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Nuovo approccio alla formazione nella danza: dall’addestramento all’educazione

Tradizionalmente, l’approccio alla formazione nella danza è stato impostato su una prospettiva gerarchica e centrata sull’insegnante.

Il maestro è sempre stato percepito come fonte primaria di conoscenza, da lui gli allievi imparano attraverso l’imitazione e il rispetto scrupoloso delle istruzioni ricevute.

La padronanza fisica e tecnica viene raggiunta attraverso la ripetizione degli esercizi e delle routine, e gli obiettivi vengono spesso definiti in termini di realizzazioni fisiche ideali, ad esempio, i famosi 180 gradi dell’en dehors, soprattutto nel balletto.

Non ci sono dubbi, numerosi ballerini eccellenti sono nati da questo sistema di allenamento che tuttavia contiene inconvenienti non trascurabili.

La formazione centrata sul ruolo dell’insegnante, infatti, incoraggia gli studenti a equiparare l’apprendimento della tecnica unicamente all’acquisizione di abilità fisiche.

In effetti, l’insegnante è un professionista e l’allievo un apprendista, ma questo modello educativo limita la danza stessa perché fa si che il danzatore si concentri soltanto sui risultati.

I ballerini formati in questo modo sono generalmente motivati dal desiderio di approvazione esterna, e spesso diventano allievi passivi eccellenti nel seguire le istruzioni, ma carenti di consapevolezza e motivazione.

L’arte matura richiede coscienza e conoscenza di sé, e capacità di collaborazione creativa. Porre l’enfasi unicamente sull’obbedienza, sull’imitazione e sulla sottomissione,  conduce a una fragile autostima, blocca lo sviluppo emotivo e alimenta una cultura di infantilizzazione degli artisti professionisti che, privi di strumenti di auto-emancipazione e auto-direzione, non realizzano il loro pieno potenziale artistico.

Il modello tradizionale di formazione coreutica era ampiamente accettato nelle epoche precedenti, quando l’ambiente professionale preferiva danzatori che aspiravano a diventare ‘strumenti’ artistici obbedienti e dipendenti.

Con l’evoluzione della danza e la nascita di nuovi stili improntati alla libertà artistica e alla collaborazione, si è assistito a un aumento del desiderio degli insegnanti di avere allievi che arricchiscano lo studio della tecnica con la loro profondità e il loro bagaglio di esperienza.

Per sostenere la crescita tecnica, artistica e personale degli allievi è necessario considerare e motivare l’intera persona, passando dall’addestramento all’educazione che genera conoscenza e comprensione del lavoro con il proprio corpo e un forte senso di sé.

L’educazione della persona nella sua interezza infatti fornisce agli studenti strumenti utili alla crescita e allo sviluppo di una raffinata consapevolezza percettiva che permette loro di discernere e differenziare le sottili sensazioni cinestetiche.

La sintesi tra pedagogia, anatomia e psicologia inoltre facilita il controllo motorio, migliora il movimento e l’efficienza, e la qualità espressiva.

La comprensione cognitiva e la consapevolezza percettiva permettono agli studenti di esplorare il loro pieno potenziale, e di espandere la comprensione dei limiti strutturali personali e delle idiosincrasie fisiche.

Piuttosto che insegnare agli studenti a conformarsi a un ideale esterno, dovremmo insegnare loro a trovare il modo individuale e ottimale per raggiungere l’obiettivo desiderato con la minor quantità di stress sui loro corpi.

Questo implica un cambiamento radicale di approccio formativo e pedagogico che sarà incentrato sullo studente. Bisogna incoraggiarlo a diventare un ballerino pensante che si assume la responsabilità della sua crescita e del suo progresso.

L’educazione incentrata sullo studente sposta l’attenzione da ciò che l’insegnante sa a ciò che lo studente apprende, valorizza le scoperte personali dell’allievo e insegna a dare valore alle sue percezioni ed esperienze.

In questo modo il ballerino sviluppa un forte senso di sé e maggiore autostima, qualità che, più di quelle fisiche, gli permettono di partecipare al processo coreografico, di accedere alla voce creativa interiore, diventando non mero interprete della danza, ma parte integrante della danza stessa.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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