Il Corpo di Ballo del Teatro Massimo di Palermo sta attraversando un periodo molto delicato. Reduce dal clamoroso sciopero che ha visto annullate tutte le date de Lo Schiaccianoci, e mentre infuriano le polemiche per la messa in scena del Don Chisciotte dalla Compagnia straniera del Kiev, abbiamo incontrato il Direttore Luciano Cannito che in un’intervista a cuore aperto ha raccontato la sua versione dei fatti.
Luciano, ci spieghi cosa sta succedendo in questo periodo al Teatro Massimo di Palermo dove sei Direttore del Corpo di Ballo?
La situazione è complessa e delicata. Com’è noto il nostro paese sta attraversando un periodo di grave crisi economica, la Sicilia in particolare, e questo ha portato ad una contrazione ulteriore di quelli che erano stati i tagli ai fondi per lo spettacolo. Nel nostro caso specifico, il Comune di Palermo si trova in un dissesto economico particolare e di conseguenza anche la Regione Sicilia si è vista costretta a dover effettuare ulteriori tagli al budget riservato al settore spettacolo. Questo ha di conseguenza comportato che ci fosse una forte riduzione della stagione del Teatro con il taglio di alcuni titoli che avrebbero dovuto essere in cartellone.
C’è una forte polemica per quanto riguarda l’allestimento del Don Chisciotte che verrà portato in scena dalla compagnia del Teatro di Kiev
Quando sono venuto a conoscenza dell’intenzione di cancellare dalla programmazione alcuni titoli di balletto mi sono lottato, visto che erano già pochi, affinché questo non accadesse e la Sovrintendenza, per cercare di salvare gli stipendi di chi lavora, è stata costretta a scegliere per questo balletto una compagnia esterna il cui costo è decisamente inferiore a quello che ci sarebbe stato facendo una produzione interna al teatro. Una scelta sicuramente impopolare e che non trova certo il mio plauso ma resa necessaria per evitare di far sparire un balletto che era già in cartellone.
Il malumore del corpo di ballo forse risale però a ben prima di questo avvenimento
In realtà questa situazione si va ad intrecciare con quanto avvenuto lo scorso dicembre quando il corpo di ballo del Teatro Massimo ha scioperato in occasione della messa in scena de Lo Schiaccianoci disertando, per la prima volta al mondo, anche tutte le repliche successive peraltro già vendute con il tutto esaurito. Lo sciopero di allora era visto dai ballerini come l’unico modo per far sentire la loro voce ed il loro disagio legato ad alcuni problemi contrattuali con il teatro stesso.
Come mai si guarda a te come artefice principale di queste problematiche?
Io ritengo che siano in atto tutta una serie di strumentalizzazioni per cercare a tutti i costi il cattivo e sono anche cosciente che il mio ruolo e la mia posizione facciano sì che io diventi la persona designata verso cui puntare il fucile e sparare, visto che sono io che in questo momento rappresento istituzionalmente la danza nella città di Palermo.
Ti riconosci in questo ruolo di “carnefice”?
Se vogliamo parlare onestamente ed obiettivamente, va detto che prima di me non c’è stato nessuno in questa città che si è lottato per i diritti di questi danzatori, non c’è stato mai nessuno prima di me che sancisse il diritto per i ballerini di avere ogni anno un’audizione trasparente, pubblica, pulita. Nessuno prima di me ha urlato nelle assemblee, nei ministeri, nelle aule di Palazzo Madama prendendomi la responsabilità di difendere la danza del Teatro Massimo. Posso dire a voce alta di essere sempre stato per questo teatro una grande risorsa. Ho messo in scena per la prima volta Il Lago dei Cigni, La Bella Addormentata, due tra i titoli più importanti del balletto classico che al Massimo mai erano stati rappresentati. Ho anche fatto dimezzare il mio stipendio per dar modo alla Compagnia di avere a disposizione, com’è giusto che sia, una pluralità di maitre de ballet ospiti visto che da 18 anni, per motivi di budget, a tenere la lezione di danza per i ballerini era stata sempre la stessa persona. Credo che questo debba dirla lunga su quale sia stato il mio impegno in questa città.
Perché allora si punta il dito contro di te?
Se a questo punto della mia carriera mi ritrovo ad essere messo alla gogna è perché c’è qualcuno che ha commesso degli errori ai quali cerca di porre malamente rimedio e non c’è niente di più facile che colpevolizzare qualcun altro. Con questo però tengo a precisare che non voglio parlar male né del sindacato né della sovrintendenza.
Nonostante tutto sembri abbastanza sereno e sicuro del tuo operato
Da un lato sono molto sereno perché se qualcuno si prendesse la briga di passare in esame tutta la mia carriera non potrebbe che trovare un percorso onesto, pulito, sincero e totalmente dedicato alla danza. Dall’altro mi amareggia molto il fatto che a puntate il dito contro di me siano proprio i miei ragazzi, quelli a cui io ho dato in passato un contratto di lavoro, quelli per cui mi sono battuto e per cui ho lavorato.
Quale pensi possa essere stata la causa che ha portato a tutto questo?
Avendo lavorato molti anni all’estero ho imparato a conoscere una realtà ed un metodo di lavoro che qui in Italia non esiste. Ho imparato il concetto di flessibilità, utile non soltanto ai dirigenti ma molto più ai danzatori. Avere dei contratti annuali consente maggiore libertà di crescita, di confronto, si viaggia, si cambia e si apprendono nuovi metodi di lavoro, in poche parole si cresce. Associare la flessibilità al precariato è una peculiarità ideologica tutta italiana, la grande maggioranza delle compagnie al mondo lavorano in questo modo e solo pochissimi teatri come ad esempio l’Opera di Parigi, per esigenze di cartellone, data la vastità dei titoli, hanno la necessità di avere un corpo di ballo stabile molto numeroso.
Hai qualcosa da rimproverarti?
In quanto esseri umani tutti siamo soggetti a sbagliare e quindi anche io di errori ne ho commessi e probabilmente ne commetterò, ma nello specifico di questa situazione penso che il settore danza del Teatro Massimo di Palermo mi debba molto in quanto ho veramente dato tutto me stesso per il corpo di ballo. Adesso si punta il dito contro di me che ho speso anima e corpo per perorare cause giuste per i ballerini mentre non ricordo nessuno che abbia alzato la mano per battersi, anche in passato, a tutela della categoria. Attribuire a me la colpa del numero esiguo dei componenti della compagnia lo trovo ingiusto, nell’ultimo allestimento de Lo Schiaccianoci ho fatto avere 40 contratti, non mi sembra poco.
Come ti auguri si concluda questa situazione?
Ci tengo a chiarire che non ho mai fatto una lotta contro i miei ragazzi del corpo di ballo. Sono stato al loro fianco anche quando lo scorso dicembre decisero di scioperare, mi chiesero di intercedere con la sovrintendenza e l’ho fatto, spiegando che la loro prima intenzione non era quella di scioperare ma di essere ascoltati, le cose poi però sono andate diversamente. Detto questo mi auguro ovviamente che il tutto si concluda nel migliore dei modi per potere tornare al più presto a lavorare insieme serenamente visto che sono già impegnato all’allestimento della nuova stagione.
Alessandro Di Giacomo