo cose insignifcanti ma quelle cose, grazie a Dio, conteranno.
ORARI & INFO
“SIMONE FORTI/MOCA”
Dal 13 al 29 luglio 2023
Sestiere Castello
Campo della Tana 2169/F
(Inaugurazione 13 luglio 2023, ore 18.00)
Arsenale – Sale d’Armi A
“BOGOTA”
13 luglio 2023 , ore 19.30
Arsenale – Tese dei Soppalchi
Campo de la Tana, 2169, 30122 Venezia VE
“NAVY BLUE”
13 luglio 2023 , ore 22.00
Arsenale – Teatro alle Tese
Calle Larga Rosa, 77, 30122 Venezia VE
Lorena Coppola
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Photo Credits:
Photo Credits: Sinje Hasheider – Luca Truffarelli