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“Danza chi, come e perché?” – La Posta di Anna Maria Prina

Gentile Signora Prina, quando osserva un danzatore ballare, oltre alla pulizia dei movimenti, cosa non dovrebbe mai mancare per Lei durante una performance?

(Andrea da Caserta)

Caro Andrea, un danzatore professionista per essere definito tale dovrebbe avere allure (portamento-aire, come dicevano Carlo Blasis e Cecchetti), personalità, eleganza, espressività, sicurezza e carisma. In realtà è difficile trovare tutte queste doti in un solo ballerino, quindi mi accontenterei di trovarne almeno due per distinguerlo dal mero esecutore di passi. Per quanto riguarda la tecnica, la pulizia dei movimenti è per me fondamentale, ma non deve essere fine a se stessa, bensì un mezzo per poter diventare interpreti superiori. Quanto detto vale senz’altro per la danza classica, ma anche la contemporanea spesso ne tiene conto. Secondo il mio parere, al giorno d’oggi si tende a puntare troppo sulla fisicità dell’esecuzione, ovvero sulla tecnica forte e strabiliante (quella che io chiamo acrobazia da circo), senza curare lo stile e l’eleganza dei movimenti. Ma sono proprio questi ultimi a non dover mai mancare in una performance da professionista. Cari saluti.

Cara Signora Prina, sarei curioso di domandarle con quale teatro, oltre alla Scala di Milano, ha un rapporto speciale?

(Flavio da Trieste)

Devo dire che dopo la Scala il mio secondo Teatro del cuore è senz’altro il Bolshoi di Mosca, dove ho trascorso due stagioni di perfezionamento negli anni ’60. Da allora sono tornata a Mosca quasi ogni anno, con grande mia gioia, per il Concorso di Mosca e per coreografie di Opera, o semplicemente invitata a vedere spettacoli del Teatro e della Scuola. Gli anni del perfezionamento sono stati anni importantissimi per me, anni in cui mi si è aperto un nuovo mondo! Infatti aver studiato con i Maestri dei Maestri – fra cui Semionova, Gerdt, Messerer solo per citarne alcuni – ha aperto la mia visione della Danza e della didattica. È grazie a quell’esperienza moscovita che si è sviluppato il mio interesse e amore per la didattica. Negli anni seguenti ho avuto il privilegio di frequentare le lezioni della Scuola coreografica di Mosca e di San Pietroburgo, dove ho ricevuto insegnamenti di prima mano da Maestri quali Nadejda Bazarova, allieva di Agrippina Vaganova. Anche al Teatro Bolshoi mi sentivo a casa e, come alla Scala, anche gli odori del palcoscenico avevano grande fascino e impatto su di me e non li scorderò mai!  Cari saluti

Gentilissima Signora Prina, senz’altro la danza cambia radicalmente la vita di un artista. Come immagina la sua vita senza la danza?

(Simona da Benevento)

Cara Simona, pur avendo avuto una vita privata soddisfacente, non posso negare che la Danza non solo è stata il mio grande amore ma tuttora occupa una buona parte della mia vita, soprattutto oggi che figli e nipoti sono grandi! Sicuramente la Danza ha dato alla mia vita un indirizzo e una cadenza particolari, poiché essa richiede dedizione e impegno totali lasciando pochissimo tempo ad altro, se non allo studio. Per me questo modo di vivere totalizzante nella danza non è mai stato faticoso, anzi ha fatto crescere progressivamente la mia passione per quest’arte, inducendomi alla massima concentrazione sullo studio e sulla carriera di ballerina.  Anche oggi la Danza è nella mia vita, ma se avessi dovuto scegliere un’altra professione avrei scelto quella medica. Cari saluti.

La posta di Anna Maria Prina

Scrivete a redazione@giornaledelladanza.com

 

 

 

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