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“PUPO” di Sofia Nappi: una fiaba riscritta attraverso il corpo

Giovedì 3 ottobre 2025, il Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio ospiterà PUPO, la nuova creazione della coreografa Sofia Nappi, una pièce che trasforma il celebre Pinocchio di Carlo Collodi in un viaggio universale sulla crescita, la consapevolezza e la relazione tra individuo e mondo. Lontano da ogni narrazione lineare o didascalica, PUPO racconta il percorso del bambino che, confrontandosi con tentazioni, manipolazioni e sfide, apprende a riconoscere e accettare i propri limiti, trasformando le fragilità in occasione di crescita. La figura del burattino diventa metafora del desiderio umano di diventare la versione migliore di sé stessi, senza dimenticare il bambino interiore, impulsivo, giocoso e spinto da un incontenibile desiderio di esprimersi attraverso il movimento. La coreografia di Sofia Nappi esplora le dinamiche tra individualità e collettivo: sette danzatori abitano lo spazio scenico alternando assoli e momenti corali, pieni e vuoti, modulando intensità, ritmo e relazione con lo spazio in una tessitura scenica che valorizza presenza, energia e tensione fisica. Il risultato è un linguaggio poetico e contemporaneo, capace di tradurre in movimento la complessità emotiva e morale della storia di Pinocchio. PUPO nasce da una produzione di Komoco e Sosta Palmizi, con coproduzioni internazionali che coinvolgono Burghof Lörrach (Germania), ...

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La maestra Cynthia Harvey “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Giselle di Akram Kahn. Il Teatro del cuore? San Francisco Opera House. Un romanzo da trasformare in balletto? Uccelli di rovo. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Il paziente inglese. Il costume di scena indossato che hai preferito? Manon, atto secondo. Quale colore associ alla danza? Sfumature di rosso. Che profumo ha la danza? Espresso. La musica più bella scritta per balletto? The Snow pas de deux dallo “Schiaccianoci” di Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Turning Pointe. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Isadora Duncan. Il tuo “passo di danza” preferito? Gargouillade. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico? Kitri. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Sir Frederick Ashton. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie e, se possibile, vorrei ancora di più. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Controllo, libertà e concentrazione. Come ti vedi oggi allo specchio? Con affetto. Michele Olivieri Foto di Kyle Froman www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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La memoria del gesto sottile [RECENSIONE]

Con Elegie, nuovo lavoro autoriale di Oliviero Bifulco per la compagnia Eko Dance Project, il palco del Teatro Fraschini di Pavia, in prima assoluta, si è trasformato in uno spazio di memoria fluida e collettiva, dove la danza contemporanea ha incontrato la musica classica in una riflessione profonda sul tempo, la perdita e la trasformazione. Il progetto si è aperto con la Serenata per archi di Pëtr Il’ič Čajkovskij, affidata alla vibrante esecuzione dell’Accademia d’Archi Gian Giacomo Arrigoni, con la straordinaria partecipazione del violista Danilo Rossi, solista dalla tecnica intensa e struggente. Il dialogo con la musica – presenza viva e non mero accompagnamento – diventa una trama invisibile che sostiene ogni gesto con cui la coreografia entra in tensione e dialogo continuo. Dieci danzatrici in scena costruiscono un tessuto in cui l’accuratezza tecnica si intreccia ad un’urgenza espressiva mai esibita. Le geometrie classiche vengono decostruite e ricomposte in forme organiche e in continuo mutamento: duetti, catene, fughe improvvise e ricongiungimenti che parlano di distanze emotive, affinità invisibili, risonanze intime. La prima coreografia rilegge Pëtr Il’ič Čajkovskij non come nostalgico del passato, ma come visionario della fragilità umana: corpi che si cercano, si respingono, si accordano come strumenti d’orchestra. La ...

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La presenza mentale è il pilastro del danzatore

Nel mondo della danza, ogni passo è frutto non solo di studio e tecnica, ma anche e soprattutto di una profonda responsabilità personale. Spesso si è tentati di trovare giustificazioni davanti alle difficoltà: una giornata storta, carenza di energie, il pavimento della sala scivoloso e simili. La vera crescita nella danza avviene quando si smette di cercare scuse, ci si ascolta veramente e si raccoglie la sfida. Riconoscere le proprie debolezze e impegnarsi per superarle rende non solo migliori come ballerini, ma anche come persone. La forza del danzatore, infatti, non si misura soltanto nella muscolatura tonica, nella flessibilità e nell’eleganza dei movimenti, ma nella capacità di riconoscere e affrontare un ostacolo senza abbattersi. Trovare energia dopo una giornata  pesante o in un momento difficile della propria vita, rialzarsi dopo una caduta, imparare dagli errori anziché nascondersi dietro a una giustificazione, significa penetrare il vero senso della danza. Ma non solo, insegna che possiamo farcela, che siamo più forti di quello che crediamo, basta solo smettere di ‘sedersi a compiangersi’ e agire. L’azione è funzionale al miglioramento di sé e della propria esistenza, permette di affrontare le difficoltà e il dolore con lucidità, senza lasciarsi sopraffare. E questo la danza ...

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FLIC – Festival Lanciano in Contemporanea 2025 – XI edizione

Torna FLIC – Festival Lanciano in Contemporanea che celebra la XI edizione con 29 appuntamenti tra danza, teatro e musica, di cui 5 prime nazionali e 12 prime regionali, varcando per la prima volta i confini di Lanciano per allungarsi sino a San Salvo. Una riflessione sulla tensione continua tra divisione e integrazione che trova nell’arte e nella bellezza un’occasione di incontro. È in programma dal 26 settembre al 22 novembre 2025 la XI edizione del FLIC – Festival Lanciano in Contemporanea, promosso dall’Associazione I Cinque Sensi con la direzione di Antonella Scampoli, il cui ricco cartellone animerà alcuni dei luoghi più significativi della città, varcando per la prima volta anche i confini lancianesi. Sostenuto dal Ministero della Cultura tra i festival multidisciplinari a prevalenza danza e patrocinato dalla Regione Abruzzo e dal Comune di Lanciano, FLIC 2025 renderà ancora una volta Lanciano un crocevia di culture e riflessione sul contemporaneo, identificando i nuclei tematici del triennio 2025-2027 in tre parole chiave: CONFINI, CONFLITTI, INCONTRI. Temi estremamente attuali i primi due, sempre più spesso al centro delle cronache e di contesti geopolitici che lacerano il nostro pianeta apparentemente senza una soluzione. Ecco allora che FLIC propone una terza via, quella ...

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Festival Aperto: Peeping Tom con “Chroniques” in prima italiana

Sabato 27 settembre 2025 alle ore 20.30 e domenica 28 settembre 2025 alle ore 16.00 al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, la compagnia belga Peeping Tom presenta Chroniques, l’ultima creazione visionaria di Gabriela Carrizo, accolta nel programma del Festival Aperto. Cinque straordinari performer si muovono in un paesaggio onirico e sulfureo, corpi umani e non umani attraversano fenomeni fisici, astronomici e biologici, generando metamorfosi poetiche e vertiginose. Intrappolati in un labirinto temporale, i protagonisti si trasformano, si scontrano, cercano l’immortalità: ma sono all’alba o al crepuscolo della loro esistenza? Le loro “cronache” si compongono come visioni frammentate, tra creazione e rovina. Con Chroniques, Pepping Tom conferma la sua visione radicale e la sua estetica iperrealista, dando vita ad un’opera immaginifica che sfida i confini tra corpo, spazio e tempo. La collaborazione con gli artisti Lolo & Sosaku intensifica la potenza visiva e sensoriale di un’esperienza scenica fuori dagli schemi, unendo danza, teatro e arti visive. Al suo debutto a Nizza, Croniques è stato giudicato dalla stampa: Cupo, affascinante, quasi ipnotico. Un affresco in movimento, epico e intimo allo stesso tempo, in cui l’essere umano si confronta con le sue paure, i suoi limiti e la sua finitezza. Eppure, nonostante ...

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In prima visione il balletto “Peer Gynt” dalla Scala su Rai5

Dal Teatro alla Scala di Milano il visionario Peer Gynt del coreografo Edward Clug: un viaggio potente e suggestivo, fisico e interiore, alla ricerca di sé dell’’eroe ribelle nato dalla penna di Ibsen. Per la prima volta alla Scala Peer Gynt del coreografo Edward Clug, balletto narrativo ma onirico. Musica di Edvard Grieg per la direzione d’Orchestra di Victorien Vanoosten. Nel cast Navrin Turnbull è Peer Gynt, Alice Mariani è Solveig, Andrea Crescenzi La Morte, Agnese Di Clemente Ingrid, con i solisti, primi ballerini e Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri. Regia tv Stefania Grimaldi. In onda giovedì 25 settembre alle ore 22.10 su Rai 5. A dieci anni dalla sua creazione, nell’aprile 2025 è entrato in un repertorio italiano il celebre balletto contemporaneo di Edward Clug. La produzione registrata da RAI Cultura è ora trasmessa su Rai 5 e Rai Play per l’estero (ad eccezione di Grecia, Repubblica Ceca e Giappone) in live streaming sulla piattaforma digitale Medici Tv il 18 aprile. Primo balletto narrativo a serata di Clug, Peer Gynt vide il suo debutto nel 2015 per il Balletto del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor. Da allora è diventato così popolare da essere ...

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La danza dei 4 cignetti: eleganza, simmetria e precisione

Nel cuore del balletto Il Lago dei Cigni, composto da Pëtr Il’ič Čajkovskij nel 1875-76, si trova uno dei momenti più iconici della danza classica: la Danza dei Piccoli Cigni (Pas de Quatre), conosciuta anche come la Danza dei Quattro Cigni. Questa breve ma intensissima coreografia appare nel secondo atto del balletto. È interpretata da quattro ballerine che rappresentano giovani cigni. Legate fisicamente — spesso incrociando le braccia o tenendosi per mano — eseguono una serie di passi piccoli, rapidi e sincronizzati, chiamati pas de bourrée. Il fascino di questo pezzo non è solo nella bellezza del movimento, ma nella sua straordinaria richiesta tecnica: ogni ballerina deve essere perfettamente coordinata con le altre. Anche un solo errore di tempo o posizione può rompere l’illusione dell’unità del gruppo. Dal punto di vista narrativo, la danza raffigura la tenerezza, l’innocenza e la vulnerabilità delle giovani donne trasformate in cigni dal maleficio del perfido Rothbart. I loro movimenti all’unisono ricordano un’unica creatura con più ali, che cerca rifugio e protezione. Visivamente, l’effetto è magnetico: quattro figure bianche che si muovono come se fossero una sola, in una danza leggera ma intensa. Il pubblico resta spesso ipnotizzato da questo momento, tanto che la Danza dei ...

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Amina Boschetti: la stella dimenticata del balletto romantico

Nel cuore dell’Ottocento una giovane ballerina italiana incantava i teatri con la sola forza del suo movimento. Il suo nome era Amina Boschetti: figura luminosa del balletto romantico, oggi avvolta da un velo di ingiusto oblio. Nata a Milano nel 1836 con il nome di Giacomina, fu ribattezzata artisticamente Amina, quasi a evocare quell’aura eterea che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. Fin da bambina, il suo destino apparve segnato: fu ammessa alla scuola di Carlo Blasis, il più influente maestro di danza del suo tempo. Il suo talento fu così precoce che a soli dodici anni debuttò come prima ballerina al Teatro Re, affiancando icone del calibro di Fanny Cerrito e Marie Taglioni. La sua danza non era solo tecnica: era emozione, teatralità, presenza. Il pubblico non vedeva una bambina sul palco, ma uno spirito danzante capace di trasformare il movimento in poesia. Giovanissima, fu scritturata dall’impresario Domenico Ronzani e intraprese una tournée internazionale che la portò a Barcellona, Vienna, Firenze, Trieste. Ovunque andasse, lasciava dietro di sé un’eco di entusiasmo e lacrime di commozione. Ogni città diventava un altare dove il pubblico adorava la sua leggerezza come un dono divino. Nel 1852 approdò alla Scala di Milano, consacrandosi definitivamente ...

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La Direttrice Artistica Nina Loory “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? La Bella Addormentata. Il balletto contemporaneo prediletto? Giulietta e Romeo di Mats Ek. Il Teatro del cuore? Il Teatro Bolshoi di Mosca. Un romanzo da trasformare in balletto? Anna Karenina di Lev Tolstoj. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Non esiste un film del genere. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi che ho indossato in La leggenda dell’amore del coreografo Yuri Grigorovich e del costumista Simon Virsaladze. La musica più bella scritta per balletto? La musica di Pyotr Tchaikovsky per Swan Lake e The Sleeping Beauty. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Vaslav Nijinsky e Galina Ulanova. Il tuo “passo di danza” preferito? Pas de bourrée. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Frederic Ashton. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Per favore, lascia che l’ispirazione, lo stile e la musicalità siano l’anima e la quintessenza della danza. Lo sviluppo del développé a 180% e i trucchi tecnici cediamoli per un’altra arte: quella del circo. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Il duro lavoro ripetuto. Come ti vedi oggi allo specchio? Vedo il “tempo”. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione ...

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