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Storia e Cultura

Mata Hari: la ballerina che incantò e lasciò un mistero

Nata il 7 agosto 1876 nei Paesi Bassi, Mata Hari si trasformò in un’icona della Belle Époque grazie alle sue performance teatrali che mescolavano esotismo, sensualità e tecnica raffinata. Quando si parla di Mata Hari, il pensiero corre subito alla figura leggendaria di spia e femme fatale, ma pochi ricordano che il suo vero talento risiedeva in un’arte più sottile: la danza. Sul palcoscenico del Théâtre des Champs-Élysées e dei cabaret parigini, Mata Hari portava in scena coreografie ispirate ai rituali orientali, creando illusioni di sensualità e di trasgressione che catturavano il pubblico europeo. La danza di Mata Hari era un equilibrio tra eleganza e provocazione. I suoi movimenti sinuosi, studiati nei minimi dettagli, riuscivano a raccontare storie senza parole, mescolando tradizione orientale e interpretazione personale. Era una pioniera nell’uso del costume come parte integrante della coreografia: veli fluttuanti, copricapi sofisticati, gioielli scintillanti e abiti leggeri diventavano strumenti per accentuare ogni gesto. Nonostante la fama di spia che tragicamente, la portò alla condanna a morte nel 1917, Mata Hari rimane soprattutto una figura simbolo della danza teatrale e dell’esotismo scenico. Oggi Mata Hari resta un simbolo di arte performativa e innovazione artistica, un esempio di come il corpo e il ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Lucille Grahn

Nata Lucile Alexia Grahn-Young (Copenaghen, 30 giugno 1819 – Monaco di Baviera, 4 aprile 1907) è stata la prima ballerina danese di fama internazionale e una delle ballerine più popolari dell’era del balletto romantico. Da giovanissima Lucille Grahn iniziò lo studio coreutico presso la Royal Danish Theatre School di Copenaghen con il Maestro August Bournonville. Il suo debutto sulle scene avvenne con il ruolo principale di Astrid nel Valdemar di Bournonville nel 1835. In seguito Lucille Grahn serbò l’ardente desiderio di esibirsi a Parigi con il Balletto dell’Opéra e questo fatto creò una rottura con Bournonville. Alcuni giornali dell’epoca riportano che Grahn avesse modificato alcuni passi in Valdemar per far ammirare il suo virtuoso gioco di gambe, attirando su di sé il disappunto di Bournonville che segnalò questo sgarbo alla direzione del teatro. Nel 1836, Grahn creò il ruolo principale ne La Sylphide di Bournonville, una inedita versione che vide la commissione di una nuova partitura musicale ad Herman Severin Løvenskjold. Poco dopo a Lucille venne accordato il permesso di trasferirsi a Parigi. La sua partenza avvenne nel 1836, non tornò mai più in Danimarca, tanto che nel 1839 il suo nome venne cancellato dall’organigramma del Royal Danish Ballet per scaduti termini ...

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Nel segno dell’étoile: omaggio ad Elisabetta Terabust

Nel giorno del suo anniversario di nascita, il Giornale della danza ricorda Elisabetta Terabust: un’artista straordinaria che ha attraversato con grazia e determinazione più di mezzo secolo di storia del balletto. Nata il 4 agosto 1946 a Varese con il nome di Elisabetta Magli, la Terabust è stata non solo una delle ballerine più raffinate del Novecento, ma anche una leader carismatica e un’instancabile promotrice della danza in tutte le sue forme. Oggi, a distanza di anni dalla sua scomparsa, il suo nome continua a evocare rispetto, ammirazione e riconoscenza. Formata alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma sotto la guida di Attilia Radice, Elisabetta Terabust entra giovanissima nel corpo di ballo del teatro, dove nel 1966 ottiene il titolo di prima ballerina, per poi diventare étoile nel 1972. Inizia così un percorso artistico che la porterà sui più prestigiosi palcoscenici del mondo. Meravigliosi i suoi ruoli nel repertorio classico: Giselle, La Sylphide, Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Romeo e Giulietta: interpretazioni che fondevano tecnica impeccabile e una profonda sensibilità scenica votata alla ricerca della perfezione. Ma è anche nella danza moderna che Terabust lascia un segno: con  la compagnia dell’Aterballetto e coreografi del calibro di Glen ...

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Luigi XIV, il Re Sole: sovrano della danza

Nel Seicento, il palcoscenico non era solo un luogo per l’arte: era un’estensione del trono. E Luigi XIV, il Re Sole, lo sapeva perfettamente. Prima ancora di imporsi come monarca assoluto, si affermò come protagonista indiscusso della scena. Non solo spettatore di balletti: danzatore, coreografo di potere, regista della propria immagine. A soli quindici anni, Luigi apparve sul palco del Ballet de la Nuit vestito da Sole, circondato da pianeti e stelle. Non era solo una scelta scenografica: era un atto politico. In quel momento, il giovane re stabiliva un principio visivo e simbolico che avrebbe retto l’intero suo regno: tutto ruota attorno a me. Ma quella performance non fu un evento isolato. Per oltre vent’anni, Luigi danzò pubblicamente in numerosi spettacoli, assumendo spesso ruoli allegorici: Apollo, Marte, Ercole. Ogni figura mitologica diventava specchio del sovrano. I movimenti del suo corpo, eseguiti con disciplina ferrea, erano parte integrante della sua autorità. Ogni passo, un’affermazione del suo dominio. Ogni inchino, un gesto di conquista. La danza alla corte di Luigi non era mai solo intrattenimento. Era cerimonia, strategia, architettura sociale. Ballare a Versailles significava occupare uno spazio nel cerchio del potere. Chi non sapeva danzare, letteralmente e simbolicamente, era fuori scena. ...

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Maître de ballet: il cuore nascosto della danza

Nel mondo affascinante e rigoroso del balletto classico accademico, gli spettatori tendono a focalizzarsi sui ballerini, sulle étoile, sui coreografi o sui teatri prestigiosi. Tuttavia, dietro ogni blasonata compagnia, dietro ogni interpretazione impeccabile e ogni gesto che sfiora la perfezione, esiste una figura discreta ma fondamentale: il maître de ballet. Una sorta di direttore d’orchestra senza bacchetta. Il termine francese si traduce letteralmente in “maestro del balletto”, ma questa definizione non rende giustizia alla complessità e delicatezza del suo ruolo. È una figura ponte tra l’arte e la disciplina, tra la tradizione e l’evoluzione della danza. Un artigiano dell’eccellenza, che lavora lontano dai riflettori per garantire che ogni gesto, intenzione o dettaglio sia veicolo di autenticità e grazia. Il maître è responsabile dell’allenamento quotidiano dei ballerini, della trasmissione del repertorio e dell’integrità stilistica delle coreografie, siano esse classiche, neoclassiche o contemporanee. In molte compagnie, è anche l’occhio esterno che supervisiona le prove, corregge dettagli minimi ma cruciali, armonizza i movimenti e la musicalità del corpo di ballo per garantire che ogni produzione rifletta il livello artistico e tecnico richiesto. Non è semplicemente un insegnante: spesso è un ex ballerino di altissimo e prestigioso livello, con anni di onorata e comprovata ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Augusta Maywood

Augusta Maywood (New York, 5 marzo 1825 – Leopoli, 3 novembre 1876) nata Williams, era figlia degli attori teatrali Henry Williams e Martha Bally. Fu la prima ballerina americana a raggiungere il rango di Prima Ballerina in Europa e celebrata interprete dell’era del balletto romantico. Prese il cognome dal suo patrigno Robert Campbell Maywood in seguito alle seconde nozze di sua madre. Studiò sotto la guida dell’ex ballerino dell’Opéra di Parigi Paul H. Hazard insieme alla sua rivale Mary Ann Lee (luglio 1824 – 25 gennaio 1899). Fu la prima protagonista del capolavoro ballettistico Giselle in America, precisamente nella città di Boston nel 1846. L’americana Mary Ann Lee, altrettanto famosa artista dell’era del balletto romantico, debuttò nel 1837 con la coreografia The Maid of Cashmere al Chestnut Street Theatre in coppia con Augusta Maywood. Il pubblico fu entusiasta di entrambe e fomentò una rivalità tra le due artiste. Insieme si esibirono in una produzione di The Dew Drop, o La Sylphide nel 1838. Maywood poi si trasferì in Europa per studiare danza mentre Lee rimase a Philadelphia. Lee ballò per la prima volta in La Bayadère nel 1839 che rimase uno dei suoi ruoli preferiti per il resto della carriera. ...

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95 anni fa nasceva Paul Taylor: l’architetto del movimento

Quando si parla di danza moderna americana, nomi come Martha Graham o Merce Cunningham emergono con prepotenza. Eppure, tra le colonne portanti di questo linguaggio corporeo del Novecento, Paul Taylor ha occupato un posto unico, spesso in bilico tra l’eleganza classica e la ribellione sperimentale. La sua arte ha sfidato le convenzioni pur senza mai distruggerle, trasformando il corpo umano in un veicolo di ironia, lirismo e sorprendente umanità. Paul Taylor nacque il 29 luglio 1930 a Wilkinsburg, in Pennsylvania, e si formò in pittura e nuoto prima di dedicarsi interamente alla danza. Studente alla Juilliard School, si affermò presto come danzatore nel leggendario ensemble di Martha Graham, con cui collaborò negli anni ’50. L’influenza della Graham fu importante, ma Taylor non tardò a trovare una sua propria voce coreografica — una voce a volte ironica, altre volte filosofica, sempre sincera. Ciò che distingue Paul Taylor da molti suoi contemporanei è l’ampiezza della sua visione artistica. Il suo repertorio, che comprende oltre 140 coreografie, è un labirinto stilistico: dalla satira sociale di “Big Bertha” (1970) all’astrazione sublime di “Esplanade” (1975), ogni opera è costruita con un senso profondo della teatralità e del tempo musicale. La “Paul Taylor Dance Company”, fondata ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Fanny Cerrito

Fanny Cerrito (Napoli, 11 maggio 1817 – Parigi, 6 maggio 1909) fu una delle più famose ballerine dell’era romantica. Fu molto apprezzata nella danza di carattere e di mezzo carattere. Il suo nome di battesimo completo era Francesca Teresa Giuseppa Raffaela Cerrito. Veniva apprezzata per “quel bello, che quando si ammira nelle famose opere dei greci artisti, viene detto ideale”. Studiò a Napoli con Filippo Izzo, danzatore e coreografo del Teatro di San Carlo e con Pietro Hus. Danzò per la prima volta in pubblico a quindici anni, al Teatro del Fondo, nel balletto Oroscopo di Giovanni Galzerani del quale è stata anche protagonista in I tre gobbi di Damasco, Gli empirici e Buondelmonte.  A Napoli presentò inoltre i balletti di Salvatore Taglioni: Bianca di Messina, L’Eredità, Amore e Psiche. Negli anni seguenti conquistò i teatri di quasi tutte le capitali europee. Divenne prima ballerina nel 1938 del Teatro alla Scala debuttando nel 1937 in una coreografia di Antonio Monticini intitolata I Veneziani a Costantinopoli. A Milano Fanny Cerrito si perfezionò con Carlo Blasis e con Annunciata Ramaccini. Dal 1840 al 1848 fu prima ballerina presso il His Majesty’s Theatre, conquistando le platee inglesi dove il successo si rivelò straordinario: nessun’altra ballerina dell’epoca ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Fanny Elssler

Fanny Elssler (Gumpendorf, 23 giugno 1810 – 27 novembre 1884) è stata una ballerina austriaca del periodo romantico. Nata in un quartiere di Vienna, suo padre Johann Florian Elssler era un dipendente di Nikolaus I (principe della nobile casata ungherese degli Esterházy) ed in seguito divenne il cameriere del compositore Franz Joseph Haydn (Rohrau, 31 marzo 1732 – Vienna, 31 maggio 1809) rimanendo per tutta la vita a fianco del grande esponente del classicismo viennese. Fanny Elssler visse appieno la stagione del Romanticismo, affascinando il pubblico con un temperamento fortemente sensuale e doti artistiche ineguagliabili, oltre ad una capacità drammatica senza pari. Da giovanissima iniziò a studiare l’arte del balletto. Tenne il suo debutto sul palcoscenico del Kärntnertortheater di Vienna all’età di sei anni. Ballava quasi sempre con la sorella Therese, che aveva due anni più di lei. Entrambe si formarono coreuticamente con il ballerino e coreografo francese Jean-Pierre Aumer (Strasburgo, 21 aprile 1774 – Saint-Martin-de-Boscherville, 6 luglio 1833) e con il maestro di balletto e impresario Friedrich Horschelt (Colonia, 14 aprile 1793 – Monaco di Baviera, 9 dicembre 1876). Studiarono anche a Napoli con il rinomato ballerino e coreografo milanese Gaetano Gioja che giocò un ruolo fondamentale nella trasformazione ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Carlotta Grisi

Nata in Istria (Visinada, 1819 – St. Jean, Ginevra, 1899) da una famiglia di cantanti, Carlotta Grisi (nome completo Caronne Adele Josephine Marie Grisi) decise di dedicarsi allo studio della coreutica. Entrò alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano a sette anni e già a dieci anni danzava nel Corpo di ballo scaligero. Carlo Blasis fu il suo autorevole maestro. Durante una tournée con la Scala a Napoli incontrò Jules Perrot il quale divenne suo Maestro e amante. Debuttò a Londra nel 1836 e si esibì con Jules Perrot. Apparve poi a Parigi al Théâtre de la Renaissance (1840 dove cantò e ballò nella produzione intitolata Le Zingaro) e un anno dopo, andò in tournée con Perrot in altre parti d’Europa. Grazie ai contatti di Perrot, la coppia lavorò a Parigi, Londra, Vienna, Monaco e Milano, dove lei cantò e ballò, anche se divenne celebre e celebrata per l’arte del balletto. Danzando le coreografie di Perrot ottenne forte visibilità e ammirazione sia dal pubblico che dalla critica. Nel 1841 debuttò ne La favorita di Gaetano Donizetti, coreografata da Perrot all’Opéra di Parigi. Il suo ruolo più importante è senza dubbio quello di Giselle nel più grande balletto ...

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