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Storia e Cultura

I più bei costumi della danza nella storia del cinema: un incontro tra arte e moda

Quando la danza incontra la moda non può che nascere un binomio vincente. E quando il tutto viene trasportato sul grande schermo allora diviene leggenda. Quante volte siamo rimasti incantati di fronte ad alcune pellicole che ci hanno colpito anche grazie alle mise dei protagonisti? Il Giornale della Danza ripercorre insieme a voi alcuni film che hanno saputo stupirci grazie ai costumi di danza. Mouline Rouge con Nicole Kidman Il film vincitore di due premi Oscar nel 2002, per la migliore scenografia e per i migliori costumi che sono di Catherine Martin e Angus Strathie. I creativi per questo capolavoro hanno realizzato oltre 450 abiti di scena! La pellicola è ambientata a Parigi nel 1899. Satine, Nicole Kidman, è l’étoile del Moulin Rouge, noto locale notturno di Montmartre. La cortigiana è la più desiderata ed è anche pronta a vendere i propri favori al miglior offerente. Finché un giorno arriva il giovane e timido scrittore Christian che si innamora di lei. Interessato a Satine è anche un ricchissimo Duca di Monroth che è pronto, pur di averla in esclusiva, a farla diventare un’attrice. L’atmosfera della pellicola tra l’esotico, il parigino più puro e il moderno look da soubrette colpì anche la moda. Nel 2001, anno di uscita ...

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Storia della danza: Alla riscoperta di balletti dimenticati di Flavia Pappacena

  Flavio rianimato ovvero il Filosofo inimico delle Donne di Giuseppe Salomoni (Venezia 1764) Con questo articolo volgiamo lo sguardo alla danza italiana che tanto peso ha avuto sull’evoluzione del balletto europeo tra il XVIII e il XIX secolo. In particolare, osserviamo il genere “grottesco” della metà del Settecento, genere che, come suggerisce il termine, era una modalità di danza acrobatica mista a pantomima, realizzata da Maschere della Commedia dell’Arte o da figure standardizzate (Giardinieri, Buffoni di corte, Marinai, Soldati ecc.) definite “Caratteri”. Queste bizzarre figure erano protagoniste di scenette basate su brevi vicende molto vivaci e su vistosi effetti scenografici, che non di rado scivolavano in situazioni paradossali. Per dare un’idea di quest’ultimo caso, riportiamo un ballo rappresentato a Venezia nel 1764 all’interno (tra il primo e il secondo atto) del dramma giocoso per musica Li Creduti spiriti. Si tratta di un raro esempio di ballo “integrato” (in continuità con il soggetto dell’opera), infatti il personaggio di riferimento è Flavio, protagonista dell’opera, e le scene di magia, giocate sull’assurdo e l’imprevedibile, sono anch’esse coerenti con il primo atto. Coreografo è Giuseppe Salomoni (detto “di Portogallo”) che, insieme al padre Giuseppe e al fratello Francesco, fu uno dei più interessanti ...

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Storia della Danza. Alla riscoperta di balletti dimenticati di Flavia Pappacena

  Elerz e Zulnida di Louis Henry (Milano, Teatro alla Scala, 6 maggio 1826). Musica di Cesare Pugni. Interpreti principali: Antonia Pallerini e Nicola Molinari. Scene di Alessandro Sanquirico. Nel 1844, in Studi sulle arti imitatrici, Carlo Blasis scrive che il genere “detto romantico”, “introdotto da venti anni a questa parte in ogni ramo di letteratura, ha confuso tutti i generi e ne ha fatto un genere misto”. Questa frase desta grande curiosità, se si considera che la storiografia della danza è concorde nell’attribuire l’avvio del balletto romantico francese agli inizi degli anni Trenta, più precisamente alla prima de La Sylphide (1832) o al suo prodromo Le Ballet des nonnes damnées (1831). Il balletto di cui parleremo in questa sede, Elerz e Zulnida (1826), testimonia, invece, come la sensibilità romantica serpeggi da tempo nell’ambiente ballettistico francese stimolata dai testi shakespeariani, dalle tragedie di Friedrich Schiller, oltre che dagli innovativi racconti  di Charles Nodier, autore di Trilby Il folletto di Argail  (1822), a cui è ispirato La Sylphide. Ne avevamo dato informazione già in una puntata precedente del giornaledelladanza.com (25/10/2015), quando avevamo posto l’attenzione sul Balletto delle suore dannate (Ballet des nonnes damnées). Elerz e Zulnida, “azione mimica di carattere”, fu composto da Louis Henry, ...

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A Natale scoppia una malattia che ha un nome: il balletto “Schiaccianoci”. Di Alberto Testa

A New York ogni anno scoppia, insieme alle malattie di stagione (raffreddore, influenza, morbillo, rosolia, scalattina, ecc,) un’altra malattia che si chiama il balletto “Schiaccianoci”. Anche da noi, in Europa, a Londra come a Parigi, a Roma come a Milano, sotto le feste natalizie, riappare questo fortunato balletto fantastico. E’ quasi inevitabile per la gioia dei bambini, come per il divertimento degli adulti. E’ un regalo che dal 18 dicembre 1892 ci ha fatto il Teatro Marijnsky di San Pietroburgo grazie a Piotr Cijaicovsky, musicista e al librettista-coreografo Marius Petipa. Si tratta in realtà di un racconto “Schiaccianoci e il Re dei Topi” di Ernst Thomas Amadeus Hoffmann. Non si sa se fu malattia diplomatica o per qualche altro motivo, ma il compito di comporne la coreografia fu poi affidato in un secondo tempo a Lev Ivanov, maestro in seconda di Petipa. Pare che il lavoro compositivo incontrò da ambo le parti non poche difficoltà soprattutto causa i precedenti contatti di sofferenza tra il musicista e Petipa coreografo. Tali punti di dissenso continuarono durante il non facile cammino del balletto.   Ancora oggi “Schiaccianoci” sta subendo rivolgimenti diversi, ma immutabile permane sempre fascino e successo. Il motivo risiede nella sua ...

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Speciale “Schiaccianoci”: una prospettiva storica

Che Natale sarebbe senza la magia de Lo Schiaccianoci? Sembrerebbe una domanda retorica, ma per gli appassionati e i ballettofili di tutto il mondo si tratta di una tradizione davvero irrinunciabile, poiché da sempre The Nutcracker rappresenta il simbolo dell’atmosfera natalizia. Balletto in due atti, firmato dal genio coreografico di Marius Petipa e dal suo successore Lev Ivanov, su musiche di Čajkovskij (Op. 71), Lo Schiaccianoci fu commissionato dal Direttore dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij e debuttò al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892 nella versione di Lev Ivanov che aveva preso il posto di Petipa perché quest’ultimo si era ammalato. Il libretto è tratto dal racconto Lo Schiaccianoci e il re dei topi di ETA Hoffmann (1816), nella versione edulcorata e semplificata di Alexandre Dumas padre Storia di uno schiaccianoci (1845). La produzione originale, diretta interamente da Riccardo Drigo, non fu un successo. Tra gli interpreti di questa prima versione del balletto Antonietta Dell’Era, Pavel Gerdt, Olga Preobrajenska e Nicolaj Legat. Il ruolo di Clara era interpretato da una bambina della scuola di ballo del Teatro Mariinskij. Ciò che non aveva gradito la critica russa era la trama non plausibile e l’allestimento considerato da ...

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Il Musée Yves Saint-Laurent di Parigi apre eccezionalmente i suoi archivi: in mostra i costumi di Zizi Jeanmaire

In occasione della Notte europea dei musei 2018, il Musée Yves Saint-Laurent di Parigi apre eccezionalmente i suoi archivi e, per il tempo di un solo week-end, da venerdì 18 a domenica 20 maggio, espone una selezione di sette costumi realizzati dal couturier francese per la ballerina Zizi Jeanmaire: capolavori di virtuosismo sartoriale, prodezze tecniche di strass, paillettes, piume colorate. Come un traguardo che segna l’inizio di un percorso ancora più lungo, il 3 ottobre a Parigi e il 19 ottobre a Marrakech sono state inaugurate le due sedi del museo dedicato a Yves Saint Laurent, l’insuperato, perché insuperabile, inventore della moda della seconda metà del Novecento, scomparso il 1 giugno del 2008. E di lui si può dire che «aveva soltanto 72 anni». Pierre Bergé, l’uomo a cui si deve l’ostinazione che ha portato all’apertura del museo e che fin dal giorno della scomparsa del suo compagno ne ha preservato il lavoro nella Fondation Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, non ce l’ha fatta a vedere l’opera compiuta: se n’è andato nella notte tra il 7 e l’8 settembre a 86 anni, un mese prima dell’apertura al pubblico della missione degli ultimi dieci anni della sua esistenza. Un vero peccato, perché è stato lui che l’ha spinto ad aprire la Maison, ...

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“L’origine della Seconda e della Quarta arabesco” di Flavia Pappacena

“Tra storia e tecnica della danza” Nei due articoli precedenti, “La Pirouette delle origini” e “La nascita delle punte della danza accademica”, avevamo posto l’accento sulle grandi trasformazioni avvenute nel mondo accademico francese nell’ultimo decennio del Settecento a seguito dei rivolgimenti sociali e culturali che avevano scosso non solo la Francia ma l’intera Europa. Il Neoclassicismo incalzante e il gusto greco dilagante avevano imposto l’estetica classica in tutte le arti e avevano fornito modelli non solo alla pittura e alla scultura ma anche al balletto accademico. Le pubblicazioni sui reperti archeologici di Ercolano e Pompei, prodotte a partire dagli anni Cinquanta del Settecento, avevano restituito un repertorio di Menadi danzanti e di Centauri in atteggiamenti vigorosi, rappresentandoli in una dimensione fantastica con sfondi astratti e posizioni dei corpi sospesi nell’aria. Altre figure danzanti e personaggi di scene teatrali si mostravano anch’essi negli atteggiamenti più disparati tra cui alcuni con la schiena rivolta allo spettatore. Se già Raffaello, in seguito agli scavi realizzati alla fine del Quattrocento nelle ville imperiali romane, aveva ampiamente attinto a questo eterogeneo repertorio antico per istoriare le Logge Vaticane, Antonio Canova aveva fatto dei documenti classici un modello di varietà e di gusto. Le sue Danzatrici ...

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Rudolf Nureyev tante vite e una sola danza

Rudolf Nureyev, non è stato soltanto il più grande ballerino del novecento, ma anche l’artefice di una profonda trasformazione della danza classica, ma, fuori scena, l’icona di un modo di vivere ribelle, libero e anticonformista. Ha segnato profondamente il costume a metà del 900 mentre il mondo occidentale usciva dai pregiudizi e dall’ipocrisia del dopoguerra. Sicché oggi chiunque calchi un palcoscenico non può dimenticare il segno da lui lasciato, con il quale deve inevitabilmente confrontarsi. La Morte di Rudolf Nureyev, il 6 gennaio del 1993, ha creato nel mondo della danza un vuoto immenso, che difficilmente sarà colmato. E’ stato spesso definito un “genio della danza” e anche “l’erede naturale di Nijinsky”, il grande danzatore russo degli inizi del XX secolo e innovatore della coreografia. Nureyev, in effetti, esaltò la figura del ballerino maschio, così come aveva fatto Nijinsky mezzo secolo prima. Nel balletto classico, l’uomo aveva un rilievo secondario, rispetto alla ballerina; la sua funzione era semplicemente quella di esaltare la bravura della donna, facendola volare più in alto possibile. Nureyev non accettò questa differenza tra i ruoli, con lui la danza e la tecnica maschile acquistarono una nuova e diversa fisionomia, un’importanza pari, se non superiore, a quella della ...

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Roberto Bolle, l’étoile dei due mondi

Roberto Bolle è senz’altro oggi il ballerino più conteso dai teatri e dai coreografi di tutto il mondo e non potrebbe essere diversamente quando si nasce con un talento come il suo e lo si coltiva con tanta cura e dedizione. E’ nato a Casale Monferrato il 26 marzo del 1975 ed ha iniziato giovanissimo i suoi studi nella Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano: “La carriera nel mondo della danza si sviluppa prestissimo, da giovanissimo. Bisogna sviluppare doti da atleta, curare l’interpretazione e lo studio. Dopo i 40 anni c’è un evitabile declino fisico. La carriera è breve, bisogna darsi da fare per dare il massimo molto presto”. Il primo a notarlo fu il più grande danzatore della storia, Rudolf Nureyev, che gli affidò il ruolo di Tadzio nell’opera “Morte a Venezia” di Benjamin Britten. Roberto aveva solo 15 anni e un futuro da stella davanti a sé. L’incontro con Nureyev è stato determinante: “Mi ha dato soprattutto dei consigli tecnici, correggendomi alla sbarra e in alcuni esercizi. In un certo senso, mi ha aggiustato l’impostazione di base. Ero molto giovane e ne avevo davvero un grande bisogno”. Nel 1990 ha ricevuto numerosi riconoscimenti, nazionali e ...

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La tecnica maschile – Lo stile di Arthur Saint-Léon – di Flavia Pappacena

“Tra storia e tecnica della danza” di Flavia Pappacena   La tecnica maschile – Lo stile di Arthur Saint-Léon   Arthur Saint-Léon (1815-1870) viene ricordato per la sua multiforme competenza di violinista e di coreografo (soprattutto del celebre balletto Coppelia andato in scena all’Opéra di Parigi il 25 maggio 1870), ma difficilmente lo si ricorda come danzatore. Si era formato con il padre Arthur Michel nella linea della scuola dell’Opéra di Parigi e in breve tempo aveva raggiunto la notorietà come danzatore di grandi capacità tecniche e interpretative. Riguardo alle esibizioni degli anni Quaranta in Francia, in Inghilterra e in Italia, tutte le recensioni che uscirono sui giornali concordano nel rilevare una tecnica vigorosa e dal tratto fortemente mascolino, una tecnica caratterizzata da una non comune capacità di elevazione nel salto e da una perizia nell’eseguire veloci ed estremamente elaborate pirouettes. In Italia, in cui era ancora in auge la tradizione autoctona fondata su una tecnica asciutta e di stampo decisamente atletico, Saint-Léon fu apprezzato, invece, per la leggerezza, la morbidezza e la grazia, oltre che per la rara capacità di sospendere il corpo nell’aria durante il salto. Prerogativa, questa, che fu eguagliata in seguito da altri danzatori, ma per ...

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