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Alessandra Amato: “la danza mi completa e mi aiuta ad esprimere la mia vera anima”

La tua carriera di ballerina è iniziata alla Scuola del Teatro San Carlo di Napoli: come hai vissuto gli anni che ti hanno poi portato al diploma?

Li ho vissuti molto bene: è stato un periodo molto importante, studiando in un teatro così importante ho capito subito che la mia vita si sarebbe svolta tra punte e spettacoli, senza alcun dubbio. Ci sono stati dei momenti di difficoltà, ma li ho superati continuando a credere in quello che facevo, perché mi piaceva e mi sentivo me stessa. A dir la verità, tutto ha avuto inizio in una piccola scuola di danza vicino a casa mia, nel napoletano: la mia insegnante intravide subito delle caratteristiche molto importanti e mi propose immediatamente di fare l’audizione per il San Carlo. Se ora sono una ballerina devo dire grazie anche a lei!

Sei un giovane talento italiano che, come tale, ha deciso di restare nel suo paese e continuare imperterrita a danzare qui: in questo periodo, questa è una caratteristica più unica che rara. Come mai hai voluto restare qui e non provare una carriera all’estero?

Ad esser sincera, in alcune occasioni ho pensato all’eventuale possibilità di fare un periodo di formazione all’estero ma alla fine ho sempre optato per l’Italia, per Roma e per il Teatro dell’Opera. Diciamo che già ho fatto una piccola trasferta: da Napoli sono arrivata qui, nella capitale, che oramai mi ha adottata! Qui sto bene: continuo a studiare, danzo moltissimo, ho opportunità magnifiche e non mi manca nulla. Con questi presupposti non sento l’immediata necessità di andarmene…magari un giorno cercherò nuove esperienze ed emozioni, ma certamente non ora.

Hai appena terminato di ballare “Il Lago dei Cigni”, proprio al Teatro dell’Opera. Numerosi critici di danza e balletto ti hanno definita una danzatrice “dotata di una tecnica completa e linee lunghe ed armoniose”, oltre ovviamente a lodare le tue doti interpretative ed espressive. Tu, però, come ti sei sentita ad interpretare il doppio ruolo Odette/Odile?

È stata, indubbiamente, una bellissima emozione: ballare il Lago è un desiderio di tutte le ballerine che vogliono sempre e comunque dare il massimo. Aver ricevuto tanti e bellissimi complimenti mi lusinga e al contempo mi ripaga di tanti sacrifici e sforzi fatti per fare al meglio questo lavoro. Ho danzato Odette/Odile dopo la versione di Irina Dvorovenko, un titano della danza: ero molto agitata ma felice allo stesso tempo, anche perché il mio partner è stato Igor Yerba…cosa avrei potuto pretendere di più? Gli spettacoli sono andati benissimo, il Teatro era completo e questo mi ha resa ancor più felice: ballare davanti a tanta gente è il sogno di una vita!

Proprio a proposito del ruolo che hai interpretato in questa pièce: che ne pensi del film “Il Cigno Nero”, nelle sale in questi giorni? Credi rappresenti veramente il mondo della danza?

È stata fatta una première ad hoc per tutto il corpo di ballo del Teatro dell’Opera proprio di questo film: credo sia stato tutto molto esagerato, il mondo della danza non è così! Ovviamente, come del resto in tutti gli ambienti di lavoro, ci possono essere delle esasperazioni e delle esagerazioni ma non credo che questo film debba essere ritenuto un film dedicato soltanto alla danza. Anch’io ho ballato “Il Lago dei cigni” come la protagonista ma, studiando la parte, probabilmente più a livello interpretativo, non ho proprio seguito il suo metodo! Dei bravi professionisti mi hanno aiutata a tirare fuori il meglio per ciascuna parte senza, però, mai forzarmi a fare nulla.

A proposito di interpretazione: hai mai avuto delle difficoltà a studiare dei ruoli? E come le hai superate?

Il bello dei problemi, delle difficoltà è proprio poterle superare al meglio: io, ad essere sincera, ho un carattere abbastanza chiuso, non sono molto espansiva e questo, talvolta, mi ha provocato delle difficoltà a non “integrarmi” al meglio nella parte che mi era stata assegnata. Detto ciò, ci vuole tanto, tanto, tanto lavoro: solo questo può aiutare, nulla più. I consigli che ti vengono dati servono fino ad un certo punto: la maggior parte dello sforzo lo devi fare tu, devi fare i conti con te stessa!

Una domanda che ti devo assolutamente fare: cosa rappresenta la danza per te?

Sapevo mi avresti fatto questa domanda!!!La danza per me è molto importante, non vorrei definirla la mia vita, diciamo che mi completa. Aiuta ad esprimere la mia vera anima, è parte di me, senza alcun dubbio a riguardo.

Com’è la vita di una giovane ballerina come te?

È una vita bella, a volte ci sono degli alti e dei bassi, da normalità. Faccio lezione tutti i giorni, preparo i ruoli che mi vengono assegnati con molta cura e poi cerco di dedicare tempo a me stessa, compatibilmente con il mio lavoro, che adoro. In alcuni momenti, magari, si è più forti, in altri meno, ma si va comunque avanti, cercando di fare tutto al meglio delle possibilità.

Ora cosa ti aspetta, hai già qualche spettacolo in calendario?

Per il momento mi godo qualche giorno di vacanza: dopo le prove e la messa in scena del Lago noi tutti abbiamo bisogno di un po’ di riposo. Poi si vedrà: ci sono alcuni spettacoli in programmazione, ma ancora non so quali saranno i miei ruoli. Sarete sicuramente tenuti aggiornati.

Una curiosità per tutti i danzatori che ci leggono e perché no, anche per i semplici appassionati: quante punte consuma una  ballerina come te?

Dipende! Dipende dal tipo di spettacolo, dalla morbidezza delle punte stesse…Indicativamente più di quindici, ma varia di anno in anno. Non c’è un numero preciso, varia tutto a seconda di quello che si balla. Poi, per ogni atto di ciascuna pièce, si sceglie la punta con sui ci si trova meglio: c’è sempre un po’ del fattore scaramanzia, che molto spesso ci guida nella scelta del paio di punte da usare per un determinato spettacolo. Una cosa è certa: ne consumiamo moltissime!

Valentina Clemente

Foto di Corrado Maria Falsini

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