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Stagione 25/26 al Comunale Luca Ronconi di Gubbio

Il commento del Direttore del TSU Nino Marino: “In una città come Gubbio, che porta con sé un’eredità storica e culturale straordinaria, il teatro rappresenta non solo un luogo di spettacolo, ma un presidio di comunità. In un tempo sempre più veloce e digitale, il valore dell’arte dal vivo diventa essenziale: ci ricorda la forza dell’incontro, della presenza e dello sguardo condiviso. La nuova Stagione porta a Gubbio grandi maestri della scena, nuove voci della drammaturgia contemporanea, momenti di riflessione civile e il linguaggio della danza: un percorso pensato per offrire alla città e al suo pubblico la bellezza e la necessità del teatro, oggi più che mai.” Il Sindaco del Comune di Gubbio Vittorio Fiorucci: “La nuova Stagione del nostro Teatro Comunale Luca Ronconi rappresenta un appuntamento fondamentale per la vita culturale della città. Il cartellone 2025/26 è ricco di proposte di altissimo livello che intrecciano i grandi classici, la contemporaneità e nuovi linguaggi scenici. Il teatro è luogo di incontro, di crescita e di riflessione: come Amministrazione siamo orgogliosi di sostenere una programmazione capace di offrire emozioni e strumenti di comprensione del presente, valorizzando al tempo stesso il patrimonio culturale di Gubbio.” L’Assessore alla Cultura Paola Salciarini: “Questa ...

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La disciplina classica è la madre di tutte le danze

La danza classica è la radice da cui si sono sviluppati molti stili coreutici moderni. Nata nelle corti europee del Rinascimento e codificata alla corte di Luigi XIV, ha dato origine a un linguaggio tecnico preciso e universale. Le sue cinque posizioni, la postura eretta e l’en dehors costituiscono ancora oggi la base della formazione di ogni ballerino. Al contrario, rappresenta un fondamento solido che permette a chi la padroneggia di affrontare con facilità anche gli stili più moderni: dal contemporaneo al jazz, dalla danza urbana al teatro-danza. La danza classica è una disciplina altamente tecnica. Richiede anni di studio, rigore costante e una dedizione quasi ascetica. Ogni passo, ogni linea del corpo, ogni port de bras è studiato con precisione matematica. Questa codificazione rigida ha permesso alla danza classica di diventare il “vocabolario” su cui si sono sviluppati moltissimi stili. Un ballerino classico può adattarsi con maggiore facilità a nuovi stili proprio perché possiede una base tecnica solida. Nei teatri e nelle scuole, il balletto continua ad essere un punto di riferimento, non solo per preservare la tradizione, ma per nutrire l’evoluzione della danza. Definire la danza classica come la madre di tutte le danze non è un’esagerazione, ma ...

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Il Principal dancer Martin ten Kortenaar “allo specchio”

Balletto classico preferito? Onegin. Balletto contemporaneo preferito? Di recente ho avuto modo di ballare Gods and Dogs di Jiří Kylián, che è stato incredibile. Il teatro del cuore? Il Muziektheater di Amsterdam. Non è un teatro classico europeo, ma è lì che ho trascorso una parte importante della mia carriera. Un romanzo da trasformare in un balletto? Mi piacerebbe vedere un libro di Haruki Murakami trasformarsi in un balletto, come Killing Commendatore. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Sarebbe terribile, ma penso che il balletto tratto da Star Wars possa essere davvero divertente. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Yugen di Wayne McGregor. Costumi semplici che si abbinavano magnificamente alla coreografia. Quale colore associ alla danza? Blu scuro. Che odore ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per il balletto? Romeo e Giulietta. Si capisce ogni scena semplicemente ascoltando la partitura musicale. Il film di danza imperdibile? Non so se conta, ma Cantando sotto la pioggia è sempre fantastico. Due miti della danza del passato, uno maschile e uno femminile? Erik Bruhn è stato straordinario, così come Evelyn Hart. Il tuo “passo di danza” preferito? Non direi di avere un ...

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La danza classica è una vera scuola di vita

C’è un momento, poco prima che il sipario si apra, in cui il tempo sembra trattenere il fiato. Il pubblico siede in attesa, le luci si abbassano, e tutto tace. Poi, arriva il primo movimento: una figura emerge dal buio, il corpo si fa musica, la musica diventa racconto. È in quel preciso istante che il balletto classico compie il suo incantesimo — antico, eppure sorprendentemente attuale. Questa non è solo danza. È una forma di pensiero. Un modo di raccontare il mondo sulle punte, senza bisogno di parole. Nel cuore del balletto classico c’è un paradosso: appare etereo, ma nasce dal rigore. I danzatori, dietro quella leggerezza quasi soprannaturale, portano sulle spalle anni di fatica, disciplina, errori corretti migliaia di volte. Il corpo si plasma, si adatta, si ribella e infine si arrende alla forma, diventando canale per qualcosa di più grande: il significato. Il balletto resta fedele al tempo lento. Ripete, affina, ascolta. È una cultura della pazienza, una bellezza conquistata centimetro per centimetro. E questa lentezza — così lontana dalla fretta del nostro quotidiano — è forse la sua forma più potente di resistenza. Il balletto è una lingua antica e mutevole, scolpita nei corpi e nei ...

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La danseuse étoile Clairemarie Osta “allo specchio”

Balletto classico preferito? La Dame aux camélias di John Neumeier. Balletto contemporaneo preferito? La Sagra della Primavera di Pina Bausch. Il teatro del cuore? Palais Garnier. Un romanzo da trasformare in un balletto? Il piccolo principe (Le Petit Prince) di Antoine de Saint-Exupéry (in uscita con la Scuola di Ballo dell’Opéra di Parigi nell’aprile 2026). Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Alcuni diretti da Tim Burton. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? L’abito bianco de La Dame aux camélias. Quale colore associ alla danza? Velluto rosso. Che odore ha la danza? Legno. La musica più bella scritta per il balletto? Il pomeriggio di un fauno di Debussy e Il lago dei cigni di Čajkovskij. Il film di danza imperdibile? Billy Elliot di Stephen Daldry e Les jours heureux di Chloé Robichaud. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Violette Verdy e Nicolas Le Riche. Il tuo “passo di danza” preferito? Ballotté. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Nessuno! Tutti! È il bello di essere tutti e nessuno nella stessa vita! Chi è stato il genio per eccellenza dell’arte coreografica? William Forsythe ...

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Erik Bruhn: l’eleganza immortale del balletto

A 96 anni dalla nascita di Erik Bruhn, il mondo della danza celebra ancora il genio, la grazia e la disciplina di un artista che ha ridefinito l’archetipo del danzatore classico maschile. Nato il 3 ottobre 1928 a Copenaghen, Erik Belton Evers Bruhn è stato non solo uno dei ballerini più ammirati del XX secolo, ma anche un interprete, coreografo e direttore artistico che ha lasciato un’impronta profonda e duratura nel mondo del balletto. Formatasi alla Royal Danish Ballet School, Bruhn incarnava lo stile raffinato e controllato della scuola danese, ma il suo talento lo portò presto a calcare i più prestigiosi palcoscenici internazionali: dal Balletto Reale Danese al New York City Ballet, fino all’American Ballet Theatre, dove divenne una leggenda. In un’epoca in cui il virtuosismo cominciava a prevalere sull’eleganza, Bruhn rappresentava una voce fuori dal coro. Il suo stile era caratterizzato da una purezza tecnica impeccabile e da un lirismo mai ostentato. Quando danzava, sembrava raccontare senza parole: ogni gesto, ogni salto, ogni linea del corpo era espressione di un sentire profondo, filtrato attraverso una tecnica rigorosa e quasi ascetica. Dietro l’apparenza aristocratica e la compostezza scenica, Bruhn era un uomo complesso, profondamente sensibile. La sua riservatezza, a ...

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Infant Spirit: discesa e risalita nell’intimità [RECENSIONE]

Infant Spirit è un assolo intenso e raccolto, che Marco Goecke ha concepito come omaggio a Pina Bausch, e che si snoda come un piccolo viaggio fissato nella carne e nel respiro di Rosario Guerra. È un pezzo che non cerca la narrativa esplicita, ma lavora con la tensione, il gesto, il corpo come oracolo, come luogo di memoria e desiderio. La musica di Antony and the Johnsons, con la sua voce fragile e struggente, crea il paesaggio emotivo su cui la danza si proietta — non come mera illustrazione, ma come eco, come contrasto, come luogo di risonanza. Goecke costruisce Infant Spirit attorno ad alcune idee forti: la vulnerabilità, la tensione — interna ed esterna —, la contrazione, la difesa, ma anche l’apertura improvvisa, la speranza che cerca di farsi spazio. I movimenti sono bruschi, gli arti angolari, spesso il busto incurvato, le spalle arcuate; l’asse del corpo talvolta sembra quasi ceduto al peso dell’insicurezza, alla paura che somigli ad una presenza fisica. Il collo “affondato”, la testa che si ritrae, lo sguardo che lotta tra fuga e attrazione della luce — sono tutti elementi che comunicano non solo il disagio, ma la libertà che il disagio contiene. C’è ...

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La Dresden Frankfurt Dance Company a Reggio Emilia

Sabato 4 ottobre 2025 alle ore 20.30, al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, Festival Aperto 2025 presenta la Dresden Frankfurt Dance Company con una serata a doppia coreografia: Undertainment di William Forsythe e Lisa di Ioannis Mandafounis, su musica dal vivo. Riconosciuto come uno dei coreografi più influenti della fine del XX secolo, William Forsythe ha guidato il Ballett Frankfurt dal 1984 al 2004 e, successivamente, dal 2005 al 2015, ha diretto The Forsythe Company, poi rinominata Dresden Frankfurt Dance Company. Per la prima volta, torna a collaborare con la compagnia, presentando un nuovo lavoro incentrato sull’improvvisazione. Il titolo nasce dall’incontro dei due termini inglesi under e entertainment, a significare il realizzare uno spettacolo che non sia intrattenimento per sé stesso. Come in un caleidoscopio, all’interno di una cornice chiara e strutturata, il coreografo fa emergere schemi imprevedibili e sorprendenti, invitando i danzatori ad esplorare, senza limiti, il sistema di movimento che essi stessi hanno creato. Al pubblico spetta il compito di seguire questa esplorazione e di sperimentare il lavoro come un sistema vivo e pulsante. In un naturale passaggio di testimone, la seconda parte della serata vede protagonista il coreografo e danzatore greco Ioannis Mandafounis, che si è ...

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L’étoile Calvin Royal III “allo specchio”

Balletto classico preferito? Romeo e Giulietta coreografato da Sir Kenneth MacMillan. Balletto contemporaneo preferito? Revelations di Alvin Ailey. Il teatro del cuore? Del mio cuore… Metropolitan Opera House, New York City. Un romanzo da trasformare in un balletto? Beloved di Toni Morrison. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Call Me By Your Name. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Apollo e il Principe Sigfrido. Quale colore associ alla danza? La danza è un’espressione così varia e ogni stile, emozione e movimento porta con sé il proprio colore e la propria energia. Il balletto può essere caratterizzato da tenui colori pastello o da un audace bianco e nero. Il contemporaneo può essere caratterizzato da blu profondi o toni terrosi, e qualcosa di gioioso e passionale può esplodere in rossi, arancioni o ori brillanti. La danza, per me, è tutto questo! Che profumo ha la danza? La danza ha un odore misto di polvere di colofonia, sudore, un leggero odore di gomma dei pavimenti in studio, il calore delle luci del palcoscenico, il trucco e la lacca per capelli. La musica più bella scritta per il balletto? Sono un grande fan di Chopin, Čajkovskij ...

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Danza, depressione e rinascita

La depressione è una delle sfide più difficili che una persona possa affrontare, un velo che oscura la quotidianità e rende arduo anche il più semplice gesto. Negli ultimi anni questo ‘male dell’anima’ si è diffuso a macchia d’olio, complice una società sempre più spersonalizzata, caratterizzata da relazioni superficiali e guidata da un giudizio costante e continuo. Con la sua forza espressiva e liberatoria, la danza si rivela uno strumento prezioso per chi cerca una via d’uscita dal buio interiore. Equiparata da studi neuroscientifici ad altre attività fisiche come la corsa, lo yoga o andare in bicicletta, la danza emerge come generatrice di maggiori e importanti benefici clinici per combattere la depressione. Danzare infatti è un prima di tutto un atto di presenza mentale. Richiede di ascoltare le proprie emozioni e trasformarle in movimento. Ogni passo contribuisce a ricostruire autostima e fiducia in se stessi e permette di ritrovarsi. La sala prove si trasforma in uno spazio di guarigione, un luogo sicuro in cui la sofferenza e l’angoscia possono essere vissute ed esposte attraverso il gesto. Grazie alla danza la sofferenza viene affrontata e allontanata, si riscopre il piacere di vivere e si impara a superare gli ostacoli con uno ...

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