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Interviste

Le voci dei protagonisti di Roma in Danza per il Giornale della Danza

Attraversando i corridoi dell’Auditorium Massimo o anche solo facendo capolino sulla porta delle varie stanze adibite per l’occasione a vere e proprio sale di danza attrezzatissime, si respira un’aria di festa, di entusiasmo, di voglia di imparare e di non risparmiarsi, di prendere tutto quello che di meglio offre il programma del giorno. Questo è lo spirito che ha animato i tre giorni di Roma in Danza, la prima fiera di danza di Roma; chi c’era ha potuto avvertirlo nei corridoi affollati dal continuo via vai da una sala all’altra, nei commenti dei giovani danzatori sulla lezione appena finita, che più li fa sudare, più sono contenti, nei momenti di relax passati a cercare di avvicinare il proprio beniamino per chiedergli una foto insieme a ricordo di una giornata così speciale. E il successo dell’evento non sarebbe stato quello che è stato, se l’entusiasmo del pubblico accorso non avesse trovato risposta nella professionalità e nella disponibilità del gruppo di artisti chiamati a venire incontro a questa richiesta di crescita. Tanti, tantissimi, i nomi importanti della danza italiana, e non solo, presenti alla manifestazione: da Laura Comi, a Franco Miseria, passando per Raffaele Paganini, Elisabetta Terabust, Joseph Fontano, Steve La Chance, ...

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Vincenzo Capezzuto: senza lʼarte si viene travolti dallʼignoranza e dallʼoscurantismo!

Napoli e il San Carlo: hai iniziato come allievo e vi hai proseguito come solista: che ricordi hai dei tuoi primi inizi, dei tuoi primi balletti? Un ricordo molto intenso degli anni trascorsi nella scuola di ballo del Teatro San Carlo, fu quando conobbi Rudolf Nureyev. Me lo presentò la sig.ra Vittoria Ottolenghi, in occasione dello Schiaccianoci che andava proprio in scena in quel periodo. Fu una grandissima emozione e ricordo che non riuscivo a staccare i miei occhi dal suo sguardo, così carismatico e ipnotico. Quando entrai in compagnia, incominciai subito con i ruoli da solista e primo ballerino, ricordo con divertimento e gioia “Lʼuccello azzurro” della Bella Addormentata, Napoli di Bournonville, Ma Pavlova di Roland Petit e Giselle e tanti altri. Sono stati dei lavori importantissimi per la mia formazione di danzatore soprattutto perché ero seguito dalla direttrice di quel momento : Elisabetta Terabust. Una stagione all’English National Ballet e alla Scala, poi “Persephone” al San Carlo, accanto a “mostri sacri” come Isabella Rossellini e Gerard Depardieu: che tipo di esperienza è stata unire le tue doti di danzatore classico a quelle di due attori così talentuosi? Lʼesperienza è stata davvero molto creativa e stimolante. Riuscimmo ad instaurare ...

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Alberto Montesso: la vita mi ha regalato delle esperienze meravigliose e… non mi resta che scoprire la prossima!

Civitavecchia e Tulsa sono due città molto lontane tra loro, ma entrambe significano molto per te: la tua storia di danzatore nasce proprio in questa cittadina alle porte di Roma, presso il “Ballet Center” di Maria Luisa Rubulotta, prosegue all’Accademia di Danza di Roma e poi, letteralmente, spicchi il volo! Ci racconti la tua storia e soprattutto i momenti più importanti che ti hanno lasciato un segno indelebile? I miei genitori erano campioni di ballo da sala e desideravano che io seguissi le loro orme: mi ricordo ancora il primo giorno che entrammo al Ballet Center, Maria Luisa mi fece assistere ad una lezione e chiese a un ragazzo e ad una ragazza di farmi vedere la presa sulla spalla finita in pesce… da quel momento e’ scoppiata la mia passione, avevo sei anni! Dopo otto anni di severo studio, Maria Luisa mi ha consigliato di sostenere l’esame di ammissione all’ Accademia Nazionale di Danza: quando me l’ha detto , la vedevo una meta quasi irraggiungibile! Pensa che, tra l’altro, in quel periodo sognavo anche di diventare marinaio dell’Amerigo Vespucci….che differenza vero?! Effettivamente ero molto disorientato e non sapevo proprio cosa scegliere, quindi con i miei genitori abbiamo pensato di ...

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Dal mondo della danza le speranze ed i desideri per il 2011

A cura di Alessandro Di Giacomo Ci accingiamo ad intraprendere questo nuovo anno con la speranza di poter raccontare, quanto più possibile, di questa meravigliosa arte che è la Danza. E’ con questo spirito che il giornaledelladanza.com vuole dare il Benvenuto, in questo 2011, ai propri lettori, raccontando sogni, progetti e desideri per il futuro, dei grandi artisti del panorama internazionale della danza. I sogni nel cassetto di … Roberto Bolle “Spero di poter continuare a mantenere una crescita professionale. Bisogna costruire anche dopo anni l’introspezione di un personaggio e rimettersi in gioco ogni volta. La ricetta? Sacrificio e dedizione”. Gabriella Borni “Mi piacerebbe lavorare di più in Italia. Vorrei che qui tante cose cambiassero, che si potessero avere anche degli scambi culturali nei quali poter condividere opinioni e altro, crescendo sempre di più. Non basta Facebook, bisogna parlarsi a voce incontrarsi e soprattutto fare tanto”. Matilde Brandi “Sogno di poter rifare un grande varietà come si faceva in passato, ad esempio i grandi sabato sera di Rai Uno. Spesso in televisione guardo con piacere gli spezzoni dei vecchi varietà ed ogni volta spero di poter rivedere dei grandi show come sono stati quelli, con al seguito un grandissimo stuolo ...

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Paola Catalani: “I giovani danzatori? Devono trascorrere un periodo di formazione all’estero…e poi rientrare in Italia. Il nostro paese ha bisogno di loro!”

Un carattere molto forte e una passione infinita: sono questi i talenti che hanno distinto la carriera di Paola Catalani, danzatrice e direttrice artistica. Una verve incontenibile, che non lascia spazio a incomprensioni: lei ha sempre fatto quello che amava fare, senza mai risparmiarsi e soprattutto senza mai sentire il peso della fatica e del dovere. Ha sempre danzato perché amava studiare, migliorarsi e stancarsi, proprio perché è sempre stata questa la vita da sempre inseguita. La si ascolta e si rischia di rimanervi incantati, tanto forte è la sua personalità. Cosa le ammiro in assoluto? La forza di ammettere che, a volte, avrebbe agito diversamente ma che, nonostante tutto, è fiera e felicissima di essersi sempre fidata del suo essere un po’ “ribelle”. Più che ribelle, io la definirei “se stessa”. La Sua storia di danzatrice inizia a Roma, mai in breve tempo diventa protagonista di un volo pindarico, che La vede studiare e poi danzare a Montecarlo. Un salto molto forte per una ragazza altrettanto giovane… Assolutamente, ma è stata una delle esperienze più belle e importanti della mia vita. A dir la verità, quel passaggio è stato fondamentale, proprio perché mi ha dato l’opportunità di partire, studiare ...

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“Lo Schiaccianoci” del Balletto di Roma all’Auditorium Conciliazione

Dal 3 al 6 gennaio all’Auditorium Conciliazione di Roma il Balletto di Roma presenterà Lo Schiaccianoci, con la partecipazione straordinaria di André De La Roche. Lo spettacolo, di ammaliante confezione visiva, con fantasiosi costumi moderni, sfavillio di luci colorate e scenografie di segno barocco, è in scena a Roma per il quinto anno consecutivo. Applaudito da oltre cinquantamila persone si presenta in questo straordinario spazio con un nuovo allestimento. Sulla scena una versione moderna del celebre balletto di Čajkovskij dedicata alla dimensione magica dell’infanzia, al difficoltoso abbandono del mondo dei giochi e delle sicurezze: la nuova elaborazione drammaturgica del libretto firmata da Riccardo Reim è una fiaba emblematica del ventunesimo secolo abilmente coreografata da Mario Piazza e danzata dal Balletto di Roma, compagnia nata nel 1960 grazie al sodalizio artistico di due icone della danza italiana: Franca Bartolomei e Walter Zappolini, che tutt’oggi ne è direttore artistico Interpreti: Azzurra Schena/Claudia Vecchi (Clara); Bledi Bejleri/Marco Bellone (Fritz/Principe); Paolo Santilli (Drosselmeyer). Scene e costumi  Giuseppina Maurizi, light designer Emanuele De Maria. ORARI & INFO Lunedì 3 gennaio, ore 21.00 Martedì 4 gennaio, ore 21.00 Mercoledì 5 gennaio, ore 21.00 Giovedì 6 gennaio, ore 17.00 Balletto di Roma Ente Nazionale del Balletto Auditorium ...

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Giovanni Di Palma: “si avrà sempre bisogno di arte come unico modo di espressione e di comunicazione di persone con una sensibilità diversa”

La forte determinazione di voler ballare ad altissimi livelli ti ha portato a compiere delle scelte sofferte sin da piccolo: hai lasciato il tuo paesino in Campania, i tuoi genitori, la tua quotidianità per inseguire i tuoi sogni. Guardandoti indietro, cosa vedi? E soprattutto: avresti magari agito diversamente? Non avrei potuto fare che questa scelta. Vent’anni fa non c’erano tutte le opzioni che, invece, ci sono oggi: non c’era Internet, non avevamo una vasta scelta di programmi televisivi e nemmeno un carnet di studi liceali e universitari. Nel mio piccolo paese le alternative di studio erano poche: indirizzo scientifico, classico o tecnico…e nessuno di questi faceva per me. Le possibilità di svago, inoltre, erano pressoché inesistenti. La frequentazione di una scuola di musica e di danza mi faceva sentire diverso: avevo delle passioni fuori dal comune che probabilmente preoccupavano e al contempo affascinavano la mia famiglia. Ogni nuovo brano musicale che ascoltavo (che scoprivo dai Juke box della spiaggia quando si andava al mare o guardando i pochi programmi musicali presentati in tv) era per me un incentivo a passare del tempo chiuso in casa ad improvvisare e a sognare. Soprattutto sognare di partire, lasciare il paese dove già da ...

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Davide Dato, Premio Anita Bucchi 2010 come miglior ballerino italiano

Hai appena ricevuto il Premio Anita Bucchi 2010 come miglior ballerino italiano. Ripercorrendo le tappe della tua carriera in ascesa, quali sono stati i momenti importanti della tua formazione e quale insegnante è stato per te decisivo e perché? Credo che la partecipazione ai concorsi, come quello di Vignale e di Istanbul (dove ho vinto la medaglia d’oro), sia stato un momento importante per la preparazione che questo comporta e  per il confronto con altri ballerini di eccellenza. Per me è stata anche fondamentale un’educazione tecnica internazionale, come quella che ho ricevuto alla Hungarian National Academy di Budapest, o la tecnica Balanchine alla School of American Ballet di New York. Ho inoltre avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino professionale insegnanti di prestigio e talento come Ludmill Cakalli, Valentin Onoschko della Vaganova di San Pietroburgo e, alla scuola di Vienna, Evelyn Teri, ex étoile di Stoccarda, che tutt’ora mi segue come couch e mentor personale. Quale esperienza stai portando avanti a Vienna? Sono arrivato a Vienna e ho dovuto imparare il tedesco immediatamente per poter finire i miei ultimi 3 anni di liceo fino alla maturità. Contemporaneamente ho dovuto assolvere il diploma della scuola di ballo, conseguito con il ...

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Laura Comi: è la passione che ci spinge a diventare grandi ballerini!

Una carriera lunghissima ed importantissima, caratterizzata dal conferimento del titolo di étoile, qualifica che da tempo non veniva data ad una danzatrice del Teatro dell’Opera. Nonostante il successo, il prestigio e soprattutto il ruolo, Laura Comi non ha mai perso la sua umiltà e la sua passione per la danza, nata da piccina, proprio tra le mura della scuola del Teatro capitolino. Étoile italiana al Teatro dell’Opera di Roma: come si sente a rivestire un ruolo così importante e soprattutto che mancava da tantissimo tempo? È una fortissima emozione, non lo nego! Un riconoscimento artistico che arriva dopo tanti successi ottenuti, premi ricevuti ma soprattutto dopo tantissimi anni di allenamento, fatica dedicati ad una disciplina bellissima come la danza classica. Per quanto riguarda i ruoli svolti e la preparazione degli stessi non ci sono grandi differenze rispetto a quando ero Prima Ballerina: la ricerca del dettaglio, la precisione non mancano mai e continuo a chiedere moltissimo da me stessa. Forse una piccola differenza si può notare nel modo di interpretare un personaggio: da quando sono étoile forse sento di più la necessità di dare tantissimo, la responsabilità è più grande anche in veste del ruolo che si ha all’interno del ...

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Tanto lavoro e tanta voglia di ballare nella vita di Ilenia Montagnoli

  È legatissima alla sua famiglia, un fidanzato ballerino con cui divide gioie e dolori del difficile mondo dell’arte della danza e tanta voglia di proseguire la propria carriera con umiltà e senso del lavoro.     Dove hai iniziato a studiare danza?  Io sono mantovana ed ho studiato in una scuola privata fino all’età di 15 anni. In seguito sono andata al Teatro Carcano di Milano, dove ho studiato per due anni con Margarita Smirnova. Durante questo periodo ho avuto modo di lavorare anche con Giuseppe Carbone che successivamente mi ha mandata al Boston Ballet con una borsa di studio. Quanto tempo della tua vita dedichi alla danza? La vita del ballerino impegna totalmente, quindi posso dire di dedicare quasi tutto il mio tempo alla danza. Non è solamente un discorso fisico, anche la mente è sempre lì, sulla danza e spesso quando non sono in sala prove guardo su Internet i video di grandi ballerine del passato e non. Chiaramente è molto importante anche avere una vita privata, io in questo mi ritengo abbastanza fortunata perché il mio compagno è anche lui un ballerino e quindi uniamo professione e vita privata.  Pensi che l’esserti dedicata alla danza fin da ...

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