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L’eterno sogno del “Lago dei Cigni”: intervista a Gheorghe Iancu

Gheorghe Iancu 2

Gheorghe Iancu nasce a Bucarest in Romania. Si forma professionalmente nella città natìa con il maestro Constatin Marinescu per la preparazione classica, Miriam Raducanu per quella moderna e contemporanea. Si perfeziona inoltre con i maestri Semionov al Teatro Bolshoi di Mosca e con Omrihin al Teatro Kirov di San Pietroburgo. Ancora allievo, vince due medaglie al Concorso internazionale di Varna. La prima compagnia con la quale collabora è la “Compagnia Cosi-Stefanescu” ma la sua consacrazione avviene grazie all’incontro con l’étoile Carla Fracci. Insieme stringono un legame artistico importante, danzando nei maggiori teatri italiani e del mondo: Teatro alla Scala di Milano, Covent Garden di Londra, Teatro Bolshoi di Mosca, Opera di Berlino, Opera di Roma, Gran Teatro La Fenice di Venezia, Arena di Verona, Teatro San Carlo di Napoli, Colòn di Buenos Aires, Opéra di Monte Carlo, Tokyo e Osaka, Salle Playel di Parigi, Opera di Rio de Janeiro, Festival di Spoleto, Teatro Massimo di Palermo e molti altri. Nel 1992 in occasione della prima milanese del balletto “La Mascherata”, rinomina la compagnia EstBalletto in Fabula Saltica. La direzione Artistica di questa compagnia, era già stata acquisita nel 1990 e verrà lasciata nel 1996, nel frattempo crea Aura (dal quale è tratto il magnifico assolo Mazzafionda), Riccardo III, del quale egli è protagonista e coreografo. Con questo lavoro vince il premio Danza & Danza quale miglior balletto dell’anno. A seguire lo splendido “Synthesis” ricostruzione basata sul balletto triadico di O. Schlemmer. Nel 2002 crea per il Maggio Musicale Fiorentino “Donne” anch’esso premiato da Danza & Danza. Per il Piccolo Teatro di Milano ha realizzato coreografie per le seguenti pièces: Storia di una Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare, Il piccolo Principe e Peter Pan. Gheorghe Iancu collabora da molto tempo anche con il famoso regista e costumista Pierluigi Pizzi. L’ultima sua creazione per il Teatro alla Scala con regia di P. Pizzi, risale al periodo ottobre/novembre 2008 con le danze ne “La Vedova Allegra”. Degne di essere citate anche le coreografie Macbeth, Carmen, Cleopatra: la prima, ripresa dalla produzione già effettuata con l’Arena di Verona, le altre due appositamente generate per lo Sferisterio Opera Festival. Tutte e tre le coreografie sono state rappresentate all’Arena Sferisterio di Macerata. A seguito di una incantevole ricostruzione coreografica, registica e librettistica de “Il Lago dei Cigni” viene nominato nell’aprile del 2008 Direttore del ballo all’Opera Nazionale di Bucarest. Nell’ambito della Cultura Romena il M° Iancu è stato insignito nel dicembre del 2008 di un premio istituzionale quale coreografo dell’anno; il 1º marzo 2009, per il popolo romeno festa della primavera, ha portato in scena a Bucarest “Donne” uno dei suoi maggiori capolavori. Dal marzo 2009 ha lasciato l’incarico di Direttore del ballo a Bucarest. È stato protagonista come danzatore de l’“Après midi d’un faune” al Teatro dell’Opera di Roma nell’ambito delle celebrazioni della nascita dei Ballets Russes. Ha partecipato al festival dei Due Mondi a Spoleto, in qualità di coreografo ed interprete nell’opera-commedia “Mozart” nel ruolo del maestro di ballo Gaetano Vestris. Durante il festival “George Enescu” a Bucarest il Gheorghe Iancu ha partecipato come coreografo, regista e librettista presentando la propria versione de “Lacul Lebedelor” (Lago dei Cigni) già presentato nell’anno 2008. Sono stati solo due i coreografi prescelti a presenziare a questa importante manifestazione. Gheorghe Iancu nel gennaio del 2010 ha tenuto il primo stage internazionale della sua carriera italiana, in un’Accademia di danza nei pressi di Torino. Per lo Sferisterio di Macerata è stato coreografo di tre opere liriche: Faust, I Lombardi alla Prima Crociata, La forza del destino: questi lavori infatti hanno nel loro ambito un elevato numero di danze. Il maestro ha partecipato in qualità di giudice esterno dal 2003 al 2009/2010 al talent show “Amici di Maria de Filippi”.

Gentile Maestro, com’è nato il suo amore e la sua passione per la danza?
La passione per la danza è nata per caso. Un giorno mia madre mentre giocavo a calcio per strada con altri ragazzi (a nove anni) mi venne incontro, mi prese per mano e mi portò all’esame di ammissione nella Scuola di Ballo di Bucarest. Venni ammesso su cinquecento bambini ma niente passione ancora, dopo sei mesi di sofferenza fisica e psichica che mi faceva piangere ogni giorno, con lo stratagemma di mettermi in competizione con gli altri (ero considerato l’ultimo della classe) fece scattare in me l’ambizione… Nel giro di sei mesi diventai il migliore e ottenni il massimo dei voti agli esami! E da lì incominciai ad appassionarmi, e per nove anni questa passione diventò grandissima primeggiando sempre, fino a quando vinsi all’età di quattordici anni il premio al Concorso di Varna. Questo concorso mi portò l’invito a danzare a soli quindici anni come ospite della compagnia nazionale dell’Opera di Bucarest.

Come si viveva l’arte della danza nel suo paese natale in Romania ai tempi in cui era allievo?
L’arte della danza ai tempi del comunismo in Romania era molto amata. La compagnia nazionale dell’Opera era fantastica, c’erano almeno dieci primi ballerini splendidi anche di fama internazionale (Gabriel Popescu, Magdalena Popa, Ileana Iliescu, Marinel Stefanescu, Valentina Massini, Irinel Liciu, Stefan Banica, Marin Boieru, Sergiu Stefanski e altri). Noi allievi siamo cresciuti con questi divi e non abbiamo perso nemmeno un loro spettacolo.

Oggi in Romania la danza che posto ha nella vita sociale e culturale?
Oggi in Romania la danza continua ad essere amata, la produzione del mio “Lago dei cigni” in tre stagioni ha totalizzato quaranta recite tutte sold out. È nato però un problema: le nuove generazioni di allievi sono cresciute senza esempi da seguire data la diaspora dei danzatori e dei maestri romeni. C’è una interruzione generazionale.

Si è formato professionalmente a Bucarest, quali sono stati i maggiori ostacoli e i più grandi sacrifici per inseguire questo “sogno”?
Nessun ostacolo e nessun sacrificio la passione non ne tiene conto! In più sono stato fortunato, a diciotto anni ero già fuori dalla cortina di ferro, felice di scoprire il mondo con la speranza che la mia arte sarebbe stata apprezzata.

Al fianco del maestro Constatin Marinescu ha imparato la disciplina classica, com’erano improntate le sue lezioni? Mentre con Miriam Raducanu?
Sono due maestri che hanno capito subito il mio potenziale fisico ed artistico; Constantin Marinescu con una formazione di scuola russa “romanizzata” però. Durante i nove anni di studio mi ha costruito una forte base classica che mi ha permesso poi di affrontare qualsiasi repertorio. Miriam Raducanu con una scuola di derivazione espressionista (Paluca, Kreuizberg) già a undici anni mi ha portato nel suo mondo contemporaneo. È considerata la Pina Bausch della Romania. Dotata di una grande cultura nei vari domini: musica, pittura, letteratura, teatro e recitazione, mi ha forgiato una base culturale non indifferente e mi ha insegnato ad esprimermi in danza mediante la tecnica delle improvvisazioni, facendo fuori uscire la mia vera personalità artistica.

In seguito ha avuto la fortuna di perfezionarsi al Teatro Bolshoi di Mosca e al Teatro Kirov di San Pietroburgo. Cosa conserva di quegli anni a livello umano ed artistico?
I rispettivi maestri Semionov ed Omrihin sono due persone umanamente splendide. Semionov addirittura mi disse che non avevo bisogno di specializzarmi in Russia perché andavo bene così com’ero.

Qual è stata l’emozione nel ricevere, da allievo, due medaglie al prestigioso Concorso internazionale di Varna? Una vera istituzione coreutica mondiale….
Le due vincite di Varna mi hanno prodotto incredulità, avevo quattordici e poi quindici anni. A questi concorsi c’erano tutti i grandi in scena e nella giuria presenziavano celebri nomi internazionali tra cui Fernando Bujones, Marin Boieru, Patrick Dupont, Yury Grigorovich, Alicia Alonso, Anton Dolin, Magdalena Popa ecc. Insomma la cremê de la cremê! Da quel momento ho cominciato a credere di valere qualcosa.

In Italia ha trovato nella “Compagnia Cosi-Stefanescu” le sue prime esperienze lavorative di spessore. Com’era relazionarsi professionalmente con i due celebri ballerini nonché docenti di chiara fama?
È stato bellissimo il periodo trascorso da Cosi/Stefanescu; tournée di sei mesi con spettacoli quotidiani in tutte le città italiane, nei teatri e nelle piazze. Questo mi ha permesso di scoprire anche il Belpaese di cui non vedevo l’ora di conoscerne i tesori, i musei, le chiese, gli artisti del Rinascimento, il Vaticano e le città stesse.

Lei vive e ama particolarmente Venezia! Cosa rende unica ed affascinante questa città?
Venezia è unica per tutti. Un museo all’aria aperta, i silenzi, l’arte dei musei, una città che ti infonde la sensazione di vivere fuori dalla follia del mondo.

Nella sua carriera ha anche danzato nel magnifico Teatro La Fenice in Serenissima, con quali spettacoli si è esibito?
Al Teatro la Fenice ho danzato “Giselle” con Carla Fracci, “Bilitis ê le faune” con Valentina Cortese e Carla Fracci per la regia di Beppe Menegatti, “Balletti romantici” con Carla Fracci ed Eva Evdokimova. In piazza San Marco per il famoso festival di danza, che ahimè non c’è, più ho danzato “Medea” su coreografia di John Buttler e “La Silphide” con Carla Fracci accanto a Marcia Haydée e Richard Cragun, Jean-Pierre Bonfu e Patricia McBride.

Tra tutte le esperienze in coppia con l’étoile Carla Fracci, nei più importanti teatri mondiali, a quale serata si sente più legato?
“Romeo e Giulietta” al Teatro alla Scala, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro dell’Opera di Roma. “Excelsior”, “Zorba il greco” all’Arena di Verona, “Medea” al Teatro alla Scala e in piazza dei Miracoli a Pisa. “Giselle” presso il Teatro Colon in Argentina. “La Silphide” ad Amburgo per il Festival Nijinski e al Teatro Bolshoi di Mosca, al Royal Ballet di Londra per il Gala in onore di Anton Dolin. Il “Lago dei cigni” all’Arena di Verona.

Cosa custodisce nel suo cuore degli anni trascorsi alla Scala di Milano che hanno visto lei e la signora Fracci trionfare?
Il Teatro alla Scala è nel mio cuore, mi sono sentito a casa per molte stagioni e per me è il Teatro più bello e speciale del mondo.

Un suo ricordo personale per il ballerino dei ballerini Rudolf Nureyev?
Rudolf Nureyev per me è stato il danzatore più importante del secolo scorso. Come Nijinski ha elevato la posizione artistica del ballerino maschio allo stesso livello delle ballerine dive. Un ricordo? Sì! Quando ballai alla Scala il suo Don Chisciotte cambiai un manège da destra a sinistra perché il mio tendine di Achille mi faceva molto male. Lui non c’era perciò chiesi il permesso al suo assistente. Il giorno dopo trovai in portineria del teatro una sua lettera dove mi scriveva: “se non ti piacciono i miei balletti non ballarli”. Capii subito che qualcuno aveva spifferato che gli avevo cambiato la coreografia. Arrabbiato strappai la lettera e la buttai. Gli telefonai a Parigi dove era direttore e tutto fu chiarito. Oggi mi dispiace aver gettato quella lettera da lui autografata.

Significativa è stata la sua collaborazione con il regista Pier Luigi Pizzi. Cosa lo rendeva così speciale nella sua arte?
A Pier Luigi Pizzi mi lega oramai un’amicizia ventennale; piena di avventure artistiche meravigliose. Tanti grandi successi in molti teatri del mondo. È una relazione basata su una notevole ammirazione, rispetto reciproco e forte intesa creativa, per ogni nuovo lavoro che affrontiamo insieme. Mi considero molto fortunato di aver vissuto accanto a questo grande maestro di teatro e di vita, architetto ed eccellente cultore della bellezza. Ho imparato enormemente da lui.

Durante la sua carriera ha diretto anche la Compagnia “Fabula Saltica”. Quali sono le differenze tra l’essere in scena in veste di danzatore e lo stare nel dietro le quinte in veste di Direttore?
Ballare e dirigere una compagnia nello stesso tempo è molto difficile, oltre te stesso devi pensare anche agli altri, ci vuole una bella dose di altruismo. Grazie a Dio io ce l’ho.

Ha realizzato tantissime coreografie. Com’è nata l’esigenza e la passione per l’arte della coreografia e da dove trae spunto per le Sue creazioni?
Ho cominciato a coreografare molto giovane, l’atto della creazione mi ha da subito affascinato. Prendo spunto dalla musica e dalla letteratura e sicuramente dalla vita. Spesso, sono gli artisti stessi con cui lavoro che mi ispirano.

Per mezzo della sua straordinaria ricostruzione de “Il Lago dei Cigni” viene nominato Direttore del ballo all’Opera Nazionale di Bucarest. Cosa ha significato per lei questa nomina nel suo Paese e quali sono state le più belle soddisfazioni in tale ruolo?
“Il lago dei cigni” è lo spettacolo più importante della mia vita. A dieci anni già sognavo di ballare il principe Siegfried. A diciotto anni il grande maestro Oleg Danovski mi affidò questo ruolo e il mio sogno si avverò. Mi era sembrato di aver raggiunto il massimo di una carriera. Quanto mi sbagliavo!! Quasi quarant’anni dopo l’Opera di Bucarest mi affidò la produzione di una nuova versione del “Lago dei cigni” per festeggiare i cinquant’anni del vecchio allestimento del Lago coreografato da Oleg Danovski. Il mio sogno riprese a vivere in maniera più complessa… quella del creatore. È stato bellissimo ed emozionante, fino ad ora questo Lago da me firmato ha totalizzato in tre stagioni quaranta recite tutte sold out. Come direttore della compagnia tutto è andato molto bene e nel complesso i danzatori sono migliorati, ma io ho realizzato che non era il tempo per me di stare in un ufficio a programmare e firmare documenti ogni giorno. Questo lavoro mi rubava tempo alla sala ballo, al contatto con gli artisti nella creazione, quindi dopo due stagioni e mezzo, ho dato le dimissioni mantenendo un buon rapporto con il Teatro in qualità di coreografo ospite.

Come si sente in sala danza con gli allievi durante gli Stage? È difficile riuscire a trasmettere il bagaglio artistico e professionale di una vita al fine di arricchire i giovani talenti?
Negli Stage non è difficile donare qualcosa del tuo bagaglio artistico e professionale se si tratta appunto di giovani talenti, diversamente è abbastanza difficile ma è così anche in un teatro.

Ha preso parte in qualità di giudice esterno, al celebre talent “Amici di Maria de Filippi”. Com’è la danza in televisione e quanto è utile per la carriera professionale di un futuro ballerino?
Apparire in TV ti può dare un tipo di fama popolare, molto passeggera se non sei forte teatralmente, però al contempo non serve a nulla, a meno che qualcuno non voglia diventare un personaggio televisivo… ma questo ha poco a che fare con la danza vera.

Ha ricevuto per ben due volte “Il premio Positano”, due volte “Il premio Danza & Danza” ed è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica per meriti artistici dal suo paese natale. Come ha vissuto e vive tuttora la popolarità?
La popolarità la vivo semplicemente, mi rende felice, ma la scordo molto facilmente.

Lei Maestro ha dato tanto alla danza, ma la danza a lei cosa ha dato?
Spero vivamente di aver dato qualcosa alla danza! La danza ha dato tutto a me! La danza è la mia Vita!!

 

Michele Olivieri

Fotografie di Alfredo Sabbatini

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