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La Reverse Engineering restituisce le braccia alla “danzatrice” di Canova

Ritorna ai fasti di un tempo. La “Danzatrice” di Canova ritrova le braccia. Quanto può la tecnologia a servizio dell’arte. Tecniche ed interventi specifici. Ma è lecito modificare un progetto ad uso e consumo della tecnologia?

Durante il lancio di granate nel dicembre del 1918 i cannoni austroungarici bombardarono la cittadina di Possagno nell’ambito della Grande Guerra, e la statua perse le braccia. Questo era il tratto fondamentale della sua figura ed ora grazie ad un team di restauratori e all’aiuto della tecnologia ha riacquistato ciò che aveva perso. La “Gipsoteca Museo Antonio Canova” custodisce, per volere dello stesso artista, la statua in gesso originale della “Danzatrice con i cembali” realizzata dal Canova nel 1812; questo prototipo è il modello vero su cui lavorò le sculture e ne affidò, in un secondo momento, la scultura in marmo ai suoi allievi. Le sue modifiche e le sue attenzioni per la statua erano limitate a poco: il suo intento era quello di rappresentare la “vera carne” che, fuori di metafora, vuol dire rappresentarla vivamente, darle un’idea di realtà che di solito, nella scultura precedente era stata trascurata. La Gipsoteca raccoglie pressoché tutti i modelli originali delle sue sculture, i bozzetti in terracotta, i disegni, i dipinti in una cornice meravigliosa e molto suggestiva. La versione in marmo, che è stata ricavata dal modello in gesso ed eseguita per l’ambasciatore russo a Vienna Andrei Razumovskij, è ora esposta al Bode Museum di Berlino.

L’opera restaurata sarà esposta dal 3 marzo al 30 settembre al Museo Canova; l’evento è stato chiamato “Canova e la Danza. La danza nella scultura e nella pittura di Antonio Canova” ed intorno alla statua saranno collocati una cinquantina di disegni, acquerelli e studi sulle figure di danzatrici, tra Muse e divinità della mitologia, a evocare le famose tre statue di “Danzatrici” del Canova. Infatti, oltre a quella di Berlino ce ne sono altre due di cui la prima versione voluta da Giuseppina Buonaparte, acquistata da Alessandro I di Russia e portata a San Pietroburgo per essere collocata nell’Ermitage, e la terza chiacchierata versione di cui però si è perduta ogni traccia ufficiale di autenticità. Il restauro della “Danzatrice” non è stata cosa semplice.

È stato necessario un intervento di ingegneria inversa, “reverse engineering”. Si è partiti dalla scansione 3D della statua del Bode Museum, realizzata da Uunocad, società di Altavilla Vicentina, esperta in questo settore. Il responsabile del progetto Ivano Ambrosini ha sostenuto che “questo tipo di scansione non solo garantisce la totale sicurezza dell’opera che non viene né toccata né spostata, ma ne permette anche una conoscenza molto più incisiva e analitica, nonché obiettiva”. Dal modello digitale, quindi, sono state definite le parti mancanti nel gesso di Possagno e così con la tecnologia della “prototipazione rapida” (RP) si è arrivati alla produzione di protesi integrative direttamente dal modello digitale tridimensionale. Un’operazione abbastanza difficile che è stata resa possibile grazie alla sponsorizzazione di Fassa Bortolo, che prevede anche la pubblicazione di un volume edito da Terraferma. “La Danzatrice con i Cembali”, continua Ambrosini, è tra le statue di Canova più leggiadre e ricche di levità. La Grande Guerra, nel dicembre del 1918, le ha frantumato le braccia, togliendole la dolcezza dei cembali che gioiosamente suonava tra le dita.

Restaurare un’opera in gesso così importante e quindi conservarla, valorizzandola per come ci è stata consegnata è un’operazione delicatissima. Ai danni causati dalla prima guerra mondiale si era intervenuto in modi e forme diversificate nei tempi. Ora l’innovazione in questo tecnologico processo sta nel fatto di rispettare il principio della reversibilità su tutti i componenti innestati”. Se si valutasse la portata dell’intervento che l’istituto ha operato sulla statu, si scoprirebbe che la stessa senza quelle braccia non avrebbe avuto senso. Nel neoclassicismo la leggiadria dei movimenti e la loro sinuosità era sinonimo di perfezione. Quella nobile semplicità e quiete grandezza di Winckelmann poteva essere raggiunta solo in questo modo: introducendo elementi, come in questo caso le braccia, che ne riproducevano la grazia e l’eterea perfezione che l’arte scultorea precedente aveva vissuto come un’utopia.

Se si analizzasse la scultura di Canova si capirebbe bene che il danno subito dalla “Danzatrice” era enorme proprio per l’importanza degli arti superiori ed inferiori, drappeggi ed espressioni avevano per lo scultore. Se il “mostro”, chiamato tecnologia, talvolta ci stupisce, facendoci ritrovare suggestioni perdute, perché non utilizzarla? Dopotutto l’arte è patrimonio e prima che questo venga perso del tutto un supporto preciso e competente è doveroso; perché perdere la memoria artistica sarebbe perdere la memoria nazionale ed è obbligo consegnare alle generazioni future un’arte classica perfetta, rispettando epoche ed intenzioni.
Museo Canova di Possagno (Tv). Dal 3 marzo al 30 settembre 2012. Dal martedì a domenica, 9.30/18.00 (Lunedì chiuso).

 

Sara Zuccari

Direttore www.giornaledelladanza.com

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