Il momento in cui si esegue un passo è unico e irripetibile.
Quando finisce una pirouette o un grand jetè, il ballerino sa che mai o quasi mai riuscirà a riprodurre il passo in maniera identica, con la medesima elevazione, il medesimo controllo o la medesima precisione.
Per quanto un passo e una routine vengano allenati e ripetuti all’infinito, non saranno mai a uguali a se stessi, ed è proprio questa fugacità a rendere la danza un’arte affascinante e straordinaria.
La danza è composta di numerosi fattori, vari e concomitanti, che giocano un ruolo importante nel renderla una disciplina diversa da tutte le altre attività fisiche o artistiche.
I passi cambiano spesso ritmo, direzione e dinamica. Il ballerino si sposta continuamente sul palco o in sala, e si ritrova a dover gestire tempestivamente imprevisti e contrattempi mantenendo il suo aplomb, senza interrompere la magia che sta creando.
Il danzatore usa tutto il suo corpo in modi sempre diversi, sia a livello stilistico-interpretativo sia di velocità e intensità. La musica, i suoi compagni e l’arte che il suo movimento crea, incidono anche sulla sua emozionalità.
A seconda del mood, della giornata appena trascorsa, delle persone che ha accanto mentre balla e delle ore trascorse in sala prove, il ballerino sperimenta emozioni differenti che si riversano nella sua danza rendendola sempre diversa.
A volte è frustrante, a volte è stimolante, di sicuro rende la danza una continua sorpresa, una sfida con se stessi e con le proprie abilità.
La grande e indimenticata Vittoria Ottolenghi affermava che la danza è ‘la più effimera delle arti, la più preziosa. Perché quando è finita, è finita per sempre. E ne resta soltanto una luce abbagliante nella memoria’.
Questa frase esprime perfettamente la complessità, la bellezza, il valore e l’unicità di questa forma d’arte che richiede grande impegno fisico, prontezza, capacità di gestione degli imprevisti e una notevole libertà mentale.
Stefania Napoli
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