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Mats Ek per l’Eko Dance Project di Pompea Santoro

Il genio di Mats Ek coniugato al femminile

Nell’ambito della rassegna “Danza Autunno” è andata in scena, venerdì 13 ottobre, una serata ricca di magia e di stupore, appositamente creata in esclusiva per il Teatro Amilcare Ponchielli di Cremona, imperniata sulla geniale creatività di Mats Ek, uno dei maggiori coreografi viventi. L’evento è stato pensato e curato da Pompea Santoro e Veli Peltokallio con gli evocativi danzatori di EkoDanceInternational Projet per esplorare a fondo l’universo delle donne attraverso i ruoli femminili, con estratti e riletture dei grandi classici della danza mondiale. Un momento di alto livello qualitativo, venato costantemente da sentimenti poetici che si sono trasformati in “educazione e conoscenza alla danza contemporanea”.

Gli emblematici costumi, gentilmente concessi dal Cullberg Ballet, hanno fatto da cornice al ricco programma, il quale si è trasformato per incanto in un unico spettacolo, grazie alla maestrìa di Pompea Santoro che è riuscita a legare perfettamente, l’uno all’altro, ogni pezzo regalando così un’inedita visione del coreografo svedese. Un fil rouge che ha dato vita ad un’unica creazione dove sorprendentemente era quasi impercettibile la fine e l’inizio del brano successivo. Merito dell’attenta regia supportata dalla capacità espressiva dei danzatori.

Ad apertura di sipario La scimmia e il suo inconscio su musica di Jules Massenet con in scena Andrea Carozzi e Giulia Pericle. Un balletto creato nel 1989 dedicato alla madre di Mats Ek, la celebre coreografa svedese Birgit Cullberg che nel 1944  fondò un suo gruppo di danza e nel 1952 divenne coreografa del Balletto Reale Svedese, carica che conservò fino al 1957 per poi fondare, nel 1976, il Cullberg Ballet. La scimmia in questo contesto rappresenta l’inconscio umano e l’incapacità di liberare la parte più viscerale e animale che vive in ognuno di noi. Lo scontro tra conscio e inconscio, tra ragione e sentimento. A seguire Passo a due estratto da Pas de Danse su musica popolare svedese con Stefano Milione e Nicole Gritti.

Creazione del 1990, ispirato al popolo svedese, in cui si narra la solitudine di un uomo, timido ed insicuro alle prese con una donna forte e dominante. Di seguito l’estratto da La bella addormentata su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij con Giorgia Bonetto, Veronica Morello, Andrea Carozzi, Francesca Raballo, Carlo Di Lorenzo. Il balletto che ha visto la luce nel 1996 per l’Hamburg Ballet ritrova la sua forza nella rivisitazione di Ek dove la protagonista Aurora non è più la dolce principessa vittima del sortilegio della malvagia Carabosse di cui siamo abituati nel grande repertorio classico, ma si trasforma in un’adolescente problematica, in piena crisi adolescenziale, che si lascia trasportare nel mondo della tossicodipendenza.

In questa versione la figura della nonnina viene derubata dallo stesso pusher che ha portato via ad Aurora la sua purezza. È stata poi la volta di un estratto da Carmen su musica di Georges Bizet con interpreti Rebecca de Michele, Federico Tosello e Roberta Inghilterra. Celebre coreografia di Ek, creata nel 1992 in cui la protagonista rappresenta la passione, la sensualità e la forza; una donna che combatte contro le apparenze e contro un ruolo sociale imposto in qualche modo dalla sua bellezza. Questa versione viene raccontata dal punto di vista di José, partendo dalla sua morte e tornando al suo primo incontro con la figura ardente e senza legge di Carmen.

Mats Ek creò appositamente per la danzatrice Pompea Santoro il ruolo di “M…” Madre-Micaela-Morte. La lotta interna e il triangolo amoroso sono risolti tramite un flash back; tutto il balletto è un pensiero retroattivo in punto di morte di Don Josè per ritornare al presente e al suo ineluttabile termine. Poi grande spazio con due estratti, dal primo e dal secondo atto, di Giselle su musica di Adolphe Adam, in scena Carlo Di Lorenzo, Anastasia Crastolla e Manuela Gallingani, Veronica Morello, Carlotta Avidano, Francesca Raballo, Aymara Herrero, Silvia Arena, Nicole Gritti e Roberta Inghilterra.

Questa Giselle creata nel 1982 è la coreografia che ha dato la fama mondiale a Mats Ek. Nella sua celebre versione la favola è rivisitata in chiave “sociale”;  la storia è quella di una fanciulla pura e innocente che si innamora follemente di un uomo appartenente ad un diverso rango e che finirà per impazzire una volta scoperto che il suo uomo sposerà un’altra donna; rinchiusa in manicomio incontrerà altre donne vittime come lei dell’inganno e del tradimento. Quasi in chiusura un estratto da Solo for Two su musica di Arvo Pärt con Manuela Gallingani (celebre assolo ballato da Sylvie Guillem) divenuto in seguito un passo a due. La creazione narra la storia di una donna che ricorda un amore ma che forse potrebbe solo essere una proiezione di un desiderio mai realizzato.

E per concludere, a corona di una serie di estratti di raffinata artigianalità coreutica, un finale suggestivo ricco di sfumature e trionfante di “bellezza” intesa nella sua accezione più innocente, tratto dal balletto Bambini vecchi del 1989. Quello che il pubblico ha potuto cogliere e se vogliamo anche imparare dall’interessante serata è stata la conoscenza della danza di Mats Ek. Una danza che parte dall’amore ventrale per il corpo per poi svilupparsi con azioni espressive incentrate sull’attualità sociale lasciando, al termine, un nutrimento di “puro teatro” dove l’arte del movimento e del linguaggio fisico si trasformano in qualcosa di estremamente umano con una particolare visione proiettata sui più deboli ed emarginati.

La bellezza di questi pezzi è che non sono databili e non hanno una classificazione temporale perché il genio di Ek riesce ad imprimerli nell’immortalità. I temi trattati fanno parte del quotidiano di ogni singolo uomo. Il coreografo apprezza “contemporaneamente” sia il linguaggio attuale sia quello classico sviluppando così una sua personalissima tecnica dove lo stile è caratterizzato da passi e dinamiche che incidono il suo autografo (ad esempio la “schiena ondulata” e il movimento senza interruzioni, come fosse un fiume a volte lento a volte impetuoso ma il quale non si arresta mai, con un uso maturo dello spazio scenico). La metodologia dell’estensione nasce dalla sua continua ricerca basata sulla comunicatività estratta da forza, icasticità ed intensità.

Momento di caloroso coinvolgimento è stato il confronto tra il pubblico e Pompea Santoro. Una grande signora della danza che con equilibrate parole è riuscita a far cogliere la portata del genio di Mats Ek sottolineando il grande privilegio di cui hanno goduto gli spettatori nell’aver assistito ad alcune performance dove gli straordinari danzatori hanno scavato nel profondo per comprendere i ruoli che non sono mai finti ma rispecchiano il vero, supportati da sentimenti ed emozioni come amore, odio e gioia. Mats Ek con la sua danza è riuscito a toccare il fondo di se stesso riportando a galla tutto quello che l’anima ha percepito per poi condividerlo con gli altri. Questa infatti sarebbe l’unica vocazione della danza ma purtroppo non tutti possiedono tale capacità, perché la disciplina contemporanea bisogna saperla anche guardare e capire.

Lo spettatore dev’essere in grado di comprendere cosa vuol esigere dallo stile contemporaneo a differenza del classico che è più immediato e di facile lettura. La danza contemporanea è qualcosa di più profondo, più maturo e necessita una maggiore conoscenza. Con Mats Ek è facile perché lui è un genio, però ci sono dei coreografi che lavorano sul movimento e per uno spettatore non esperto possono risultare noioso, quindi il suo consiglio è di aprire la visuale nel senso più ampio per cogliere ogni angolatura come del resto avviene con la musica, la pittura, la letteratura e le altre arti! Stare in scena, vuol dire condividere le proprie emozioni con chi ti sta accanto e lo scopo dell’artista risiede proprio nel trasmetterle dal palcoscenico alla platea perché “la gente” è il più straordinario spettacolo del mondo. L’essenza della serata si può racchiudere in una parte di citazione dello stesso Ek, che a suo tempo disse: “(…) La danza è un tentativo eterno, come scrivere sull’acqua! La danza non è vita, ma mantiene in vita tutte le piccole cose di cui la grande cosa è composta.”

Doveroso ricordare che Pompea Santoro, attualmente anche direttrice di Aterballetto, ha danzato molti ruoli principali nelle coreografie di Birgit Cullberg tra cui Clara in “La Signorina Giulia” al fianco di Rudolf Nureyev. Ha interpretato tutti i balletti di Mats Ek creati dal 1978 al 1998. Tra i ruoli principali più importanti: Giselle, Carmen e Aurora. Ha ballato nei maggiori e prestigiosi teatri internazionali. Per lei Mats Ek ha creato il ruolo di M…in Carmen. Nel 1993 ha ricevuto il premio “Karina Ari” in Svezia come migliore danzatrice dell’anno. Dal 1996 ha iniziato a rimontare i balletti di Mats Ek, all’Opera di Monaco, all’Opera di Gothenburg, all’Opéra di Parigi, all’Opera di Praga, all’Opéra di Lione e alla Royal Opera House di Londra dove ha avuto modo di insegnare “Carmen” sia a Sylvie Guillem che a Tamara Rojo.

Nel 1997 ha rimontato “Giselle” presso il Teatro alla Scala di Milano dove, oltre alla messa in scena, Elisabetta Terabust, allora Direttrice, la invitò a ballare il ruolo principale come Artista ospite affiancata da Massimo Murru. Questa sarà l’ultima volta che ballerà il ruolo di Giselle. A Verona invece nel 1998 sarà l’ultima volta nel ruolo di Aurora nella “Bella Addormentata” sempre di Mats Ek. Nel 2002 ha lasciato la Svezia e il “Cullberg Ballet” per tornare a Torino. Dopo varie esperienze nel 2010 rimonta “Giselle” al Teatro San Carlo di Napoli, dove ha l’occasione di insegnare a Roberto Bolle il ruolo di Albrecht.

Seguendo la grande passione per l’insegnamento smette definitivamente di ballare e si dedica sempre più ai giovani danzatori. Oggi, continua a rimontare i balletti di Mats Ek nei più grandi teatri europei e tiene master-class in Italia e in Europa; ha insegnato anche in prestigiose Accademie sia classiche che contemporanee, tra cui, il Conservatoire de Paris, l’Accademia Teatro alla Scala, Académie de Danse Princesse Grace, Codarts, Laban Trinity, Rambert School of Ballet and Contemporary Dance, Conservatorio di Danza di Lisbona e alla English National Ballet School. Ad ottobre del 2012 ha creato l’EkoDanceInternational Project per aiutare giovani danzatori ad intraprendere un percorso di crescita artistica mediante lo studio della danza classica e le coreografie di Mats Ek per perfezionarsi sia da un punto di vista tecnico che artistico al fine di rendere più semplice il loro passaggio verso il mondo professionale.

Al termine dell’appassionata serata cremonese, Pompea Santoro, amichevolmente mi ha concesso questa sua esclusiva dichiarazione: “Il progetto, Eko Dance Project, nasce dalla mia grande necessità di trasmettere sia ai ragazzi sia al pubblico, tutto quello che ho capito e imparato nel corso della mia carriera. Quello che la danza è per me e cosa significa. Tutto è nato in maniera naturale e spontanea. Questa serata, pensata appositamente per il Teatro Ponchielli di Cremona, ha voluto raccogliere degli estratti da coreografie di Mats Ek, con il quale collaboro da ormai quarant’anni e che generosamente mi concede di portare in scena pezzi tratti dai suoi più importanti lavori. In questo caso, il suo modo di vedere la donna. Ho pensato ad una raccolta di ruoli a me molto cari ed altri probabilmente mai visti dal pubblico italiano. Nonostante il mio ruolo oggi sia quello di stare in regia e dietro le quinte, non ho parole per descrivere la grande gioia e l’orgoglio nel vedere non solo ragazzi giovani in continua crescita, ma anche un pubblico pieno di stupore e gratitudine dopo lo spettacolo. Come lo so? Perché proprio prima e dopo lo spettacolo ci siamo confrontati, abbiamo condiviso idee e parlato di danza, cosa che raramente si fa… il pubblico va educato, o meglio rieducato alla danza contemporanea!

Il genio di Mats Ek coniugato al femminile

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

Foto di Roberto Poli, Paolo Laudicina, Micro e Mega

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