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La danza secondo Wayne McGregor / “Far”

La danza secondo Wayne McGregor / "Far"

Un viaggio che trova il suo naturale incipit nella notte dei tempi per giungere al futuro, attraverso il sistema solare e le costellazioni riconducendoci nell’iniziale fascino arcaico del “fuoco”, danzando nel corso dei secoli e riflettendo l’elemento chiave dei miti in una funzione rituale che funge da elemento mediatore nella comunicazione tra uomo e divino.

Il narrare storie per tramite di un moto incalzante pone Wayne McGregor sul piedistallo della sua generosa e brillante creatività, lasciando sprigionare l’immortalità corporea dell’essere umano. In apertura di sipario la struggente musica di Vivaldi, con il brano “Sposa son disprezzata” nell’interpretazione toccante di Cecilia Bartoli, ha accompagnato la “prefazione in movimento” dando immediatamente una sensazione mistica e letteraria, infondendo una dinamica mai ininterrotta. Lo stile di McGregor, riempie con maestrìa ed ingegno tecnico la scena per mezzo di una visione vertiginosa, esaminando l’atteggiamento dell’organismo da una prospettiva storica lasciando affiorare i presupposti scientifici in una inscindibile mescolanza tra spirito, carne ed anima.

La luce, superbamente a cura di Lucy Carter, si plasma e si fonde con gli straordinari e rigorosi danzatori fino a diventarne materia compatta donando un incedere enigmatico ma di sicura potenza attrattiva. La linfa vitale dei dieci preziosi elementi della “Company Wayne McGregor” residente al Sadler’s Wells di Londra (Catarina Carvalho, Travis Clausen-Knight, Alvaro Dule, Michael-John Harper, Louis McMiller, Daniela Neugebauer, Anna Nowak, James Pett, Fukiko Takase, Jessica Wright) ha permesso agli spettatori di effettuare uno spostamento corporale, sensuale e psichedelico nella mente del coreografo britannico, il quale in sessanta minuti, ha traslitterato la danza e le sensazioni visive con un sofisticato software, in cui le linee indicate da esso, hanno disegnato l’intero spettacolo come fosse un moto ondoso, riscrivendo il concetto di danza contemporanea da un sistema alfabetico ad un altro, per favorire inedite espressioni articolari.

Una successione vincente che mai sprofonda nell’oblio pur giungendo con uno sviluppo tecnologico ad un finale elettronico in musica, affidato a Ben Frost e al suo concetto “del nulla dopo la morte…”.

L’allestimento di FAR, sul palcoscenico del Teatro Fraschini di Pavia, ha reso omaggio con competenza, qualità ed acuto talento artistico alla “Giornata Internazionale della Danza” confermando l’assoluta necessità dell’arte coreutica in tutte le sue “forme” per divulgare e promuovere i meriti e le virtù fondamentali di un linguaggio organico, fisico e trascendentale in grado di abbattere ogni linea di delimitazione rivestendo una funzione di assoluta purificazione.

Michele Olivieri

Foto di Ravi Deepres

www.giornaledelladanza.com

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