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Roberto Zappalà: Un sistema ancora troppo disarmonico


Ai cari colleghi coreografi e artisti, ai programmatori o più in generale agli operatori del settore, ma anche a chi segue la danza solo per passione, in questo momento così difficile, sento necessario il bisogno di comunicare con tutti voi per iniziare, quantomeno nelle intenzioni, un dialogo volto ad una collaborazione che possa mettere al centro l’armonia del sistema.

Con assoluta umiltà ho provato spesso ad osservare il nostro mondo/danza con distacco e mi è sempre apparso soprattutto come un luogo del commercio dove la “gente” confluisce ma rimane solo consumatrice e “consumata” e quindi autoreferenziale. Quando dico gente non intendo il pubblico ma il “sistema” che in mancanza di comunicazione tra le parti ha definito dei percorsi spesso legati a logiche troppo egoistiche. Credo così indispensabile, specie in questo momento storico, riflettere e trovare insieme delle soluzioni che possano andare a vantaggio di tutti. La riflessione che io propongo di approfondire è innanzitutto legata all’etica e al comportamento di ognuno di noi. Ciò che credo manchi è quell’armonia che dovremmo cercare di costruire attraverso lo sviluppo di un centro, di una direzione e quindi di una prospettiva. Alcuni importanti filosofi, ma anch’io nel mio piccolo, sostengono che l’armonia è parte integrante della natura che ha le sue origini nella vita, vita che non esisterebbe  senza che tutti gli elementi che la compongono si fossero armonizzati nel tempo. Così come esiste l’armonia esiste anche il suo opposto ed è di questo che il nostro settore si è nutrito in questi ultimi decenni, nutrimento che ha portato spesso ad una parziale rottura del sistema stesso. 

Dobbiamo fare di tutto per non permettere che la disarmonia continui nel nostro mondo dorato, dorato perché per lo più è composto dalla bellezza che è parte della dinamica dell’armonia. Gli artisti hanno la sensibilità e credo anche il dovere per far sì che tutto ciò non continui, e hanno tutte le carte in regola per essere attivi e contribuire con forza  a una più sana rinascita.

Più volte si sente dire dai media mondiali che solo insieme si potrà uscire più velocemente da questa situazione ed io aggiungerei in modo più indolore possibile. Tutto ciò andrebbe applicato anche al nostro settore e per poterlo applicare credo sia auspicabile abbandonare tutti gli egoismi, gli atteggiamenti egocentrici, il provincialismo e molto spesso anche l’esterofilia, che tengo a sottolineare per evitare ogni possibile equivoco, per me non vuol dire “Italia first” ma una più intelligente programmazione anche a fronte di un momento di difficoltà che sia chi produce che chi ospita sta subendo. L’armonia di sistema potrebbe essere una delle condizioni idonee per un aiuto reciproco che senza troppe complicazioni ma solo con un po di volontà possiamo mettere in campo. E’ ovvio che tutto ciò si deve svolgere nell’assoluta discrezionalità delle scelte, scelte che però dovranno tener conto di ciò che ho precedentemente sottolineato. 

Non ho ovviamente delle soluzioni ma vorrei porre l’attenzione verso l’”incontro”, l’auspicio potrebbe essere che il Ministero, appena possibile, creasse  un tavolo di confronto tra i responsabili del settore produttivo (compagnie) e quello dell’ospitalità (festival, circuiti, rassegne, stagioni) affinché ci si possa  focalizzare verso una direzione di intenti comune. Credo che il Ministero debba e possa avere un ruolo determinante affinché ciò avvenga. 

Noi in quanto centro nazionale di produzione della danza – e non essendomi confrontato con i direttori degli altri centri parlo solo per noi – essendo coinvolti nei due ambiti quello produttivo e quello dell’ospitalità siamo particolarmente sensibili e doppiamente preoccupati, saremo quindi ben disponibili a qualsiasi colloquio per costruire un nuovo modo di pensare le nostre attività sempre più attente alla collaborazione.  

Ricominciare non sarà facile ma questa potrebbe essere l’occasione per riscrivere nuovi criteri e ricominciare a crescere tutti insieme.

Roberto Zappalà

Redazione www.giornaledelladanza.com

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