“Speciale Vittoria Ottolenghi”, iniziativa a cura del Direttore del giornaledelladanza.com, nonché critico e storico di danza, Sara Zuccari, e da lei fortemente voluta per omaggiare la figura di questa grande Signora della Danza raccoglierà un’intervista a Vittoria Ottolenghi e gli estratti della rubrica “Danza chi, come e perché” da lei curata in esclusiva per il giornaledelladanza.com.
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Mi chiamo Antonietta e Le scrivo perché vorrei chiedere un Suo parere, per me significa molto. Premetto che è stata la danza, il mio amore per essa, a farmi crescere il desiderio di approfondire il mio rapporto con quest’arte e di ampliare le mie conoscenze non solo artistiche ma culturali e sociali. La amo nella sua totalità, nelle sue svariate discipline: pratiche, teoriche e storiche.Più di ogni altra disciplina mi ha insegnato che la costanza e l’onestà sono valori che non pagano ma arricchiscono l’animo umano. Ho imparato che in ogni cosa che faccio devo essere completamente presente e che alle volte provare a sentirsi leggeri non significa sistematicamente essere superficiali, ma coraggiosi nel sorridere nonostante la fatica, il dolore e le delusioni. Forse per molti sono nozioni scontate, ovvie, ma io ho dovuto comprenderle e farle mie. Amo danzare, e mi incanto nell’osservare gli altri danzare. Nella spontaneità di un movimento so che c’è comunque un lavoro di ricerca continua di qualità da parte del ballerino, dell’insegnante o del coreografo mossi dalla tenacia e dalla fiducia verso questo mestiere. La dolcezza e la forza con la quale i muscoli si allungano e si contraggono, lo sguardo del danzatore che s’impegna nell’intrattenere lo spettatore e la voglia di comunicare un messaggio, qualsiasi esso sia, nella maniera più sincera che l’essere umano conosce: il linguaggio corporeo. E mi piace avere la sensazione di poterne essere spettatrice e complice. Il mio non è un tentativo di elogiare la danza, sono riflessioni che volevo condividere; nonostante il periodo di crisi, i visi a volte disillusi dai molteplici no alle audizioni, la passione per essa spinge molti di noi danzatori ad insistere e lavorare con impegno e dedizione. Alla fine di uno spettacolo, se mi è piaciuto, mi commuovo e spesso mi sovvengono i pensieri che ho appena scritto. Ed io vorrei chiedere a una persona come Lei, con la sua conoscenza e la sua esperienza, c’è qualcosa che la colpisce o la commuove particolarmente? Le chiedo inoltre un parere personale: ho studiato in un’accademia di danza e continuo tuttora a studiare e fare audizioni, ma desidero anche poter fare l’università di scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo; secondo Lei con i tempi che corrono è un sogno troppo grande, è forse insensato? Quello che mi ferma è che purtroppo, come molti, non posso al momento permettermi di pagare l’università, avendo già dovuto fare enormi sacrifici per l’accademia. Ma io sono disposta a lavorare sodo, ad aspettare qualche anno e poi iscrivermi all’università. Ora ho 22 anni e pensavo che potrei riuscire ad iscrivermi tra un paio d’anni. Molti mi dicono che non ha senso, perché dovrei continuare a lavorare e fare audizioni, e perché altrimenti i soldi spesi per 3 anni di accademia sarebbero andati sprecati. È davvero così? Io vorrei poter continuare a danzare e iniziare una carriera come ballerina, ma vorrei potermi creare anche un’alternativa. È troppo sognare di voler anche studiare e pensare in età più adulta di tentare la sorte sempre nell’ambiente dello spettacolo ma non sul palcoscenico? So che sembrano sogni un po’ “pretenziosi”, ma sono i miei sogni ed è per questo che Le scrivo in totale sincerità e chiedo un Suo parere. Se deciderà di rispondermi, se non chiedo troppo, vorrei chiedere di mantenere l’anonimato. In ogni caso La ringrazio per la cortese attenzione e ringrazio anche la redazione per questa Vostra iniziativa.
Con stima e affetto.
(Antonietta)
Gentile signora,
certo che mi commuovo ancora, e non c’è bisogno “della zingara”, come dice la vecchia canzonetta napoletana. La cosa che attira nella danza, quasi sempre inconsapevolmente, che è l’attività umana più vicina all’amore. Emozioni, passioni, movimento, forza, e una sorta di ineffabile piacere nelle pene d’amore. Per quanto riguarda i limiti di età per iniziare una vita con la danza, ma non sul palcoscenico: viva la libertà! Come dire fate sempre quello che vi piace, che vi sembra bello, importante, quindi buono.
Vittoria Ottolenghi
Salve, innanzitutto vorrei ringraziare il giornaledelladanza.com per aver dato a tutti noi questa opportunità unica di interloquire con una figura straordinaria come Lei che ha davvero segnato la storia della danza. Mi chiamo Biagio, ho 37 anni e sono sempre stato un appassionato di balletto, pur non avendolo praticato io direttamente mai purtroppo, per situazioni della vita e per le difficoltà date dal fatto di non vivere in un grande centro con tante accademia. Ma amo molto scrivere e mi piacerebbe scrivere un giorno di questa splendida arte che è la danza, Lei crede che sia possibile questo anche per chi non è mai stato un danzatore?
Le sono grato in anticipo per la Sua risposta.
(Biagio dalla provincia di Perugia)
Gentile signore,
ammesso e non concesso che io sia un critico di danza quanto meno dignitoso, rispondo da persona che ha fatto studi radicalmente diversi (la mia unica specializzazione accademica è la lingua e la letteratura inglesi). Personalmente penso che essere totalmente estranea, in partenza, alla professione di danzatore sia stata, e sia tutt’ora, quel poco di forza e di credibilità che possiedo. Un critico che è, in realtà, un ballerino fallito sarà sempre, visceralmente, invidioso di qualsiasi artista di successo nel campo della danza teatrale.
Vittoria Ottolenghi