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PROSPETTIVE01 – Stanislao Capissi: per essere un buon ballerino non basta avere le doti fisiche

Stanislao Capissi - foto Francesco Squeglia

“Prospettive01” è una rubrica rivolta ad artisti e contesti che rappresentano un mondo di talenti in continua evoluzione. Ideata e curata da Lorena Coppola, la rubrica si propone di raccogliere una serie di interviste e di articoli mirati a dar voce e spazio a tutte le fasce creative del mondo coreutico che costituiscono giovani realtà in via di sviluppo ed espansione, progetti innovativi, o realtà già consolidate, di spiccato talento, meritevoli di attenzione. Un luogo di rivelazione e di incontro di nuove prospettive.

Stanislao Capissi, giovane talento del Teatro San Carlo di Napoli, si racconta al giornaledelladanza.com  

Quali sono stati i tuoi esordi e quali le tappe salienti del tuo percorso formativo?

Ho iniziato a studiare nella Scuola di Ballo di Sabrina Corcione, poi ho continuato nella Scuola di Ballo del Teatro San Carlo e mi sono diplomato con Paquita, che ha segnato il mio esordio. Subito dopo, sono entrato nel Corpo di Ballo del San Carlo e il mio primo ruolo è stato la Danza dei Mirlitoni in Schiaccianoci, poi, dopo un anno esatto, quando abbiamo ripetuto il balletto, ho interpretato il ruolo del Principe Schiaccianoci, quindi sono andato avanti velocemente. Le tappe salienti del mio percorso sono stati due incontri per me molto importanti: l’incontro con Giovanna Spalice, che mi ha cambiato il modo di pensare, sia riguardo allo studio sia riguardo a come ballare. Lei mi ha cambiato proprio come ballerino, perché mi ha fatto comprendere che, senza lavorare sodo, non si va da nessuna parte; l’incontro con Elisabetta Terabust, personaggio straordinario, che considero una dea della danza, che mi ha trasmesso l’essenza di quest’arte nell’interpretare i ruoli e mi ha messo in condizione di sentire davvero cosa stessi facendo nel momento esatto in cui lo facevo. A lei devo moltissimo.

Sei molto giovane ma hai già dimostrato di avere grande talento, ritieni i tuoi successi dei traguardi o dei punti di partenza?

Sono molto giovane e, a dir la verità, non mi reputo un talento, però i piccoli traguardi che sono riuscito a raggiungere sono per me dei punti di partenza, perché aspiro a fare qualcosa di veramente grande. Ho già interpretato dei ruoli importanti, ma sento di poter fare ancor di più, anche se devo lavorare ancora parecchio per arrivarci.

Il ruolo che più hai amato danzare sinora?

Il ruolo che più amo non l’ho ancora mai ballato, spero di danzarlo e prossimamente forse sarà possibile; è il ruolo di Albrecht, a mio avviso il ruolo più importante per un ballerino.

Prediligi i ruoli classici o ti senti a tuo agio anche in coreografie di stile contemporaneo?

Mi piacciono molto di più i ruoli classici, ma mi sento a mio agio anche in quelli contemporanei, dipende dallo stile e dal modo in cui lo provo, nel senso di chi c’è vicino a me a farmelo provare. Nel contemporaneo sono un po’ più bloccato perché non lo danzo spesso, ma mi piace.

Chi consideri un tuo riferimento tra le grandi étoiles?

Il mio riferimento inizialmente era Baryshnikov, perché, sin da bambino, vedevo i suoi film Il sole a mezzanotte, Due vite, una svolta, che amavo tantissimo, quindi potrei dire che lui è stato la base. In seguito ho ammirato tanti altri danzatori di calibro molto elevato, quali, ad esempio, Manuel Legris, Giuseppe Picone, che spesso abbiamo il piacere di avere qui a Napoli, Roberto Bolle, Patrick Armand. Oltre a loro, ce ne sono tanti altri che ho visto spesso e per i quali ho una grande ammirazione, ma credo che ogni ballerino, pur avendo dei riferimenti, debba poi sviluppare un proprio stile ed essere se stesso.

Secondo te quali sono le doti imprescindibili di un ballerino?

Oltre alle doti fisiche, che, comunque, per un ballerino classico, sono importanti, la dote maggiore è il cervello, perché si può essere anche molto dotati, ma se non si ha la testa per lavorare in un determinato modo e seguire una linea precisa tutti i giorni per tanto tempo, credo che non si riesca ad arrivare lontano, anche essendo un talento solo di doti.

Qual è il tuo approccio quando ti trovi di fronte a nuove sfide da affrontare?

Di fronte a nuove sfide, cerco di capire prima quello che devo fare, studio a fondo il ruolo e lo imparo bene, cercando di entrare al massimo in quello che faccio, ma con molta tranquillità e molta umiltà. Per capire bene cosa bisogna affrontare, in realtà, devi farlo per le prime volte in scena. Solo in scena, infatti, ci si può rendere conto di cosa arrivi realmente al pubblico, per questo le prime spesso sono un po’ più difficili, poi nelle altre recite si riesce a dare davvero il massimo.

Pensi di fare delle esperienze anche all’estero? Quali sono i tuoi progetti e le tue aspettative per il futuro?

Essendo giovane, spero di fare delle esperienze anche all’estero in futuro. Per adesso devo ringraziare molto il Teatro San Carlo di Napoli che mi sta dando la possibilità di crescere e di formarmi in Italia come ballerino e spero che, anche grazie a questo, altre compagnie potranno vedermi e magari invitarmi a progetti da svolgere all’estero.

Un messaggio conclusivo

Il mio messaggio è rivolto si giovani che sono ancora nelle scuole di danza, che devono capire che, per arrivare a un certo livello e farlo in un determinato modo, devono veramente lavorare tanto, sia col fisico sia con la mente. Questo è venuto a mancare in questo periodo difficile. Spero che chi voglia fare questo mestiere lo faccia veramente con amore, non semplicemente per seguire dei canoni attuali.

Lorena Coppola

www.giornaledelladanza.com

Foto di Francesco Squeglia

 

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