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Festival d’Avignone: danza, culture, rivoluzioni

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Prende il via il 6 luglio prossimo il Festival di Avignone, classico appuntamento per il teatro, e ovviamente per la danza. Quest’anno in programma due nomi molto noti, e molti nomi del vicino oriente, cui il festival dedica un focus, in un’edizione che riflette sui temi della rivoluzione e sul ruolo del teatro davanti a una politica inesistente o aggressiva: “Non possiamo fare la rivoluzione da soli” scrive nel programma Olivier Py “le rivoluzioni sono sempre fatte da forze collettive spinte dal vento della storia. Ma cosa fare quando quel vento tace? Quando la rivoluzione è impossibile ci resta il teatro”, e conclude: “sì, noi insistiamo, se chi ha il potere non crede nella cultura, allora non crede più nella sovranità del popolo”.

La danza si apre quindi con una performance che si rivolge alle nuove generazioni, Straight to the Heart di Thierry Thieu Niang, che vede protagonisti performer dagli otto ai diciotto anni e che mette in scena storie di crescita e perdita con uno stile fragile, studiato per sottolineare la fragilità dell’infanzia.

Trajal Harrel invece porta in scena con Caen Amour un immaginario show in cui stranezze della moda, dei rituali magici e delle performance contemporanee si fondono in un hoochie coochie (sic!) tutto da scoprire.

Prima nazionale il 17 luglio in Francia per Soft Virtuosity, still humid, on the edge di Marie Chouinard, una ricerca del limite umano portato in scena con la classica forza espressiva della coreografa canadese, che cattura l’eterno movimento della vita in danza.

Di nuovo un nome del vicino oriente, che omaggia due icone della cultura araba: in Fatmeh infatti Ali Chahrour porta in danza la poetessa Fatmeh Zara e la diva egiziana Kulthum, in una cerimonia di gioia percorsa da una leggera malinconia. Sempre di Chahrour la creazione Leila’s Death, performance di danza che narra di Leila, una sorta di prefica di tradizione sciita, il cui compito è cantare per i morti, ma che vede scomparire la propria professione e con essa la cultura della tristezza.

Da Anversa arriva invece un passo a due che indaga le paure e le ansie che ostruiscono la mente e impediscono al corpo di agire: una creazione di Lisbeth Gruwez intitolata We’re pretty fu**in’ far from okay.

Chiude la sezione on stage di danza, dal 20 al 23 luglio, Babel 7.16 di Sidi Larbi Cherkaoui e Damien Jalet, che nel cortile d’onore dei Papi indaga attraverso la danza di ventotto performer lo scontro tra lingue e culture, la difficoltà di sentirsi uniti e la difficoltà della diversità.

Accanto alla danza, numerosi eventi di teatro e musica, mostre e convegni, e l’imperdibile sezione off stage…

ORARI&INFO:

Festival d’Avignon

Dal 6 al 24 luglio

Avignone, vari luoghi

festival-avignon.com

Greta Pieropan
Foto: N. Ruel, festival

www.giornaledelladanza.com

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