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Fino a dove la connessione psico-fisica del danzatore si mantiene sana e produttiva?

Chi ama e pratica la danza con costanza, sia professionista sia amatore, è alla continua ricerca della connessione tra mente e corpo. Raggiungere questo senso di integrazione è estremamente appagante e migliora la salute fisica e mentale, e la qualità delle performance.

Tuttavia quando questa connessione si spinge troppo oltre può generare ansia e frustrazione anziché appagamento artistico.

La consapevolezza dell’importanza della salute psichica si diffonde sempre di più nel mondo della danza, e permette di comprendere come il corpo influisca sulla salute mentale, e viceversa.

Quando il corpo diventa il mezzo che permette di svolgere le attività che si amano, come appunto la danza, nel ballerino può subentrare il timore di ciò che potrebbe accadere se la connessione mente-corpo venisse disturbata.

Se c’è armonia tra la sfera fisica e quella cerebrale, i danzatori migliorano e vivono con sempre maggiore soddisfazione la loro esperienza artistica. E’ molto facile però sbilanciare questo equilibrio e il rischio è insito nella natura del danzatore che spinge fino al limite le proprie capacità fisiche e mentali.

I ballerini, infatti, possiedono l’abilità di concentrarsi su svariate attività nello stesso momento, sanno muoversi con forza e leggerezza, e sanno emozionare il pubblico.  Ognuna di queste componenti del loro talento li può rendere particolarmente predisposti all’ansia, alla depressione e alla tendenza a un perfezionismo eccessivo.

Accettare i propri limiti e le vulnerabilità del proprio corpo senza giudizio, ascoltare e riconoscere le proprie emozioni, può aiutare i danzatori ad allontanarsi dalla trappola del perfezionismo.

La consapevolezza quindi è indispensabile per instaurare una sana connessione mente-corpo, tuttavia iper-focalizzarsi su se stessi può limitare il rendimento artistico del danzatore, togliergli la gioia della danza, e perfino indurlo a dimenticare che sta ballando e il motivo per cui lo sta facendo.

La consapevolezza deve essere dunque rivolta anche all’esterno, alla musica che accompagna la coreografia, ai compagni con cui si danza e al pubblico, il destinatario finale della performance.

Il ballerino insomma deve volare e al contempo tenere i piedi ben piantati per terra. Può riuscirci sviluppando un movimento consapevole che alimenta la capacità tecnica e la creatività, e mantenendo un approccio positivo, aperto e generoso verso gli altri e la sua arte. Solo così si crea la danza.

Stefania Napoli

© www.giornaledelladanza.com

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