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A Montecarlo “Ma Bayadère” di Jean-Christophe Maillot

Balletto di grande respiro, Ma Bayadère segna il ritorno di Jean-Christophe Maillot a questo stile narrativo a lui tanto caro, “fatto di emozioni che risuonano in noi, di gesti che ci uniscono“. Allineare un vocabolario accademico a una narrazione che risuona oggi… il credo del coreografo-direttore dei Ballets de Monte-Carlo è rimasto immutato nel corso degli anni. Più innamorato che mai di un lavoro sulle punte che mira all’eccellenza fino all’eccesso, Jean-Christophe lo abbraccia per offrirci la sua reinterpretazione de La Bayadère, un monumento del repertorio classico con cui continua a dialogare. Abbandonando la visione orientalista del balletto di Petipa (1877) pur rendendogli omaggio, Jean-Christophe Maillot ne conserva il nucleo emotivo per rivelare le relazioni umane nei loro aspetti più viscerali e irrazionali. Mentre La Bayadère era ambientata in un tempio indù e tra i suoi danzatori sacri, questa nuova creazione è radicata nella vita quotidiana di una compagnia di danza, per la quale la sala di danza diventa il palcoscenico di una commedia umana graffiante e feroce. Ma Bayadère si preannuncia già come uno dei balletti più personali del coreografo… “Il punto di partenza dei miei balletti non è semplicemente la danza, ma la danza al servizio dell’umanità e ...

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“Kallirhoe”: il Vienna State Ballet celebra Ratmansky

A gennaio 2026 il Vienna State Ballet torna a dialogare con la grande danza contemporanea portando in scena Kallirhoe, una delle creazioni più raffinate di Alexei Ratmansky, coreografo capace come pochi altri di trasformare il linguaggio classico in qualcosa di vivo, pulsante, sorprendentemente attuale. Lo spettacolo, in scena al Teatro dell’Opera di Vienna il 4 gennaio 2026 ‒ con repliche il 5, il 7 e il 12 gennaio 2025 ‒ nasce dall’immaginazione antica del romanzo greco attribuito a Caritone di Afrodisia, ma non è un’opera che guarda al passato con nostalgia. Ratmansky costruisce invece un ponte tra epoche: l’intreccio avventuroso, le passioni, le gelosie, gli smarrimenti dei protagonisti vengono reinventati attraverso una danza che respira modernità. Nella sua coreografia la precisione tecnica non è mai sterile virtuosismo, ma parte essenziale di un racconto che si fa fisico, emozionale, quasi cinematografico nel suo scorrere. La scena si anima attraverso una costruzione visiva brillante, fatta di spazi che si aprono e si richiudono come capitoli di un libro antico, e di ritmi serrati che mettono in moto un tessuto coreografico densissimo. Ratmansky intreccia dettagli drammaturgici, accenti musicali e movimenti in dialogo continuo con la partitura, creando un flusso dinamico che cattura lo ...

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La danza è un dono

Per chi la vive davvero, la danza non si esaurisce in una sequenza di regole, passi da ripetere infinite volte o in gesti armoniosi. È un dialogo tra il corpo in movimento e l’interiorità e i sentimenti, è un modo per conoscere ed esprimere se stessi, per aumentare la chiarezza mentale e la stabilità emotiva. Spesso si pensa alla danza come a qualcosa di riservato ai palcoscenici, ai corpi perfetti e ai passi impeccabili, ma la sua vera ricchezza si manifesta nella quotidianità di chiunque scelga di avvicinarsi a questa disciplina. La sua pratica infatti offre doni tangibili e inestimabili nella vita di tutti i giorni. Tutto parte da una logica apparentemente paradossale: la danza è fatta di disciplina e regole, chiede impegno e dedizione, ma restituisce un’enorme libertà. Danzando, si sperimenta la leggerezza, si mette in pausa il flusso di pensieri, paure, preoccupazioni e aspettative. La danza offre un messaggio importantissimo in una società sempre più prestazionale: insegna a esistere, non solo funzionare. Non si tratta di dimostrare qualcosa, ma di permettere alle emozioni di prendere forma e di esternarsi. Non serve essere danzatori professionisti per comprendere e vivere appieno quest’arte. Serve solo la volontà di ascoltarsi, di darsi ...

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Protagoniste le marionette dei Colla nella “Bella Addormentata”

Ispirato alle fonti letterarie di Perrault (in una brillante traduzione di Collodi, da cui Eugenio Monti Colla ha tratto il testo teatrale) e di La Fontaine, lo spettacolo La bella addormentata nel bosco porta lo spettatore in una dimensione fiabesca sospesa fra nuvole bianche o minacciose che nulla hanno di vero e di reale. Due soli gli ambienti chiamati a restituire luoghi legati al mondo della natura: una terrazza edificata fra i colori e la curva dell’arcobaleno e il bosco, tempio consacrato al lungo sonno e all’amoroso risveglio. In questi ambienti si muovono i personaggi in bilico fra la narrazione fabulistica e la struttura librettistica del balletto di Čajkovskij da cui lo spettacolo attinge la parte musicale. Stizza, ira e invidia sono alla fonte di una maledizione terribile che il dispiegarsi degli eventi trasforma in una lunga attesa a cui partecipano i mortali e le creature del sogno. Il castello che si addormenta altro non è che teatro nel teatro. Alla misteriosa profezia che ferma il tempo, si contrappone la filastrocca della Fata Armonia in cui rime e assonanze si susseguono teneramente a ripetere l’eterno rito della figura materna che acquieta l’animo del bimbo con racconti fantastici. L’arrivo del Principe ...

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“Lo Schiaccianoci”: una fiaba natalizia ottocentesca

Scena I – La villa incantata Era la vigilia di Natale e la villa dei Silberstein era avvolta in un manto di neve scintillante. Le finestre illuminate lasciavano intravedere l’interno caldo e profumato: il fuoco ardeva nel grande camino di marmo, illuminando tappeti orientali e mobili intagliati. L’aria era densa dei profumi del pan di zenzero appena sfornato, dei biscotti speziati al cardamomo e della cioccolata calda aromatizzata con cannella e scorza d’arancia. L’albero di Natale troneggiava al centro della sala, alto e maestoso, con rami carichi di frutta secca, mele candite, nocciole e piccole scatole di regali legate con fiocchi di velluto rosso. Fili d’oro e d’argento scintillavano tra palline di vetro soffiato e candele tremolanti. Clara, bambina dagli occhi grandi e pieni di stupore, osservava ogni dettaglio, affascinata dai nastri svolazzanti e dalle luci tremolanti. Accanto all’albero, il padrino Drosselmeyer, elegante e misterioso, le porse un pacchetto avvolto in carta di seta. Dentro c’era uno Schiaccianoci intagliato nel legno, vestito di uniforme rossa con stivali neri lucidi e cappello a tricorno: un piccolo soldato pronto a difendere Clara da ogni incantesimo. Scena II – L’inizio della magia Quando Clara si addormentò accanto al camino, il silenzio della villa ...

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La maestra Alessandra Celentano “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Il lago dei cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Petite Mort di Jiří Kylián. Il Teatro del cuore? Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia, il mio teatro! Un romanzo da trasformare in balletto? Coco Chanel. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Modigliani. Il costume di scena indossato che hai preferito? Love Songs di William Forsythe. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che profumo ha la danza? Del legno del parquet. La musica più bella scritta per balletto? Il lago dei cigni. Il film di danza irrinunciabile? Due vite, una svolta. I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna? Gheorghe Iancu ed Elisabetta Terabust. Il tuo “passo di danza” preferito? 
I salti. Chi ti sarebbe piaciuto essere tra i grandi personaggi del balletto classico? Carabosse. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Jiří Kylián. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa Le diresti? Meno male che esisti. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Cultura, educazione, arte. Come ti vedi oggi allo specchio? Brutta! Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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Quattro cignetti, un solo respiro: la danza dell’armonia

Nel cuore del balletto Il Lago dei Cigni, composto da Pëtr Il’ič Čajkovskij nel 1875-76, si trova uno dei momenti più iconici della danza classica: la Danza dei Piccoli Cigni (Pas de Quatre), conosciuta anche come la Danza dei Quattro Cigni. La danza fu creata da Lev Ivanov per la versione classica del balletto nel 1895, nel contesto della coreografia definitiva del Lago dei Cigni al teatro Mariinsky di San Pietroburgo. I piccoli cigni rappresentano una comunità fragile che sopravvive grazie alla collaborazione. In contrasto con i temi più drammatici del balletto, questa danza introduce un momento di leggerezza e candore. La breve (90 secondi circa) ma intensissima coreografia appare nel secondo atto del balletto: elegante, precisa e geometricamente perfetta è diventata uno dei momenti più riconoscibili e amati del balletto classico accademico. L’illusione è quella di una creatura sola composta da più “ali”. È interpretata da quattro ballerine che rappresentano giovani cigni, legate fisicamente — spesso incrociando le braccia o tenendosi per mano — eseguono una serie di passi piccoli, rapidi e sincronizzati, chiamati pas de bourrée. Non c’è spazio per respirare o aggiustare: la musica comanda, il corpo deve seguirla alla perfezione. Il fascino di questo pezzo non ...

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Al via a Napoli la XXVIII edizione di Second Hand

Second Hand torna a Napoli per la sua ventottesima edizione, dall’11 al 14 dicembre 2025 presso la Sala Assoli. Diretta da Gabriella Stazio e parte del progetto Dance Ecosystem – Supporting Artists Under 35 2025–2027, la rassegna conferma la sua vocazione: giovane coreografia d’autore, dialogo tra artisti nazionali e internazionali, scambio intergenerazionale tra artisti junior e senior, sperimentazione sui temi della contemporaneità. Un laboratorio che prende il titolo provocatorio scelto da Merce Cunningham nel 1970, dove frammenti già esistenti venivano ricombinati in creazioni originali. La serata inaugurale dell’11 dicembre alle 20:30 propone tre lavori distinti per poetiche e linguaggi: Oscure Luminiscenze di Lucas Monteiro Delfino, Flavia Dule, Angela Valeria Russo esplora gli angoli più remoti dell’interiorità umana, con drammaturgia e regia di Senio Giovanni Barbaro Dattena, interpretata da Flavia Dule e Manolo Perazzi, prodotta da Asmed – Balletto di Sardegna e co-prodotta da Danzeventi. Segue Dilatazione di un Attimo (Noemi De Rosa e Pierfrancesco Vicinanza), vincitore del Bando MUD C.Re.A.Re. Campania, un’indagine sul tempo e sull’ecosistema che unisce gesto, spazio e quarta dimensione, interpretato da Noemi De Rosa, con luci di Classico Light e produzione Compagnia Borderlinedanza 2024. Chiude la serata Desdemona (Monica Casadei), un duetto ispirato a Shakespeare e Verdi, con Alfonso Donnarumma e Christian Pellino, elaborazioni musicali di Luca Vianini e Fabio Fiandrini, prodotto da Compagnia Artemis Danza. Il ...

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L’incanto degli atti bianchi nel balletto accademico

Nel mondo della danza classica, pochi momenti riescono a evocare un senso di incanto e mistero quanto gli atti bianchi. Queste sezioni del balletto, in cui i danzatori si vestono di bianco e si muovono in un’atmosfera rarefatta, rappresentano un’esperienza unica di sospensione e trasfigurazione, capace di incantare chiunque si trovi a osservarle. L’atto bianco è caratterizzato da un’estetica dominata dal colore bianco, che si traduce in costumi leggeri e vaporosi, spesso tutù lunghi, capaci di trasformare i danzatori in creature quasi evanescenti. Questo momento coreografico viene solitamente collocato nel cuore del balletto, spesso nel secondo atto, e si distingue per la sua atmosfera fiabesca e quasi irreale. Questa scelta stilistica non è casuale: il bianco, simbolo di purezza e spiritualità, suggerisce un passaggio dal mondo tangibile ad uno spazio onirico, popolato da spiriti, fate o presenze ultraterrene. L’atto bianco nasce con il Romanticismo, un’epoca in cui la danza si fa veicolo di emozioni profonde e di mondi fantastici. Il balletto Giselle è l’esempio più celebre: nel suo secondo atto, le Wilis – fantasmi di giovani donne tradite – appaiono vestite di bianco, creando un’atmosfera di mistero e malinconia. Da allora, questo momento si è trasformato in una tradizione iconica: ...

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Coreografie aeree al Circo di Stato dell’Ucraina a Milano

Dal 14 novembre all’8 dicembre 2025, Milano accoglierà uno degli spettacoli circensi più attesi dell’anno: il Circo di Stato dell’Ucraina, una compagnia che porta in scena non solo numeri acrobatici spettacolari, ma anche la forza e la speranza di un popolo che continua a creare arte nonostante le difficoltà del proprio tempo. Allestito nello spazio tendone dell’Idroscalo, lo show si preannuncia come un viaggio emozionante tra musica dal vivo, coreografie aeree e momenti poetici, dove la tradizione circense incontra l’energia e la sensibilità dell’Europa dell’Est. L’evento è organizzato da Italy Grandi Eventi, che ha scelto Milano come tappa principale di questo tour italiano, offrendo al pubblico l’occasione di vivere un’esperienza unica, pensata per famiglie, bambini e appassionati di spettacolo dal vivo. Più che un semplice spettacolo, il Circo di Stato dell’Ucraina a Milano sarà un messaggio di coraggio, bellezza e rinascita, un ponte artistico tra culture che parlano la stessa lingua: quella dell’emozione. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com ©️ Riproduzione riservata

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