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Pompea Santoro: “Chiederei di introdurre la danza nelle scuole, affinché i ragazzi capiscano che la danza, come la musica, è arte.”

 

Pompea Santoro ha cominciato la sua carriera artistica in veste di danzatrice con la compagnia svedese Cullberg Ballet, durante il suo percorso ha collaborato con numerosi coreografi ed étoiles arrivando a ricevere svariati premi nazionali ed internazionali. Ad oggi è considerata una figura di grande rilievo nel mondo della danza soprattutto  per l’insegnamento della danza contemporanea e il riallestimento degli spettacoli del grande Maestro Mats Ek.

Come vede cambiato il mondo della danza dai suoi esordi ad oggi?

Il mondo della danza non è cambiato, secondo me sono cambiate le persone che ne fanno parte. È  cambiato il modo di divulgare la danza: non si usano più mezzi di informazione culturali, ma programmi televisivi commerciali e manifestazioni dilettantistiche. Il Teatro che una volta era considerato come un luogo prestigioso a cui ambire una volta pronti, è ora un parco dei divertimenti dove basta pagare per arrivarci. Ai miei tempi prendevo due autobus per andare alle lezioni di danza mentre oggi si sceglie quella a due passi da casa. Ai miei tempi si ammiravano le “Star” del Teatro mentre oggi si ammirano quelle televisive che, in effetti, non esistono perché trasmesse attraverso mezzi tecnologici. Ai miei tempi non c’erano molti stage, e i concorsi erano pochi e importanti. Oggi invece ci sono concorsi dove i premi sembrano garantiti, stage ovunque e a volte tenuti da insegnanti che hanno a malapena oltrepassato i loro vent’anni, non di esperienza, bensì di età. In quanto alle grandi compagnie, ho notato che i ballerini lavorano moltissimo e non sempre nelle condizioni migliori poiché i teatri prediligono grandi  produzioni sicure e sempre diverse in modo da garantirsi un maggior profitto.

Quali fasi del suo percorso artistico sono stati fondamentali per la sua carriera?

L’aver avuto fin dall’inizio ottimi insegnanti, che il mio Maestro Jusa Sabatini selezionava, ha sicuramente contribuito alla mia formazione rendendola più duttile e completa. La fortuna di entrar a far parte in una compagnia di grandi professionisti all’età di 16 anni mi ha permesso di continuare a crescere sia artisticamente che personalmente; essere cresciuta accanto ad un coreografo è stato altrettanto fondamentale: ho avuto i migliori insegnanti e i coreografi più importanti grazie alle scelte artistiche del Direttore, coreografo e Maestro Mats Ek. L’aver avuto accanto persone che mi hanno supportato in diversi periodi della mia vita e hanno creduto in me ha fatto si che io mi sentissi sempre stimata e amata inoltre, è stato importante aver avuto la fortuna di aver fatto sempre le scelte giuste in quanto nel corso della carriera di un ballerino spesso ci si ritrova a dover prendere delle decisioni in base alle quali può cambiare totalmente il percorso artistico.

Come descrive la sua collaborazione ultraventennale con il Maestro Mats Ek, uno dei coreografi più importanti della storia del Novecento?

Aggiungo: un Genio. Gli sono stata accanto per 35 anni: 25 come ballerina e 10 come assistente e penso non bastino due frasi per descrivere tutto quello che mi ha dato e insegnato. Non è sempre stato un rapporto facile: la sua esigenza e dedizione a volte mi ha fatto sentire molto insicura; diciamo che però sono la persona che sono grazie a lui e alle sue coreografie, interpretare i ruoli  creati da Mats Ek mi ha fatto crescere, e ascoltare le sue parole mi ha fatto capire. Lui non è solo un bravo coreografo ma anche un bravissimo coach, ho così tante informazioni nel mio bagaglio che mi rendono più sicura oggi nel mio insegnamento e il mio scopo è quello di portare avanti il suo pensiero. Il suo lavoro ti spinge a conoscerti fino in fondo e ti mette continuamente di fronte a delle sfide con te stesso, ecco perché è importante per un giovane danzatore conoscerlo: ti fa capire cos’è in realtà la danza, ti fa capire soprattutto perché la ami e per quale motivo l’hai scelta. Ti fa capire che sei prima di tutto un essere umano e lui ti aiuta a trasformare le tue emozioni in movimenti. Mats oltre ad essere stato la mia guida, oggi è anche un mio caro amico.

Numerose sono state inoltre le sue collaborazioni artistiche in qualità di danzatrice e talvolta di insegnante tra cui citiamo Birgit Cullberg, Rudolf Nureyev, Silvie Guillem, Elisabetta Terabust, Tamata Rojo, Massimo Murru, Jacopo Godani, Johan Inger e Roberto Bolle senza dimenticare le collaborazioni con alcuni dei più importanti teatri italiani ed europei; qual è stato il rapporto lavorativo più difficoltoso e più stimolante?

Con ognuno di loro c’è stato un rapporto diverso. Birgit Cullberg è stata quella che mi ha voluta nella sua compagnia, Nureyev è stato mio partner in un balletto della stessa Cullberg. Nureyev, per esempio, prima di essere un uomo era un danzatore, viveva per la sua danza e in poco tempo mi ha lasciato un ricordo straordinario. Con Sylvie, Tamara, Massimo, Roberto e molti altri grandi artisti ho avuto un rapporto breve ma molto forte e intenso e con la maggior parte di loro sono tutt’ora in stretti rapporti. Il fatto di aver trasmesso loro un qualcosa che conosco in maniera molto profonda ha fatto in modo che s’instaurasse tra di noi un’amicizia e una stima reciproca. Inger e Godani sono gli ultimi due coreografi con cui ho lavorato, molto diversi tra loro ma molto interessanti; il mio addio alle scene è avvenuto con le loro coreografie. Il coreografo che sicuramente mi ha più influenzata dopo Mats è stato Jiri Kylian; Kylian mi ha insegnato che la danza astratta non esiste e che anche il più banale dei movimenti se, dietro ha un’emozione e un’intenzione, può diventare pura poesia. Ballare le sue coreografie per me era come leggere delle bellissime poesie. Con Mats era come raccontare me stessa. Ci sono dei ruoli però di cui si parla poco e sono poco apprezzati, sono le persone che svolgono il lavoro più difficile, coloro che cercano di trasmettere lo stile e il pensiero dei coreografi e che trascorrono ore e ore nelle sale insieme ai ballerini venendo poi dimenticati, ruolo che io anche rappresento ed è quello dell’assistente del coreografo. L’esperienza più difficoltosa è stata quella al San Carlo di Napoli, dove inizialmente ho avuto a che fare con regole sindacali italiane a cui non ero abituata; alla fine mi sono adattata e, con la collaborazione dei ballerini, siamo comunque riusciti ad ottenere un bel risultato. In veste di ballerina la sfida più difficoltosa che ho affrontato è stata il ricoprire, a sei anni dalla creazione dell’omonimo balletto, il ruolo di Giselle che, fino a quel momento, era stato interpretato da Ana Laguna, ballerina che mi ha molto ispirata e a cui devo molto. Dopo di lei sono stata la prima dopo di lei ad essere la Giselle di Mats Ek ed era impensabile che qualcun altro potesse mai affrontare quel bellissimo ruolo. Ad oggi l’ho insegnato ad una decina di ragazze.

Ritiene che in Italia ci siano realtà artistiche adeguate per la formazione di futuri danzatori?

Credo che l’Italia sia il Paese dei corsi di formazione, stage e concorsi: ce ne sono un’infinità! Sarà perché si è capito che c’è un profitto? Chissà ma, in ogni caso, sta all’intelligenza del danzatore e a volte del genitore capire quale tra questi possa offrire tutto quello di cui un danzatore ha bisogno oggi per diventare un professionista. Penso che la chiave per l’adeguata formazione di un danzatore siano gli insegnanti e in Italia, ma anche all’estero, sembra sempre più difficile incontrare docentiche abbiano il talento e la capacità di trasmettere: mancano insegnanti-artisti generosi abbastanza da dare ai propri allievi quello che hanno capito su se stessi. Per me un ottimo corso di formazione dovrebbe semplicemente dare ai danzatori un’ottima preparazione classica ma con una mente contemporanea, accompagnata dallo studio di un repertorio sia classico che contemporaneo e ogni tanto un po’ di improvvisazione. Il resto è opzionale.

Quali  sono le qualità che dovrebbe avere oggi un danzatore per raggiungere una carriera artistica soddisfacente?

Dipende da quello che uno considera soddisfacente. Nel mio mondo ci vuole un’ottima preparazione classica ma con una mente sempre aperta, curiosa e pronta a scoprire cose nuove. Ci vuole una vasta conoscenza del repertorio contemporaneo, soprattutto quello degli anni ‘80 in quanto ricco di creazioni che hanno fatto la storia e che fanno spesso parte del repertorio di grandi compagnie partendo da quelle di Ek e arrivando a quelle di Kylian, Naharin, Duato e Forsythe. La possibilità di avere poi dei coreografi che ti rendano parte integrante del processo creativo è sicuramente un altro tassello importante per la crescita artistica di un ballerino; infine poi, non per importanza però, le qualità e le doti fisiche anche se trovo che le qualità più importanti siano la professionalità, la costanza e l’umiltà, oggi rare.

Come motiva i suoi allievi in questo periodo di crisi culturale e artistica?

È proprio per questo motivo che ho creato l”EkoDanceInternationalProject”: per motivare i giovani danzatori e futuri coreografi. Con l’appoggio del nostro Presidente Onorario Mats Ek, mio marito, anche lui ballerino e assistente di Mats Ek, ed io cerchiamo di trasmettere la nostra passione e professionalità; vogliamo trasmettere tutto quello che il Maestro Mats Ek e altri coreografi con cui abbiamo lavorato ci hanno insegnato. Vogliamo far rivivere una danza che parla e che esprime un’emozione, portare avanti e divulgare il pensiero di Mats. La danza di Ek ha sempre una logica e acquista senso perché dietro al ballerino c’è sempre una persona: il movimento nasce da un’emozione, la tecnica è semplicemente al servizio ed è un mezzo per esprimere più liberamente un’emozione o vivere una situazione in stili diversi. C’è molta differenza tra eseguire, gesticolare, sentire e creare un movimento. Io credo che in ognuno di noi ci sia un Artista, c’è chi non ha bisogno di impararlo perché è naturalmente dotato, c’è invece chi deve scoprirlo con l’aiuto delle giuste opportunità ed un insegnante sensibile e attento.

Consiglierebbe di andare all’estero per affermarsi professionalmente?

Oggi non penso ci siano altre scelte! Le poche compagnie contemporanee che ci sono in Italia sono composte da pochissimi danzatori e pochi fondi. I quattro Teatri rimasti con un corpo di ballo hanno leggi incomprensibili e di certo non favorevoli ai giovani danzatori. Purtroppo anche all’estero sta diventando più difficile, anche se fortunatamente la gente va ancora a teatro e, nonostante i tagli alla cultura, le compagnie funzionano ancora in quanto cercano di mantenere la qualità malgrado debbano moderare le spese diminuendo il numero di contratti e delle produzioni. Io cerco di aiutare i miei allievi come posso; conoscendo moltissime realtà estere e avendo instaurato negli anni tante amicizie cerco di indirizzarli nel migliore dei modi affinchè si confrontino con il mondo professionale e, quando  li ritengo pronti, grazie alle mie collaborazioni passate e future, hanno la possibilità di studiare per brevi periodi con grandi compagnie sia classiche sia contemporanee, questo penso sia molto stimolante! Proprio questa settimana una mia allieva è stata per 3 giorni a studiare all’English National Ballet e un giovane ragazzo ha avuto un contratto da stagista all’Introdans.

Secondo Lei quali realtà artistiche e produzioni ci rappresentano maggiormente in campo internazionale che possano competere con l’estero?

Se come realtà artistiche intendi compagnie e spettacoli di danza, non lo so. Se ci sono, non credo abbiano le possibilità economiche e organizzative per competere con le realtà estere.

Se potesse chiedere qualcosa al nostro governo in argomento artistico cosa chiederebbe?

 

Di fare un po’ di pulizia visti i pochi soldi rimasti per l’arte e la danza. Di scegliere con molta cura e attenzione una giuria di addetti ai lavori veramente competenti per definire chi dovrebbe rappresentare o meno la danza italiana magari rivolgendosi anche ad artisti europei per una scelta oggettiva. Soprattutto in quest’era sempre più tecnologica chiederei di introdurre la danza nelle scuole in aggiunta all’ora di ginnastica, affinché i ragazzi capiscano che la danza, come la musica, è arte. Esse sono le più antiche delle arti poiché nascono dalla nostra voce e dal nostro corpo.

Attualmente svolge varie attività di insegnamento e di coreografa in Teatri italiani ed Europei, quali sono i suoi progetti futuri in qualità insegnate e coreografa?

Premetto che l’unica cosa che non mi è mai venuta in mente di fare e che non mi interessa affatto è la coreografia. L’insegnamento, invece, è sempre stata la mia grande passione ed esigenza: non vedevo l’ora di smettere di ballare per potermici dedicare totalmente. Ho iniziato 16 anni fa nei maggiori Teatri  insegnando le coreografie di Mats a grandi professionisti poi, nel 2007, sono stata invitata dalla Signora Prina all’Accademia della Scala e lì ho capito quanto sia importante introdurre Mats agli studenti perché si appassionino alla danza contemporanea. E’ stata una prima esperienza bellissima e ho capito anche che è con i giovani che voglio lavorare, da allora sono stata in varie accademie europee. Da qualche anno insegno danza classica anche a ragazzi dai 12 anni in su e tra qualche anno avrò i miei primi risultati; insegno una danza classica accademica ma, attraverso piccoli dettagli, vengono introdotti i principi fondamentali della danza contemporanea: l’uso delle braccia attraverso la schiena, senza alterarne le regole e la tecnica, in poche parole rendendo lo studio della danza classica un po’ meno rigido. So che non tutti sono d’accordo con questo tipo di filosofia, ma io ci credo e voglio arrivare fino in fondo, è un lavoro che mi affascina sempre di più e che trovo necessario oggi per la formazione di un ballerino completo dal momento che in Europa il balletto classico è sempre più contaminato dal mondo contemporaneo. Ho progetti importanti con Mats all’estero di cui non posso ancora parlare e in primavera sarò al Conservatorio di danza a Lisbona; il progetto che ho intrapreso a Torino mi impegna molto quindi sono costretta a rinunciare a parecchie proposte.

Ed infine, cosa direbbe ad un giovane danzatore che si avvicina al mondo della danza in questo periodo storico di grande cambiamento?

Fa’ che la danza non sia la cosa più importante della tua vita, non sarai tu a scegliere la danza ma sarà lei a scegliere te; abbi sempre una chiave di riserva in tasca, dovesse smarrirsene una ne hai pronta un’altra: la danza non va solamente amata ma va soprattutto rispettata.

Antonietta Mazzei

 

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