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Manuel Paruccini: “L’aspetto esaltante di questo lavoro? Si può essere sempre diversi, si è sempre in trasformazione!”

Manuel Paruccini_Teatro dell Opera

Manuel Paruccini è un danzatore consapevole, estremamente maturo. Non parliamo di età, intesa proprio con i numeri, bensì di maturazione artistica. Manuel, il danzatore, il creatore, è un artista completo. Ha scelto di danzare perché voleva farlo: un suo desiderio trasformato in realtà, guidato dalla passione, trasformato poi in professione e stile di vita. Nonostante le difficoltà, le sfide continue per interpretare personaggi diversi tra loro, l’impegno non è mai venuto a mancare, come del resto la voglia ininterrotta di fare al massimo una professione desiderata da sempre. La sua cariera inizia ufficialmente a 18 anni, quando entra a far parte della Compagnia del Teatro dell’Opera di Roma, sotto la Direzione di Elisabetta Terabust ricoprendo ruoli solistici nel Balletto Lo Schiaccianoci, La Gioconda e La Strada di M. Pistoni. Continua la sua collaborazione con la compagnia del Balletto di Roma partecipando alle coreografie di Luciano Cannito. Nel 1996 è ancora al Teatro dell’Opera di Roma sotto la direzione di Giuseppe Carbone e ricopre ruoli da Primo Ballerino nel L’Uccello di fuoco, è Ortensio in La Bisbetica Domata. Nel 1997 è protagonista di Orlando con la coreografia di R. North. Nello stesso anno è Primo Ballerino di Astor, l’Angelo e il Diavolo di Oscar Araiz. Prosegue a ricoprire ruoli da Primo Ballerino sotto la Direzione di Amedeo Amodio nel suo Schiaccianoci nel ruolo di Drosselmeier, nel Pipistrello di R. Nunez, in Nozze di Sangue di A. Gades. È Tebaldo in Romeo e Giulietta e il Fauno in L’Apres-Midi d’un faune di A. Amodio. Sempre sotto la Direzione di A. Amodio ricopre ruoli principali nella Serata Alvin Ailey ed è Coppelius nella sua Coppelia. Nell’estate 2000 ha partecipato come solista in Gerusalemme  di MenegattiBouy ed è stato Tebaldo in Romeo e Giulietta nell’ultima produzione al teatro Costanzi sotto la Direzione di Carla Fracci. Nella stagione 2001 è uno dei protagonisti in Girotondo Romano con la coreografia di Luciano Cannito e di nuovo Tebaldo in Romeo e Giulietta. Nella stagione 2002 è uno dei protagonisti di Wozzeck e Turandot entrambe con le coreografie di Luca Veggetti. Sempre nella stagione del teatro Nazionale è Primo Ballerino in Amleto e in Isadora con le coreografie di Luc Bouy. Con Isadora, interprete la signora Carla Fracci, partecipa agli spettacoli in tournè durante la stagione estiva e in autunno al teatro Politeama di Napoli e al Piccinni di Bari. Al teatro Costanzi prepara il Lago dei Cigni nel quale debutterà nel ruolo di Rothbart. Nella stagione 2003 è uno dei protagonisti del balletto Dio salvi la Regina con le coreografie di Mario Piazza e successivamente è anche il Mago in Petruska e Katchei ne L’uccello di fuoco. È ancora Tebaldo nella stagione estiva alle Terme di Caracalla. È uno degli interpreti negli spettacoli del festival di Abano Terme con le coreografie di L. Bouy, M Piazza e L. Veggetti. Dal 2004 ad oggi, ha la possibilità di interpretare il ruolo di Hilarion nella versione di Giselle firmata da Carla Fracci e sempre accanto a lei il ruolo di Drosselmeyer nello Schiaccianoci, ed è ancora protagonista del nuovo balletto Re Lear il Matto e le sue tre figlie di Beppe Menegatti con coreografia di Luc Bouy. Nello stesso anno collabora con la regista Rossela Ronti in qualità di coreografo a manifestazioni legate al mondo dell’alta moda in importanti produzioni. Nelle stagioni successive continua a ricoprire ruoli principali in quasi tutte le produzioni, partecipando anche alle tournèe  del Teatro dell’Opera a Mosca e al Festival di Aspendos in Turchia. Nella Stagione 2007/2008 è protagonista della serata Picasso/Massine come protagonista dei Balletti Pulcinella e Parade con i quali rappresenta il Teatro al Galà degli Enti Lirici a Firenze. Inoltre partecipa come ospite alla produzione Cassandra cor. L. Cannito al Teatro Massimo di Palermo accanto ad Eleonora Abbagnato. Nell’ultima stagione è di nuovo protagonista accanto a Carla Fracci nello Schiaccianoci nel Lago dei Cigni e tra i protagonisti di Diaghilev Musagette, ultima produzione del maestro Beppe Menegatti per il Teatro Nazionale. Nel Maggio 2009 ha avuto la possibilità di interpretare Petrushcka nell’omonimo balletto ed è stato ospite dello Staatsballet di Monaco di Baviera nel Galà in omaggio ai balletti russi. Il 5 Settembre 2009 ha ricevuto il Premio Leonide Massine al valore per l’arte della danza, ed ha partecipato al galà in omaggio a Nureyev e Massine all’isola de Li Galli. Nell’ultima stagione 2009/2010 viene creato per lui il ruolo di Drosselmeyer nella nuova versione di Schiaccianoci (BouyMenegatti), è tra i protagonisti del Papavero Rosso, e riceve il Premio la Ginestra D’Oro per l’arte della Danza. Ad Ottobre 2010 debutta nel ruolo di Orione nel balletto Sylvia cor. F. Ashton accanto a Polina Semionova e successivamente viene scelto per interpretare il Torero nella Carmen di R. Petit.

Questa sera va in scena al Teatro dell’Opera un trittico “americano” e tu sarai protagonista proprio di una di queste pièce…

Ebbene sì! Manca pochissimo al debutto di questa sera. In questo trittico io ballo nella pièce La Pavana del Moro, con le coreografie di José Limn, lavoro ispirato all’Otello di Shakespeare. Un autentico capolavoro. Un balletto creato per l’American Ballet Theatre, compagnia che porta in scena moltissime opere classiche. Il maestro, per creare la coreografia che portiamo in scena questa sera, si è anche ispirato ad alcune danze rinascimentali, fondendole con la sua tecnica. Un mix speciale che dà qualcosa di veramente speciale. Non vedo l’ora di ballarlo!

Per formazione e passione, ti senti più classico o di stile “limoniano”?

Ho studiato per tanti anni danza classica e continuo a farlo ma il mio stile personale è molto più vicino ai lavori del Maestro Limon. Qui al Teatro dell’Opera spesso ci confrontiamo con altri stili e questo ci permette di completarci al meglio come ballerini.

I tuoi inizi sono stati al Balletto di Roma, poi proseguiti con l’attività, intensa, al Teatro dell’Opera di Roma

Ho iniziato a fare il mio percorso, nonostante gli inizi complicati. Un percorso iniziato un po’ dopo, ma che mi sta regalando molte soddisfazioni. Interpretare ruoli impegnativi, con Maestri bravi e importanti, mi ha trasmesso moltissimo.

Sicuramente difficile, ma tutto è stato di stimolo per te…

Sicuramente il mio percorso è stato stimolante e, nel mio piccolo, fortunatamente, ho sempre saputo quello che avrei voluto fare nella mia vita. Non ho mai inseguito cose che non erano per me. Non mi sono ostinato a fare un percorso perché ritenuto da altri bello o importante: ho sempre preferito fare le cose giuste per me. Ho sempre saputo scegliere ruoli adatti alla mia personalità, personaggi nelle cui vesti sarei stato in grado di eccellere e di dare il mio meglio. Magari interpretazioni forse secondarie ma, per me, importanti. Ho cercato di evitare di interpretare anche il ruolo principale, proprio quello del principe. Con la stessa Signora Fracci, quando qualche anno mi conferì il ruolo di principe, preferii non interpretarlo. Lei mi chiese il perché e io, molto candidamente le dissi che, nonostante fossi comunque in grado di fare tutto, non avrei potuto dare il massimo. La cosa che trovo esaltante di questo mestiere è che si può essere sempre diversi: si è sempre in trasformazione, si possono interpretare ruoli anche di cattivi. La ricerca artistica, quando si devono affrontare ruoli anche fuori dai canoni, è molto più interessante.

Il tuo atteggiamento è estremamente consapevole: sai quello che riesci a fare. E lo fai al meglio. Come ti relazioni ai ruoli che, poi, porti in scena?

Io non vedo la danza soltanto come tale: la danza fa parte di quella scatola magica che è il teatro. Ho sempre cercato di avere una visione completa dei ruoli da me interpretati: la tecnica è elemento fondamentale, la memoria per ricordare la coreografia anche. Quello che mi è sempre piaciuto fare, però, è ricercare la trasformazione. Magari all’inizio della mia carriera non è stato sempre possibile proprio perché, essendo parte di una compagnia, le scelte erano a cura del coreografo che decideva a chi assegnare determinati ruoli. Ora, da più grande, riesco a far capire dove il mio processo di trasformazione riesce ad arrivare all’apice. Insomma: sono cresciuto e con me la mia maturità artistica.

Nella tua risposta hai usato la parola magica “coreografo”: tu sei ballerino ma anche creatore!

Ho avuto la possibilità di creare anche se, nonostante l’età, mi sento ancora ballerino. Mi sono cimentato in esperienze coreografiche, anche qui a Teatro: mi sono molto divertito, ho messo a disposizione la mia esperienza e le mie capacità. Se mi dovesse capitare, mi cimenterei senza, però, dover ricercare stili particolari proprio perché credo sia già stato inventato tutto. Cercherei di fare quello che mi piace, in grado di arrivare anche al pubblico.

Cosa ti piacerebbe creare, in un futuro più o meno lontano?

Ad essere sincero, non ci ho mai pensato! Alcuni anni fa, mi sarebbe piaciuto rivisitare la Carmen: sono un amante del cinema musicale degli anni Quaranta e Cinquanta, e mi è sempre interessato poter trasformare il film “Carmen Jones” in balletto. Magari chissà!

Ti piacerebbe lavorare anche in teatro, magari come attore?

Sì, mi piacerebbe molto! Ho fatto qualche corso, proprio per ampliare le mie conoscenze. Ho avuto molto recentemente una piccola parte in uno spettacolo che abbiamo portato in scena per le scuole: è stato molto divertente, mi sono sentito a mio agio. In questo ambito i ballerini sono molto facilitati: hanno una padronanza del corpo forte, rispetto agli attori che, magari, non riescono a coordinare movimenti e voce. Mia moglie ha scritto proprio un breve saggio sulla vita di José Limon, prendendo ispirazione da un libro uscito da poco: vorremmo presentare questo breve lavoro ad un concorso per teatro amatoriale. Poi vedremo che succede!

Se dovessi scegliere un artista del passato con cui confrontarti e lavorare?

Tutto il periodo dei balletti russi, da Diaghilev, Massine è un periodo che mi affascina molto, proprio perché ha segnato una rottura: anche la figura del ballerino, inteso come uomo, è interamente mutata. Dei coreografi attuali sceglierei Mats Ek: nel panorama della danza contemporanea è quello che, a mio avviso, riesce a comunicare delle emozioni che, normalmente, non si riesce a trasmettere. Il suo talento gli permette di avvicinarsi allo spettatore: riesce a leggere tra le righe. Mi sarebbe piaciuto lavorare con lui. Pochi giorni fa ho visto Sylvie Guillem danzare proprio una sua pièce: coreografia divina, lei magnifica a dir poco!

Ti dispiace che queste grandi stelle dicano addio al palco?

Lei ha fatto un percorso straordinario, ha rotto ogni canone: ogni stile fatto…l’ha fatto ad un livello eccelso. Lei ha scritto: “Continuo a fare questo lavoro finché mi diverto!”. Credo sia un atteggiamento molto intelligente, come lo è lei. Lasciare il palcoscenico è sempre molto difficile, per tutti. Non oso immaginare per stelle come lei.

La danza, per te, che, rispetto ai canoni, hai iniziato un po’ più tardi, che cos’è?

Io ho investito tutto nella mia professione sacrificando quasi tutto, come tanti colleghi. A casa, soprattutto papà, non erano del tutto favorevoli ad un’eventuale carriera nella danza. Quando, però, ho raggiunto un’età che mi consentisse di ribellarmi, ho aperto le Pagine Gialle e cercato la scuola di danza più vicina a casa. Ho chiesto a mamma di accompagnarmi, proprio a lei che mi è sempre stata più vicina. Ho iniziato con la danza moderna, proprio perché volevo fare il musical, il varietà (mamma aveva questa passione). Il balletto classico che mi ha più avvicinato alla disciplina è stata la Coppelia di Petit, balletto che mia madre adorava, che ho poi avuto la fortuna di fare quando, però, mamma già non c’era più. Dagli inizi con il moderno, ho poi iniziato a scalare: una volta capito la mia vocazione, non mi sono più fermato. Insomma: per me la danza è una vocazione, è la mia vita.

Redazione www.giornaledelladanza.com

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