Questo titolo tersicoreo è famoso per essere stato il primo a portare in scena la danza sulle punte. “Flore et Zéphire” è un balletto-divertissement in un atto su coreografia di Charles Didelot e musica di Cesare Bossi. Il debutto avvenne a Londra presso il King’s Theatre (7 luglio 1796) con M.me Hilligsberg (la ninfa Cleonice), Rose Didelot (la ninfa Flora), Charles-Louis Didelot (Zefiro), Ménage (Cupido), Miss Hill (un amorino). La trama narra la storia di Zefiro, divinità che incarna il volubile vento dell’ovest, e di sua moglie Flore, ninfa dei fiori e della primavera. Nel 1795, Didelot creò il balletto “La Métamorphose” per Lione e, nel 1796, revisionò questa sua opera coreografica con il titolo “Flore et Zéphire” in cui vennero utilizzate “macchine volanti” dove i ballerini erano appesi a fili quasi invisibili per dare l’impressione di volare. Danzatore e coreografo (Stoccolma 1767-Kiev 1837) Didelot studiò a Parigi con Auguste Vestris, iniziando una brillante carriera che lo portò in Inghilterra e in Russia dove lavorò e visse per molti anni. Considerato il fondatore della scuola russa di danza, anticipò il romanticismo nell’arte del balletto, dando vita per il suo capolavoro “Flore et Zéphire” allo “style volant”.
La scena si svolge sul Monte Olimpo. Borea, il vento del nord, complotta per rapire Flora (moglie del vento dell’ovest di nome Zefiro). Con l’inganno, Borea separa la coppia e uccide Zéphire con una freccia. Quindi rapisce Flore e la porta nella sua grotta, dove sviene per la paura. Le nove muse, in lutto, portano il corpo di Zefiro sul monte Olimpo. Dopo la cerimonia funebre, Zéphire ritorna in vita. Quindi, le muse legano Flora al polso di Zephire in modo che non siano più separate e Borea viene punito. “Flore et Zéphire” divenne una parte popolare del repertorio di balletto per tutto il XIX secolo. Essendo un balletto pre-romantico, la sua esplorazione del classicismo trovò nuovamente favore durante il revival del design neoclassico degli anni Venti. Il tema della leggerezza, che caratterizza il ruolo di Zephire, piaceva anche al pubblico di quel tempo, affascinato dall’idea della velocità e del volo. I succinti costumi dei ballerini principali consentivano un’esposizione della pelle sufficiente per enfatizzare l’atletismo sensuale dei loro ruoli, mentre i corti abiti con paillettes per le muse conferivano loro una modernità alla moda.
“Flore et Zéphire” costituisce l’opera più duratura di Didelot ed è stata riprodotta in diverse versioni per cinquant’anni. Nel 1799, il successo di questo balletto portò la corte russa ad invitare Didelot a diventare Direttore di diversi teatri ufficiali dello Zar. Nel 1808 rimontò “Zéphire et Flore” per una produzione di San Pietroburgo con il ballerino francese Louis Duport. Didelot fece danzare nel ruolo da protagonista femminile una delle maggiori rappresentanti della scuola coreutica accademica in Russia, la ballerina Avdotja Ilinicna Istomina, e il poeta Aleksandr Sergeevič Puškin la eternò nel suo poema “Eugenij Onegin” onorando il virtuoso talento di cui aveva dato sfoggio in “Flore et Zéphire”. Nel 1830, Marie Taglioni tenne il suo debutto a Londra nel ruolo di Flore e, nel 1834, Jules Perrot e Marie Taglioni ballarono insieme questi due ruoli.
Una critica dell’epoca nel “Memoriale drammatico o almanacco teatrale per l’anno 1818” riporta: “Zéphire, sempre volubile, corre di bellezza in bellezza, sebbene abbia giurato fedeltà a Flore. La Dea non vuole più amarlo; ma Amore si incarica di ricucire i due amanti: prende le ali di Zéphire, le dona a Flore, che subito se ne serve per salire al cielo; e Amore, che vede Zéphire inconsolabile per la perdita delle sue ali, accetta di prestargli le sue. I due innamorati, riuniti e riconciliati, sono uniti dall’Amore. È su questo sfondo chiaro che il signor Didelot ha disegnato dipinti pieni di grazia e voluttà. La dichiarazione di Zéphire a Flora è una delle scene coreografiche più belle che sia possibile vedere: il passo di Flora con le sue Ninfe ha l’effetto più piccante. Quando Zéphire, tradito dalle Ninfe che voleva sedurre, viene a sapere che Flore lo sorprenderà in mezzo a loro, si alza in aria. È la prima volta che l’Opera presenta un’ascensione così straordinaria. Zéphire non è circondato da nuvole o vapori; si alza, e ritorna svolazzando attorno a Flore che si difende invano e si lascia portare via dal suo amante che scompare con lei tra le nuvole. Questo dipinto davvero magico ha stupito molto gli spettatori. È lo stesso M. Didelot, autore del balletto, che, al posto di Albert, vola via così. È impossibile distinguere il mezzo utilizzato dal signor Didelot che sale fino all’arco del teatro e lo attraversa interamente con una donna in braccio. Mademoiselle Gosselin ha ballato meravigliosamente il ruolo di Flore. Albert fu spesso applaudito, in quel di Zéphire, per la sua pantomima e la sua danza. Il balletto di M. Didelot non può non attirare il pubblico per molto tempo. Abbiamo notato, nel secondo atto, l’episodio di un piccolo Satiro che si ubriaca; è stata eseguita con grande intelligenza dal piccolo Hullin, e ha suscitato molte risate, cosa rara all’Opéra. Di grande effetto la decorazione del secondo atto; fa onore al pennello del signor Ciceri. Si riconosceva, in questo balletto, che M. Didelot era un degno allievo del famoso Dauberval”.
Una curiosità finale ci riporta ad un altro balletto sullo stesso soggetto (dal titolo “Zéphire et Fora”) fu messo in scena dai “Ballets Russes” di Diaghilev nel 1925. In tre scene, debuttò a Monaco al Théâtre de Monte Carlo con musiche di Vladimir Dukelsky, scenografie e costumi di Georges Braque e coreografia di Léonide Massine.
Michele Olivieri
Foto: “Flora e Zefiro” di Jacopo Amigoni, 1700
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