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“Rudolf Nureyev. Genio e sensualità” è il nuovo libro di Alberto Testa

Rudolf Rureyev. Genio e sensualità - copertinaRudolf Nureyev. Genio e sensualità presentato, tra festeggiamenti e molteplici apprezzamenti, lo scorso 14 febbraio presso il Teatro dell’Opera di Roma, è il nuovo libro del maestro Alberto Testa, imminente personalità del mondo della danza italiana, l’indimenticabile fondatore e direttore artistico del Premio Positano, nonché illustre storico e critico di danza e balletto; autore di articoli e saggi di argomento coreutico (tra cui, Parole di danza, Storia della danza e del balletto e 100 grandi balletti), attraverso i quali si sono formate generazioni di studenti, esperti ed amanti della materia.

In questo volume, edito dalla casa editrice Gremese, Alberto Testa compone un vivifico ritratto di Rudolf Nureyev, il più acclamato danzatore del XX secolo. Un “vivifico ritratto” è la definizione che compare immediatamente nella bandella del libro ed è sicuramente quella più azzeccata ad inquadrare un racconto di largo respiro che non è mai un semplice resoconto,per quanto scrupolosamente documentato: perché accanto ai “fatti”, Testa ci offre qualcosa di ancora più prezioso: vale a dire, il ricordo personale di chi allora – in veste di critico e strenuo appassionato di danza – si trovò a seguire e a commentare quei fatti, quella carriera, assistendo alle esibizioni mitiche del “tartaro volante” così come ai lampi mediatici di quell’esistenza privata condotta sul filo dell’azzardo e dell’insofferenza.

Memorie personali si alternano alle testimonianze storiche di una delle biografie più affascinanti della storia della danza in un avvincente ritmo altanelante  che rende la lettura scorrevole ed emozionante al tempo stesso, permettendo al pubblico dei lettori non soltanto di saziare la propria sete di conoscenza ma anche di soddisfare il proprio vivo interesse. La narrazione, in terza persona, viene interrotta spesso infatti dall’”io” dell’autore che si rivolge direttamente a chi legge per raccontargli con le proprie parole quel genio intramontabile che è stato Rudolf Nureyev, come quando con sguardo molto ravvicinato di grande critico quale è, Alberto Testa ci presenta la sublime coppia Nureyev-Fonteyn:

«Anni dopo mi capitò di osservare Nureyev e Fonteyn nello svolgimento del loro lavoro quotidiano e nell’accordo delle danze in cui erano impegnati. C’era tra loro un rispetto, un feeling che correva tenero e discreto come di due persone che si intendono perfettamente; […] Ricordo ancora il suono della voce di Margot così dolce, remissiva, cinguettante che era una meraviglia ascoltarli, guardarli. Alla rappresentazione che questa, fluida e senza screzi, non fosse che la risultante di un rapporto tutto condotto sulla linea di un rispetto, di un’intesa, diciamo di un amore che li vedeva straordinariamente affiatati, uniti insieme. C’era tra loro una sorta di idillio permanente…»

Il libro in questo modo assume anche una veste autobiografica, perché non è soltanto la biografia, artistica ed umana, dell’immortale “tartaro volante” ma anche l’autobiografia di uno tra i più grandi critici del nostro tempo:

«A quel tempo mi trovavo in una posizione privilegiata di iniziato, per cui stavo sempre ai margini, un po’ appartato, osservatore abbastanza freddo ma lucido, mi ero creato l’abito del critico che non ero ancora, ma facevo le prime esperienze e da allora inviavo alla torinese “Gazzetta del Popolo” i miei giudizi. Certamente erano giudizi entusiasti, infuocati ma era anche e soprattutto lo sfogo sincero del mio entusiasmo pur sempre guidato dalla coscienza che già allora avevo come severa compagna di vita…».

Leonilde Zuccari

www.giornaledelladanza.com

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