Una lunga e amorevole gestazione iniziata nel 2020 e sfociata in un parto a tutti gli effetti, un balletto avvincente, di profonda attinenza al sentire di oggi: Lili Elbe Show. A firma di Sasha Riva e Simone Repele e interpretato dai due coreografi/ballerini insieme a Silvia Azzoni (principal, Hamburg Ballet John Neumeier, sostituita da Nadika Mohn dal 26 febbraio in poi), Jamal Callender e Christine Ceconello, Lili Elbe Show va in scena l’11 febbraio al Teatro Comunale di Casalmaggiore, prima tappa di una tournée italiana che prosegue come segue: 17, 18, 19 febbraio: Teatro Bellini di Napoli; 21 febbraio: Teatro del Giglio di Lucca; 23 febbraio: Nuovo Teatro Comunale di Gradisca di Isonzo; 24 febbraio: Teatro Mascherini di Azzano Decimo; 26 febbraio: Teatro Comunale di Todi; 2 marzo: Teatro Sperimentale di Pesaro; 4 marzo: Teatro Verdi di Padova.
Liberamente ispirato al romanzo La danese (The Danish Girl) di David Ebershoff, divenuto nel 2015 un pluripremiato film diretto da Tom Hooper e interpretato da Eddie Redmayne e Alicia Vikander (premio Oscar), Lili Elbe Show racconta in una successione di poetici quadri la vita del pittore paesaggista Einar Wegener – divenuto Lili Elbe, una delle prime transgender della storia – e della moglie, la ritrattista Gerda Wegener, narrando con rara sensibilità una vicenda intima e solo apparentemente remota ma che è invece molto vicina allo spirito di oggi la cui missione è giungere ad accettare l’assoluta normalità di ogni modo di essere.
Lili Elbe Show si snoda su due piani mostrandoci i fatti biografici della vicenda di Einar (Sasha Riva) alla ricerca della propria identità, e della moglie Gerda (Silvia Azzoni) che lo ha sempre sostenuto amando, sì l’uomo (e di questo soffrendo), ma soprattutto l’anima dell’essere umano la cui dimensione esiste aldilà del genere e del tempo. Al contempo, Lili Elbe Show ci mostra i paesaggi onirici delle anime dei due artisti e gli “esseri” che le popolano. Tra questi vi sono l’ “estro artistico” (Simone Repele), spirito guida comune ai due pittori, e la “petite femme fatale”, imprigionata in un corpo maschile e che preme per uscirvi, come fa la scultura, già lì pronta e perfetta nella sue fattezze, dal marmo. E quando, grazie anche a Gerda (colei che per prima ha saputo vedere l’immagine esatta di Einar, ritraendolo nei panni di Lili, “la ragazza danese”), tale immagine riuscirà ad emergere, ecco che si assiste alla compimento del “Lili Elbe Show”: lo “show” che ogni essere umano è destinato ad allestire sul grande palcoscenico della vita.
“La cosa importante per noi”, dichiarano Sasha Riva e Simone Repele, “non era fare un balletto narrativo, bensì di mostrare i sentimenti di Einar e di Gerda, di raccontare una storia che non è legata a un luogo e un tempo specifici. È la storia dell’artista / essere umano che scopre mille sfaccettature di sé stesso e lotta per portarle alle luce. Perché ognuno possa ricercare la propria libertà di espressione nella propria vita.”
Sara Zuccari