Un corpo minuto, una personalità assai timida ma una superstar sul palco. Maria Kochetkova è tutto questo: una giovanissima danzatrice, con un passato di duro lavoro, un presente brillante e un futuro che si prospetta a dir poco intenso. Nata a Mosca, ha studiato per otto anni alla Bolshoi Ballet School prima di esibirsi con il Royal Ballet e l’English National Ballet di Londra. È entrata nel San Francisco Ballet come Principal Dancer nel 2007 ed è artista ospite del Bol’soj e dello Stravinskij a Mosca, del Mariinskij e Mikhailovskij a San Pietroburgo, dell’ABT a New York, del Tokyo Ballet in Giappone. Il suo repertorio classico include i ruoli principali in Giselle, The Sleeping Beauty, Don Chisciotte, Romeo & Juliet, Swan Lake, Alice in Wonderland, Lo schiaccianoci, Tatiana in Onegin di Cranko, Nikiya in The Kingdom of the Shades da La Bayadère. Ha danzato coreografie di Balanchine, Coppelia, Divertimento No. 15, Jewels, Serenade e Theme and Variations, Symphony in C, Scotch Symphony; Forsythe, In the Middle Somewhat Elevated e Artifact Suite; MacMillan, Winter Dreams e il pas de deux da Manon; Ashton, Symphonic Variations e Voices of Spring; McGregor, Chroma (debutto alla premiere negli Stati Uniti); Lifar, Suite en Blanc; e ancora in balletti di David Dawson, Derek Deane, Jorma Elo, Mark Morris, Yuri Possokhov, Alexei Ratmansky, Jerome Robbins, Helgi Tomasson, Christopher Wheeldon e Hans Van Manen. Ha interpretato ruoli principali in: Diving into the Lilacs, Raymonda Pas de Deux, Classical Symphony e Francesca da Rimini di Possokhov; On a Theme of Paganini e Trio di Tomasson; Cinderella, Within the Golden Hour e Number 9 di Wheeldon; From Foreign Lands di Ratmansky; One Overture di Elo, Cinque di Bigonzetti e Borderlands di McGregor. Ha vinto l’Isadora Duncan Award per il ruolo di Giselle, il Prix de Lausanne (2002) e medaglie in competizioni di danza internazionali: Seoul (Oro, 2005), Roma (Oro, 2005), Rieti (Oro, 2005), Lussemburgo (Oro, 2003), Varna (Argento e Press Jury Prize, 2002), Mosca (Bronzo, 2001). È stata nominata al premio come migliore danzatrice Benois de la Dance (2013) e National Dance Awards (2014). Il Giornale della Danza l’ha incontrata al termine delle prove di Cenerentola, pièce in scena al Teatro dell’Opera di Roma che la vedrà protagonista in occasione della prima il prossimo 25 settembre. Le repliche si protrarranno fino 5 ottobre.
Parliamo della sua prossima pièce: Cenerentola. Lei calzerà la scarpetta più famosa delle fiabe che noi tutte, da bambine, ci facevamo raccontare. Come si sente e come si prepara per interpretare al meglio un ruolo così fiabesco?
La versione che interpreto al Teatro dell’Opera di Roma è la seconda del mio repertorio: la prima da me danzata era con la coreografia di Christopher Wheeldon circa due anni fa…ma quella era basata sulla storia dei Fratelli Grimm. Questa, invece, è la storia che tutti conoscono. Sono cresciuta con Cenerentola, con i film che in Russia facevano vedere…è magica. Questo balletto, però, è molto difficile: non lascio il palco per moltissimo tempo, interpro ben quattro pezzi da sola. Danzo moltissimo…mi piace ma nel contempo ammetto che è un balletto molto intenso. Ho sempre voluto lavorare con Derek Deane, lo conosco da molto tempo. Quando mi ha chiesto di venire qui sono stata felicissima anche perché non mi era mai successo di poter danzare al Teatro dell’Opera di Roma: i danzatori sono bravi e preparati, il clima è ottimo. Insomma: un sogno.
Lei è molto giovane: ha iniziato i suoi studi alla Mecca della danza, il Bolshoi, per poi spostarsi nel Regno Unito e poi negli Stati Uniti. Ha trovato difficoltà ad adattarsi a tutti questi cambiamenti?
Decidere di lasciare la Russia per l’Inghilterra è stato molto difficile: ero molto piccola ed era, anche, la mia prima volta all’estero per lavoro. Una compagnia diversa, un paese nuovo, una lingua che non conoscevo…è stato difficile adattarsi. Spostarsi, invece, da Londra a San Francisco è stata la scelta giusta da fare, nel momento giusto: un nuovo modo di lavorare, una cultura diversa ma per la mia personalità è stato tutto perfetto. Il San Francisco Ballet mi ha dato la possibilità di scoprirmi, conoscermi come ballerina. Ovviamente faccio il possibile per mantenere la mia base di tecnica classica russa, è quella che mi rafforza, però nel contempo sono molto aperta. Cerco di mantenere gli aspetti migliori di ogni cosa con cui entro in contatto: credo sia veramente fondamentale per me ma anche per il pubblico che mi vede danzare in scena.
Lei ha vinto il Prix del Lausanne…un riconoscimento che solo le migliori sanno ottenere.
Sì, anche se a dir la verità ho partecipato anche ad altre competizioni. Prix de Lausanne è stato pressoché fondamentale per la mia carriera: il fatto di poter volare laggiù e vedere la danza è stato importantissimo. All’epoca non c’era youtube. Vincere il Premio mi ha dato un lavoro, mi ha dato la possibilità di confrontarmi e conoscere altre compagnie. In Russia all’epoca non c’era fermento…e così, al termine degli studi, ho lasciato Mosca. Una scelta di cui sono molto fiera e di cui non mi pento affatto.
Quando ha capito che fare la ballerina sarebbe diventata la sua vita?
Non sono mai stata una di quelle bambine che, sin da piccole, volevano fare le ballerine. I miei genitori mi hanno iscritta a scuola, io non ero molto convinta…probabilmente perché non sapevo cosa stavo per fare. Passo dopo passo, invece, lavorando duramente mi sono appassionata sempre più. Mi piace moltissimo allenarmi, danzare…questo è il segreto per andare avanti.
C’è un ruolo che ama particolarmente?
Adoro Don Quixote ma Giselle mi è più vicina. Adoro Onegin: è una persona, non soltanto un personaggio…puoi portare della realtà sul palco.
Nel futuro cosa le piacerebbe ballare?
Le mie priorità cambiano in continuazione ma amo moltissimo la danza contemporanea: adoro cambiare..vedremo quello che mi riserverà il futuro.
Dieci anni fa, si sarebbe mai immaginata di danzare a Roma come protagonista?
Dieci anni fa?! Assolutamente no. A dir la verità ho una storia simpatica, che ricordo con piacere: otto anni fa mi trovavo all’Accademia Nazionale di Danza per il Premio Roma: eravamo in tv e l’attenzione era altissima. Mi chiamarono sul palco, in tutu, per consegnarmi il secondo premio…in quel momento, però, dalla platea sono iniziati i fischi…la gente presente in sala voleva il primo premio per me! Alla fine mi diedero il primo posto…è stata una bellissima esperienza, magica! Ora sono tornata a Roma, con un ruolo diverso…ma pur sempre per danzare!
Che cos’è la danza per lei?
La mia vita! Significa tutto. Talvolta è difficile spiegarlo…ma è una grossa parte di me. Se non danzo, tutto diventa più complicato!
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Foto di Derrick Leung