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Lo Schiaccianoci: un’analisi delle coreografie internazionali

Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, dal suo debutto nel 1892 a San Pietroburgo, ha assunto nel tempo forme coreografiche straordinariamente diverse. Ogni paese, compagnia e coreografo ha reinterpretato il balletto adattandolo alle tradizioni locali, al pubblico e alle tendenze artistiche. Analizzare queste versioni offre uno sguardo unico sulle molteplici possibilità di interpretazione di uno stesso classico. 1. Versione russa: la tradizione classica Coreografi principali: Marius Petipa e Lev Ivanov (originale 1892), versioni di Aleksandr Gorskij, Fyodor Lopukhov, Vasilij Vainonen, Jurij Grigorovič, Nikolaj Tsiskaridze Stile: Classico accademico rigoroso, linee pulite, grande attenzione alla tecnica dei passi, variazioni tradizionali per il corps de ballet. Caratteristiche distintive: Clara è spesso una bambina sul palco, ma la precisione dei movimenti rimane alta. Le scene del regno dei dolci e della battaglia dei topi sono grandiose, con scenografie elaborate. Coreografie fedeli al libretto originale, con qualche aggiunta di virtuosismi contemporanei. Esempio: Il Bolshoi e il Mariinsky mantengono il repertorio quasi intatto, enfatizzando l’aspetto fiabesco e la purezza della danza classica. 2. Versione americana: spettacolo e teatralità Coreografi principali: George Balanchine (New York City Ballet, 1954), Peter Martins, Mikhail Baryshnikov Stile: Classico con influenze neoclassiche, forte enfasi sulla musicalità e sul ritmo. Caratteristiche distintive: La storia è resa ...

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Il maestro e coreografo Eugenio Scigliano “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Café Müller di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? La Fenice di Venezia. Un romanzo da trasformare in balletto? Jane Eyre di Charlotte Brontë. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name) diretto da Luca Guadagnino. Il costume di scena indossato che hai preferito? Ho indossato costumi meravigliosi disegnati da grandi costumisti e stilisti… mi piaceva danzare con meno roba possibile addosso. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Il profumo di legno del palcoscenico. La musica più bella scritta per balletto? Le sacre du Printemps di Igor Stravinskij. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot diretto da Stephen Daldry. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Natalija Makarova. Il tuo “passo di danza” preferito? Battement tendu. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico? Giselle :) Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? George Balanchine. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie cara… Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Dolce, dura, meravigliosa! Come ti vedi oggi allo specchio? ...

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La purezza delle linee classiche nell’arte del balletto

La danza classica è un linguaggio costruito su linee: linee del corpo, linee nello spazio, linee che raccontano emozioni. Nel balletto accademico la purezza di queste linee non è solo un ideale estetico, ma un principio tecnico che guida ogni movimento, dal più semplice battement alla vertigine di un grand jeté. Comprendere e coltivare questa purezza significa entrare nel cuore della grammatica del balletto. Che cosa sono le “linee” nella danza classica? Le linee sono configurazioni geometriche del corpo: l’allungamento degli arti, la proiezione della schiena, l’orientamento della testa, la direzione dei piedi. Ogni danza, ogni posizione, nasce dal modo in cui questi elementi si organizzano nello spazio. Una linea pura è: * allungata, ma non rigida * armoniosa, con un fluire continuo tra un segmento e l’altro * esatta, costruita su un equilibrio tra tecnica e naturalezza * intenzionale, mai casuale o sproporzionata. La purezza è ciò che rende la danza leggibile, elegante e universalmente riconoscibile. 1. L’importanza dell’allineamento Il primo segreto delle linee classiche è un corpo ben allineato.
 L’asse verticale — testa, spalle, bacino, ginocchia, caviglie — permette agli arti di estendersi con controllo e senza compensazioni. * Nel relevé, la linearità sale dal centro verso l’alto, ...

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Le frasi più belle e luminose di Natalia Makarova

Natalia Makarova non è stata soltanto una delle più grandi ballerine del Novecento: è stata una voce rara, capace di trasformare il linguaggio della danza in un pensiero vivo, in una filosofia dell’esistenza. Le sue parole — proprio come i suoi arabesque leggendari — non si limitano a “mostrare”: raccontano, illuminano, rivelano. Chi la ascolta scopre un universo dove il movimento diventa conoscenza, e lo sforzo quotidiano del danzatore si trasforma in un modo diverso di abitare il mondo. In questo articolo vengono raccolte le su e frasi più significative, ricostruendo non solo ciò che ha detto, ma ciò che la sua voce sembra voler suggerire ancora oggi. Anche ciò che non si vede deve danzare. Questa idea, più volte evocata da Makarova, riassume la sua poetica: la danza non è solo ciò che il pubblico percepisce, ma ciò che vibra “dentro”. È un invito a essere presenti con ogni parte del corpo e dell’essere — ascolto, respiro, intenzione. Per lei anche il silenzio, anche l’attesa, anche un millimetro di energia invisibile era parte dello spettacolo. Una ballerina abita lo spazio con la sua anima, non solo con la tecnica. Nelle sue interviste Makarova ha sempre insistito su un punto: la ...

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La direttrice artistica e coreografa Beatrice Paoleschi “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Il lago dei cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Petite Mort di Jiří Kylián. Il Teatro del cuore? La Versiliana. Un romanzo da trasformare in balletto? Morte a Venezia di Thomas Mann. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il costume di Rosina nel balletto Il Barbiere di Siviglia realizzato da Santi Rinciari. Quale colore associ alla danza? I colori dell’arcobaleno. Che profumo ha la danza? Il profumo della libertà e dello spazio infinito. La musica più bella scritta per balletto? Quella di Pëtr Il’ič Čajkovskij per Il lago dei cigni. Il film di danza irrinunciabile? Due vite, una svolta diretto da Herbert Ross. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Carla Fracci. Il tuo “passo di danza” preferito? Grand Jeté. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico? Clara dello Schiaccianoci. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Jiří Kylián. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie per avermi dato una vita diversa e piena di emozioni, una vita che non ...

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“The Nutcracker and the Mouse King” ad Amsterdam

Con l’arrivo dell’inverno ad Amsterdam, il Dutch National Ballet (Nationale Opera & Ballet) celebra la stagione delle festività con uno dei suoi allestimenti più amati: The Nutcracker and the Mouse King (Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi). Questa produzione, firmata da Toer van Schayk e Wayne Eagling, è un punto fermo del repertorio natalizio del teatro, capace di incantare famiglie, appassionati di balletto e spettatori di ogni età. A differenza di molte versioni tradizionali dello Schiaccianoci, quella del Nationale Opera & Ballet è ambientata nell’Amsterdam di inizio Novecento (circa 1810), proprio durante la ricorrenza di Sinterklaas anziché il Natale. Questa scelta conferisce alle scene un carattere distintivo: tra canali ghiacciati, case borghesi e pattinatori, il balletto diventa quasi un quadro pittorico vivente. Toer van Schayk non ha curato solo la coreografia, ma anche scenografie e costumi, ispirandosi ai disegni del diario di Christiaan Andriessen (1775‑1847), ricreando atmosfere autentiche e dettagliate della vita olandese dell’epoca. Il racconto segue le orme classiche di Clara, una giovane della famiglia Staalboom, che riceve uno Schiaccianoci come regalo da Sinterklaas. Durante la notte, Clara sogna che il suo Schiaccianoci si anima (nella forma del nipote di Drosselmeyer) e guida Clara in una battaglia contro ...

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Le radici del balletto classico: capire l’ABC accademico

La danza classica è un universo fatto di disciplina, grazia e dedizione. Non è soltanto una tecnica, ma un modo di organizzare il corpo nello spazio, di dialogare con la musica e di trasformare la precisione in poesia. Per comprenderne l’essenza, bisogna tornare alle fondamenta: quell’ABC che costruisce ogni gesto e ogni evoluzione. È qui, nelle basi, che si trova il vero cuore del balletto. A – Allineamento: la ricerca dell’asse perfetto Il primo pilastro della danza classica è l’allineamento, una sorta di architettura del corpo che deve essere stabile, elegante e funzionale allo stesso tempo.
 La postura non è mai rigida: è un equilibrio sottile fra energia e morbidezza. La testa si solleva come se un filo invisibile la tirasse verso l’alto, la schiena si allunga senza irrigidirsi, il bacino resta neutro, pronto a seguire ogni variazione.
 Ma il vero segreto risiede nell’en dehors, la rotazione delle gambe dall’anca, simbolo estetico e tecnico del balletto. Questo principio influenza ogni passo, dal più semplice tendu al più spettacolare grand jeté. B – Bilanciamento: l’arte dell’immobilità in movimento Un danzatore classico non cerca solo di muoversi armoniosamente: cerca soprattutto di rimanere padrone del proprio equilibrio.
 Ogni arabesque richiede un centro forte, ...

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Maguy Marin – “May B”: la danza dell’umanità sospesa

Dal 10 al 14 dicembre 2025, al Teatro Bellini di Napoli, un grande appuntamento con la danza contemporanea: May B di Maguy Marin, un’opera che rappresenta un vero e proprio manifesto del teatro-danza. Creata nel 1981 e ispirata ai testi di Samuel Beckett, questa pièce non è solo uno spettacolo, ma un’esperienza immersiva nella condizione umana alla deriva, un viaggio crudo e poetico che l’ha resa un classico irrinunciabile a livello mondiale, con oltre 750 repliche. May B ha segnato l’apice della Nouvelle Danse francese, elevando il linguaggio del corpo a veicolo di profonda riflessione filosofica. In scena dieci figure, i cui volti incipriati e i movimenti goffi e meccanici evocano gli antieroi beckettiani, condannati a un’esistenza di gesti ripetitivi e di un’attesa vana. La coreografia, lungi dall’essere solo estetica, è un’anatomia dell’inettitudine e della tenacia umana, dove la caduta e il grottesco si fondono in una danza di sopravvivenza. L’efficacia emotiva dell’opera è amplificata da una partitura sonora stratificata che spazia dalla malinconia del Lied di Franz Schubert alla musica medievale di Gilles de Binche, fino alle risonanze contemporanee di Gavin Bryars. Questa tessitura musicale crea un potente contrappunto con la desolazione scenica, sottolineando l’atemporalità del tema: l’alienazione, la ...

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L’incanto degli atti bianchi nel balletto accademico

Nel mondo della danza classica, pochi momenti riescono a evocare un senso di incanto e mistero quanto gli atti bianchi. Queste sezioni del balletto, in cui i danzatori si vestono di bianco e si muovono in un’atmosfera rarefatta, rappresentano un’esperienza unica di sospensione e trasfigurazione, capace di incantare chiunque si trovi a osservarle. L’atto bianco è caratterizzato da un’estetica dominata dal colore bianco, che si traduce in costumi leggeri e vaporosi, spesso tutù lunghi, capaci di trasformare i danzatori in creature quasi evanescenti. Questo momento coreografico viene solitamente collocato nel cuore del balletto, spesso nel secondo atto, e si distingue per la sua atmosfera fiabesca e quasi irreale. Questa scelta stilistica non è casuale: il bianco, simbolo di purezza e spiritualità, suggerisce un passaggio dal mondo tangibile ad uno spazio onirico, popolato da spiriti, fate o presenze ultraterrene. L’atto bianco nasce con il Romanticismo, un’epoca in cui la danza si fa veicolo di emozioni profonde e di mondi fantastici. Il balletto Giselle è l’esempio più celebre: nel suo secondo atto, le Wilis – fantasmi di giovani donne tradite – appaiono vestite di bianco, creando un’atmosfera di mistero e malinconia. Da allora, questo momento si è trasformato in una tradizione iconica: ...

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Coreografie aeree al Circo di Stato dell’Ucraina a Milano

Dal 14 novembre all’8 dicembre 2025, Milano accoglierà uno degli spettacoli circensi più attesi dell’anno: il Circo di Stato dell’Ucraina, una compagnia che porta in scena non solo numeri acrobatici spettacolari, ma anche la forza e la speranza di un popolo che continua a creare arte nonostante le difficoltà del proprio tempo. Allestito nello spazio tendone dell’Idroscalo, lo show si preannuncia come un viaggio emozionante tra musica dal vivo, coreografie aeree e momenti poetici, dove la tradizione circense incontra l’energia e la sensibilità dell’Europa dell’Est. L’evento è organizzato da Italy Grandi Eventi, che ha scelto Milano come tappa principale di questo tour italiano, offrendo al pubblico l’occasione di vivere un’esperienza unica, pensata per famiglie, bambini e appassionati di spettacolo dal vivo. Più che un semplice spettacolo, il Circo di Stato dell’Ucraina a Milano sarà un messaggio di coraggio, bellezza e rinascita, un ponte artistico tra culture che parlano la stessa lingua: quella dell’emozione. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com ©️ Riproduzione riservata

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