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Storia della danza: Alla riscoperta di balletti dimenticati di Flavia Pappacena

 

Pappacena

Flavio rianimato ovvero il Filosofo inimico delle Donne di Giuseppe Salomoni (Venezia 1764)

Con questo articolo volgiamo lo sguardo alla danza italiana che tanto peso ha avuto sull’evoluzione del balletto europeo tra il XVIII e il XIX secolo. In particolare, osserviamo il genere “grottesco” della metà del Settecento, genere che, come suggerisce il termine, era una modalità di danza acrobatica mista a pantomima, realizzata da Maschere della Commedia dell’Arte o da figure standardizzate (Giardinieri, Buffoni di corte, Marinai, Soldati ecc.) definite “Caratteri”. Queste bizzarre figure erano protagoniste di scenette basate su brevi vicende molto vivaci e su vistosi effetti scenografici, che non di rado scivolavano in situazioni paradossali. Per dare un’idea di quest’ultimo caso, riportiamo un ballo rappresentato a Venezia nel 1764 all’interno (tra il primo e il secondo atto) del dramma giocoso per musica Li Creduti spiriti. Si tratta di un raro esempio di ballo “integrato” (in continuità con il soggetto dell’opera), infatti il personaggio di riferimento è Flavio, protagonista dell’opera, e le scene di magia, giocate sull’assurdo e l’imprevedibile, sono anch’esse coerenti con il primo atto. Coreografo è Giuseppe Salomoni (detto “di Portogallo”) che, insieme al padre Giuseppe e al fratello Francesco, fu uno dei più interessanti artisti del periodo che precede la riforma europea del ballet d’action e uno dei tanti apprezzati coreografi italiani attivi sulla scena europea.

TRAMA DEL BALLO

I Maghi portano un grande mortaio. A un loro cenno sparisce la fontana (che nel primo atto era al centro della scena) e appare un grande fornello sul quale è posta una caldaia. I Maghi versano nella caldaia tutto ciò che avevano messo nel mortaio e accendono il fuoco, ma il fornello si spezza e si tramuta nella stanza di un pittore pazzo. Un piccolo ragazzo esce dalla stanza ballando. Il fornello viene chiuso. I Maghi prendono il ragazzo e, dopo averlo messo dentro la caldaia, accendono il fuoco. Ma il fornello si rompe altre cinque volte mostrando, di seguito, le seguenti scenette: il ragazzo che balla nel “carattere” che gli è proprio; un “Fanatico di animali”, la cui danza è riprodotta da un altro ragazzo; un “Pazzo per la musica” anch’esso seguito da un ragazzo che ripete gli stessi movimenti; un “Pazzo innamorato” con un ragazzo che fa lo stesso. Segue l’esibizione di una Ragazza che balla tutti i caratteri teatrali. A questo punto il fornello è chiuso. I Maghi, soddisfatti, sperano che Flavio si rianimi. Giungono amici di Flavio insieme a dei maghi che, toltisi le vesti, mostrano essere le loro innamorate. Queste danno avvio a un ballo. Giunge poi un’Amazzone che si unisce al gruppo danzante. Entrano i Maghi che scacciano tutti i ballerini eccetto l’Amazzone che, però, fa fuggire il Filosofo impaurito dalla sua presenza. L’Amazzone si mostra divertita e, riconoscendo nel Filosofo un nemico del “bel sesso”, si adopera per farlo innamorare. Segue un “padidù” (pas de deux), terminato il quale i Maghi accendono il fornello. Ma questo si spezza facendo apparire una grande stalla dove nel fondo troneggia un grande Uovo. L’Uovo si apre, facendo uscire tutti i pazzi che erano nelle stanze a cavallo di galli e galline. L’ultimo di tali pazzi è Flavio felice di essere tornato in sé. Flavio balla il “padidù” con l’Amazzone vestita da Pastorella. Segue una pantomima in cui Flavio, gettato via l’abito filosofico, mostra di essersi innamorato. Quindi ha inizio il gran finale.

Commento: Cos’è la normalità? Cos’è la pazzia?

La stampa in alto: Pagina del libro del veneto Gregorio Lambranzi (Neue und curieuse theatrialische Tantz-Schul) pubblicato nel 1716 in Germania (Norimberga), dove l’artista lavorava come coreografo.

 

Rif. bibl. Per una spiegazione più estesa sul ballo italiano del Settecento vedi Flavia Pappacena, Storia della danza in Occidente, vol. II, Il Settecento e l’Ottocento, Gremese, Roma, 2015, pagg. 23-25; 42-46.

 

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