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La rigorosa e nobile disciplina della danza classica

Dietro la leggerezza di un arabesque e la grazia di un fouetté, la danza classica cela un sistema di disciplina ferreo, quasi ascetico. Nulla in questo universo è lasciato al caso: ogni movimento, ogni gesto, ogni respiro nasce da anni di studio, ripetizione e controllo assoluto del corpo. Sin da piccoli, gli allievi delle accademie più prestigiose — come la Vaganova, l’Opéra o la Scala — imparano che la libertà si conquista attraverso la regola. Le giornate iniziano con ore alla sbarra, dove il corpo viene scolpito con una precisione chirurgica. La postura, la rotazione delle anche, l’equilibrio: tutto deve essere perfetto. Ma non si tratta solo di forma. La disciplina diventa una mentalità, un modo di stare nel mondo. Il dolore è parte del percorso. Le punte feriscono, i muscoli cedono, ma la resilienza del danzatore è silenziosa. Nessun lamento, solo lavoro. E l’insegnante, figura severa ma fondamentale, osserva ogni progresso con occhio critico: guida e specchio, esempio e confine. In questo ambiente, la disciplina non è una gabbia, ma una chiave: permette al danzatore di trasformare la tecnica in espressione, la fatica in leggerezza. È un linguaggio che si impara con il corpo, ma che cambia anche la ...

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Il Direttore Jean-Sébastien Colau “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Il lago dei Cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Shoot the moon di Sol León & Paul Lightfoot. Il Teatro del cuore? Opéra di Parigi. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Farinelli – Voce regina di Gérard Corbiau. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il mantello del secondo atto di Albrecht in Giselle. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che profumo ha la danza? Giglio. La musica più bella scritta per balletto? Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Il sole a mezzanotte (White Nights) di Taylor Hackford con Michail Baryšnikov. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Ghislaine Thesmar. Il tuo “passo di danza” preferito? Giri alla seconda. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico? Nessuno perché il loro destino è quasi sempre tragico. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? George Balanchine. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Di non perdere mai la passione. Tre parole per descrivere la disciplina della ...

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La nuova produzione del coreografo Jan Martens al Festival Aperto

Il Festival Aperto 2025 presenta, domenica 12 ottobre alle ore 16.00 al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, la prima italiana di The dog days are over 2.0, nuova produzione del coreografo belga Jan Martens, attivo sulla scena coreografica internazionale dal 2010. A undici anni di distanza, Martens/GRIP ricrea questo spettacolo di successo con un nuovo cast di 8 interpreti, che nel 2014 segnò la svolta assoluta per la sua carriera da coreografo. Il fotografo americano Philippe Halsman disse: Quando chiedi a una persona di saltare, la sua attenzione è rivolta principalmente all’atto del salto e la maschera cade lasciando apparire la persona reale. Jan Martens ha preso questa affermazione come punto di partenza per il suo spettacolo. Nella produzione del 2014, tema principale sul quale poneva l’attenzione era il salto, come movimento della performance. In questa nuova versione, gli otto danzatori si cimenteranno in una coreografia complessa, incessante, ripetitiva ed estenuante, sempre alla ricerca della perfezione, finché piccole imperfezioni non interrompono il ritmo che li porterà a sbagliare, rivelando la cruda umanità del singolo ballerino. La stanchezza diventa un’esperienza condivisa, mettendo in discussione il confine tra arte e intrattenimento. Jan Martens con questo suo lavoro ha mutato il punto di ...

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Al Grande di Brescia speciale appuntamento con La Veronal

La Fondazione del Teatro Grande di Brescia è lieta di annunciare che, nel cartellone danza della Stagione 2025, si inserisce uno speciale appuntamento con la compagnia spagnola La Veronal. Acclamata in tutto il mondo e ospite per la prima volta al Teatro Grande di Brescia, la compagnia si esibirà mercoledì 15 ottobre alle ore 20.00 con lo spettacolo Firmamento, che sarà un omaggio all’immaginazione infantile e al delicato momento di passaggio fra adolescenza ed età adulta. Attraverso un intreccio di costumi sgargianti, luci e video-animazioni, sei interpreti si muoveranno all’interno di una scenografia sorprendente e mutevole che – come in un perfetto gioco di scatole cinesi – proietterà il pubblico in una dimensione onirica, a metà strada fra il reale e il metaverso. La Veronal è composta da artisti provenienti da diversi ambiti disciplinari, fra cui danza, cinema, fotografia e letteratura, e ha presentato i suoi lavori nei festival e nei teatri di tutto il mondo. È guidata dall’affermato coreografo valenciano Marcos Morau, che nel corso della sua carriera ha ricevuto il National Dance Award dal Ministero della Cultura spagnolo. Marcos Morau è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura francese ed è stato ...

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Torna a Milano dopo 30 anni la compagnia svedese Cullberg

Sabato 11 e domenica 12 ottobre torna a Milano dopo 30 anni la compagnia svedese Cullberg che sarà a MILANoLTRE in prima nazionale con EXPOSURE di Alexandra Bachzetsis, coreografa e artista visiva attiva a Zurigo, che del corpo femminile rappresenta l’esposizione, esaminando le strategie coreografiche del corpo e il modo in cui la cultura fornisce materiale di partenza per i nostri gesti, le nostre espressioni e la mercificazione della fantasia. Uno studio affettivo sul nudo, che affronta la rappresentazione stereotipata del corpo nella cultura pop, nella moda, nell’arte e nei media. Lo spettacolo è anticipato dall’appuntamento nel corridoio della sala Fassbinder alle 20.00 con un’introduzione a cura di Francesca Alfano Miglietti sulla rappresentazione dei corpi nella storia dell’arte (CORPI SPECIALI). Sala Shakespeare ore 20.30 CULLBERG EXPOSURE ideazione e coreografia Alexandra Bachzetsis con 9 danzatori e danzatrici Cullberg musiche originali Alban Schelbert scenografia Ivan Wahren, Alexandra Bachzetsis disegno luci e video Ivan Wahren costumi Laurent Hermann Progin ricerca e assistenza costumi Ulla Ludwig drammaturgia e supporto all’ideazione Dorota Sajewska consulenza progetto e coreografica Stephen Thompson direzione prove João Dinis Pinho, Agnieszka Sjökvist Dlugoszewska stunt coach e intimacy coordinator Nilla Hansson creato in collaborazione con Anand Bolder, Eszter Czédulás, Anna Fitoussi, Katie ...

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Il primo ballerino James Wilkie “allo specchio”

Il balletto classico preferito? La Sylphide/Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Tryst di Christopher Wheeldon. Il Teatro del cuore? The Royal Opera House. Un romanzo da trasformare in balletto? La scelta di Sophie (titolo originale Sophie’s Choice) dello scrittore William Styron. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? The Lady – L’amore per la libertà diretto da Luc Besson che narra la storia di Aung San Suu Kyi. Il costume di scena indossato che hai preferito? Diamonds di George Balanchine. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Quello delle scarpette. La musica più bella scritta per balletto? Marguerite and Armand di Franz Liszt. Il film di danza irrinunciabile? Scarpette rosse di Michael Powell e Emeric Pressburger. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Gli uomini sono solo partner. Le donne sono le star dello spettacolo, tutti sono uguali e apprezzati. Il tuo “passo di danza” preferito? Temps de cuise. Petit allegro. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Chiunque si sia innamorato. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Sir Frederick William e Sir Kenneth MacMillan. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, ...

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FIND 43: a Cagliari i “Fili invisibili” della Nuova Danza

Ritorna il FIND 43 – Festival Internazionale Nuova Danza, fondato da Paola Leoni, e lo fa con un’edizione intitolata Fili invisibili che promette di essere un potente spazio di incontro, resistenza e poesia del movimento. Dall’11 ottobre al 29 novembre, Cagliari e Selargius diventano il palcoscenico di una danza contemporanea che parla lingue universali, riflettendo sulle sfide più urgenti del nostro tempo: la ricerca di radici e identità, la libertà e la forza delle donne, la fragilità e la potenza del corpo, il dialogo tra presenza e assenza, caduta e rinascita. Il festival non è solo una rassegna di spettacoli, ma una vera e propria mappa emotiva, un viaggio tra vuoti e incontri, crolli e trasformazioni, isolamento e risveglio. Come afferma la direttrice artistica Cristiana Camba «abitare il nostro corpo insieme significa percepire quei fili invisibili, lasciarsi attraversare e riconoscere che nessuno è davvero solo, e che ogni movimento condiviso è dono intimo e necessario». Gli appuntamenti avranno il loro palcoscenico per Cagliari a Sa Manifattura, al Teatro Massimo, al Teatro Carmen Melis e al Terrapieno; per Selargius alla Sala delle Arti Musicali e al Teatro Si’ e’ Boi. Il FIND 43 porta in scena nomi di rilievo internazionale e ...

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La danza è un linguaggio universale che unisce

La danza non è solo arte, ma un atto profondamente civile. In ogni angolo del mondo, il movimento del corpo racconta storie, identità, memorie condivise. È linguaggio senza parole, capace di unire ciò che la società spesso divide: culture, generazioni, esperienze. Nella danza si costruisce comunità. Che sia su un palco, in una scuola o in strada, danzare insieme significa riconoscersi, ascoltarsi, coesistere. Dai rituali tribali africani alle danze popolari europee, fino alle forme più contemporanee di espressione urbana, la danza custodisce la memoria storica e l’identità di un popolo. In un tempo frammentato e digitale, la danza ci riporta al corpo e alla relazione autentica. È educazione alla sensibilità, all’empatia, alla bellezza. La danza ha anche un importante valore sociale. Negli ultimi decenni si sono moltiplicate esperienze che usano la danza come pratica educativa, terapeutica o di integrazione. Progetti di danza inclusiva coinvolgono persone con disabilità, anziani e giovani in situazioni di marginalità. In un mondo che cambia, danzare insieme può diventare un atto rivoluzionario: un modo per riconoscersi, per ascoltarsi e, forse, per ritrovarsi più umani. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com ©️ Riproduzione riservata

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Festival Aperto: torna la Hofesh Shechter Company

Una simbiosi di hip-hop, danza popolare e vibrazioni da discoteca… Poetico e gioioso, questo Theatre of Dreams sorprende dall’inizio alla fine, e soprattutto è pieno di emozioni ed energia! Rinvigorente” L’Essentiart Al Festival Aperto 2025, venerdì 10 ottobre alle ore 20.30 e sabato 11 ottobre alle ore 18.00 il Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, accoglie Theatre of Dreams, spettacolo poetico e gioioso della Hofesh Shechter Company. Theatre of Dreams, attraverso il linguaggio della danza, indaga il mondo della fantasia, dei sogni e del subconscio, rivelando paure, speranze, desideri ed emozioni. Gli interpreti danno vita sul palco all’interazione tra poesia e realtà, accompagnati dalla musica e dalla composizione cinematografica tipica del coreografo, che ritorna a Reggio Emilia, città che lo ha accolto diverse volte, sia con la sua prima compagnia, sia con la Shechter 2, che riunisce giovanissimi e talentuosi danzatori internazionali. «La magia del teatro e della danza – spiega il coreografo – è proprio quella di permetterci di essere più in sintonia con gli altri. In questo spettacolo tentiamo di far cadere le definizioni in modo che le comunità possano mescolarsi. (…) Lo spettacolo dal vivo ci trasporta nel mondo dell’immaginazione, dove possiamo sognare, volteggiare e lasciarci alle ...

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Il danseur étoile Jean-Guillaume Bart “allo specchio”

Balletto classico preferito? Il Lago dei Cigni. Balletto contemporaneo preferito? La Sagra della Primavera di Bausch, Bella Figura di Kylian. Il Teatro del cuore? Palais Garnier, Opéra di Parigi. Un romanzo da trasformare in un balletto? Lettera da una sconosciuta di Zweig. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? L’Aurore (Murnau), Viale del Tramonto (Billy Wilder). Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? I costumi di Espada in Don Chisciotte (Georgiadis). Quale colore associ alla danza? Tutti. Che odore ha la danza? Sudore! La musica più bella scritta per il balletto? Il Lago dei Cigni. Il film di danza imperdibile? Don Chisciotte (Noureev Aldous). Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Anthony Dowell e Noella Pontois. Il tuo “passo di danza” preferito? Giri in doppio assemblé. Atteggiamento renversé. Déroulés (chaînés). Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Des Grieux (Manon). Chi è stato il genio per eccellenza dell’arte coreografica? Jerome Robbins. Ripensandoci, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie per aver dato un senso alla mia vita. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Introspezione, Sensazioni, Trascendenza. Come ti vedi oggi allo ...

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