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Un’epoca di contrastata bellezza per un coreografo amante dei chiaroscuri. Intervista a Ed Wubbe, coreografo di Pearl e direttore di Scapino Ballet

Ed Wubbe con due danzatori di Pearl

Incontro Ed Wubbe prima del debutto nazionale di Pearl a Bassano, mentre la compagnia è impegnata in una lezione di danza. Wubbe è il direttore della compagnia Scapino Ballet dal 1992, uno dei coreografi più apprezzati a livello europeo per la combinazione tra tecnica classica e contemporanea e per i suoi spettacoli nati da idee originali e molto personali. E a parte il ruolo per cui è noto, è un uomo estremamente cordiale, che non si sottrae a nessuna intervista, che ama parlare dei propri danzatori e di danza, e che ha scelto di coinvolgere gli spettatori fin dal mattino con una performance estemporanea di brani di Pearl sulla piazza principale del comune.

Sig. Wubbe, cos’è la danza per lei?

La danza è una meravigliosa forma di espressione, estremamente ricca e con una particolarità: ciò che si può esprimere in danza spesso non lo si può esprimere a parole, o in dipinti o altre opere d’arte per esempio, per questo amo la danza. È una forma di espressione molto semplice, che tutti possiamo intuire perché tutti abbiamo gambe e braccia, perciò è universale.

Come nasce il balletto Pearl?

Nasce prima di tutto nasce dal mio amore per la musica barocca, ed è stato ispirato da alcuni film come Le relazioni pericolose di Frears e Barry Lyndon di Stanley Kubrick, che mostrano un’epoca in cui tutte quelle persone nobili passavano molto tempo giocando gli uni con gli altri, e parlando di amore, emozioni, desiderio. Anche la coreografia parla di emozioni, e anche di forma. Il Barocco è un periodo molto attento alla forma e alla bellezza, nella musica, nell’arte, negli abiti, ma al di sotto di quella bellezza c’è molta sporcizia, anche fisicamente, perché avevano un bell’aspetto ma non un buon odore e parecchie malattie. Perciò c’è molto contrasto. Ecco, il contrasto è quello che mi piace del Barocco.

Ha fatto ricerche sulle danze tradizionali dell’epoca? Oppure è una coreografia totalmente contemporanea?

Sì, ho fatto ricerche sul periodo, ma soprattutto su costumi e danze. E sono stato molto ispirato dalle danze barocche, che però sono molto lente; e allora quello che ho deciso di fare è stato velocizzarle e aggiungere movimenti contemporanei. Quindi la coreografia alla fine è barocca ma non storica, non filologica.

Per Pearl la musica è eseguita dall’ensemble Combattimento. Com’è rapportarsi a musica e canto dal vivo nella costruzione di una coreografia?

Non è per nulla difficile, anzi è fantastico! È facile per me che sono il coreografo, ma soprattutto per i ballerini, perché la musica dal vivo è molto motivante. Poi Combattimento è un’orchestra fantastica, e abbiamo con noi una cantante molto molto brava, Helena Rasker. Il tutto diventa un’esperienza che arricchisce ancora di più la coreografia.

Perché la Perla come simbolo?

Perché la Perla è simbolo di ricchezza, di bellezza, di qualcosa di unico e prezioso. Volevo che la mia coreografia fosse una perla, che le persone avessero le sembianze di una perla, e dopotutto anche la musica lo è. La musica di Vivaldi è davvero molto bella, non solo i brani strumentali; abbiamo scelto anche delle arie, che magari sono anche meno note, ma sono capolavori. Possiamo forse dire che il balletto sia anche un’ode al compositore italiano, e presentarlo in Italia rende ancora più speciale l’esperienza di questa perla.

Visto che parliamo di perle uniche e preziose, cosa cerca in un ballerino?

Prima di tutto personalità. I danzatori devono avere un’ottima tecnica, ma devono anche avere quel “qualcosa di speciale”, una propria personalità riconoscibile. Poi nella compagnia abbiamo danzatori alti e bassi, e fisicità differenti che creano una varietà che mi piace molto: i ballerini non dovrebbero avere tutti lo stesso aspetto. Perciò cerco personalità e creatività, perché amo lavorare con persone che forniscano anche input creativi al processo di costruzione della coreografia.

E per quanto riguarda i coreografi? Ha qualche nome cui guardare mentre crea un nuovo lavoro?

Una sacco di nomi! In Olanda di certo Kyliàn, Van Manen, ma anche Pina Bausch, Bejart, Forsythe… Mi piace prendere ispirazione da molti coregrafi e da molto artisti differenti, non solo coreografi quindi, ma anche pittori, musicisti…C’è tanto materiale e tante persone da cui trarre ispirazione!

Parlando di ispirazione…prossimi progetti di cui può accennarci?

Il prossimo progetto su cui stiamo lavorando ha per tema l’arte di Andy Wahrol e il suo periodo, e nasce dalla sua teoria dei 15 minuti di celebrità. La musica è dei Velvet Underground, e la prima è prevista per ottobre in Olanda, ma ci stiamo ancora lavorando…

Greta Pieropan

Foto:  Combattimento Ensemble, G. Pieropan

www.giornaledelladanza.com 

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