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“Turning of Bones” di Akram Khan: un rito di memoria e riconciliazione

La Orsolina28 Art Foundation conferma la sua vocazione di laboratorio di eccellenza per la danza contemporanea internazionale, accogliendo la residenza creativa e l’anteprima italiana di Turning of Bones, nuovo e ambizioso progetto del coreografo anglo-bengalese Akram Khan, tra le figure più autorevoli e innovative della scena globale, che presenta al pubblico un’opera che si configura come una meditazione profonda sul rapporto tra memoria, identità e temporalità, temi di stringente attualità in un’epoca segnata da dislocamenti culturali, crisi ambientali e tensioni spirituali.

La Gauthier Dance Company, sotto la direzione artistica di Éric Gauthier, curerà l’esecuzione di questo progetto nell’Open Air Stage di Orsolina28, uno spazio scenico immerso nella natura, la cui dimensione architettonica e paesaggistica dialoga con la natura rituale e contemplativa del lavoro di Khan. La doppia rappresentazione del 14 e 15 giugno 2025 inaugura un itinerario che proseguirà con la prima mondiale al Colours International Dance Festival di Stoccarda il 26 giugno 2025.

Il rituale come matrice simbolica e struttura coreografica

Il titolo Turning of Bones prende forma dalla tradizione ancestrale del Famadihana malgascio, un rito di riscoperta e rinnovamento delle relazioni con gli antenati, attraverso la risistemazione fisica e simbolica dei loro resti ossei. Lungi dall’essere un gesto funerario o macabro, esso rappresenta un atto d’amore e di continuità generazionale, una riconnessione viva tra presente e passato che assume connotati di resistenza culturale e spirituale.

Akram Khan coglie in questa pratica la chiave per una riflessione coreografica che va oltre l’autobiografia: Turning of Bones diventa un archetipo attraverso cui sondare le tensioni della contemporaneità, in cui il ritorno alle radici si configura come una necessità profonda di ricostruzione dell’identità, sia personale che collettiva. In un mondo globalizzato e frammentato, il gesto rituale del “rivoltare le ossa” è metafora della volontà di riappropriazione di ciò che il tempo e la storia sembrano aver disperso.

La costruzione coreografica: un autoritratto stratificato

L’opera si configura come un corpus composito, un collage coreografico in cui Khan rielabora selezioni di alcune delle sue creazioni più emblematiche – da DESH a iTMOi, da Jungle Book Reimagined a Mud of Sorrow – secondo una logica di stratificazione e rimeditazione. Questa pratica di revisione critica, assimilabile a una riflessione meta-artistica, permette di restituire allo spettatore un’esperienza di ascolto del corpo come archivio vivente di memorie, dolori e speranze.

Attraverso un linguaggio ibrido che fonde la precisione e la virtuosità del kathak con le astrazioni e le tensioni del contemporaneo, i danzatori si muovono in uno spazio interiore sospeso tra vulnerabilità e forza, tra la perdita e la riconciliazione. Il corpo, in questa prospettiva, non è mero strumento di espressione, ma veicolo di un sapere ancestrale che attraversa le generazioni e gli orizzonti culturali.

Suono e silenzio: la colonna sonora di Aditya Prakash

La partitura musicale affidata ad Aditya Prakash si distingue per l’audace sintesi tra la musica classica dell’India del Sud e le esplorazioni del jazz contemporaneo. La composizione sonora assume un ruolo dialogico e performativo, andando oltre la funzione di accompagnamento per articolare un paesaggio emotivo e simbolico che amplifica la valenza rituale della danza.

Il suono, con le sue dinamiche oscillazioni, si intreccia al gesto, sfidandolo e sostendolo, tracciando un percorso sensoriale che induce lo spettatore a una presenza attenta e immersiva, quasi ipnotica. La musica diventa così un altro strato di memoria, un terreno comune su cui si confrontano e si fondono tradizione e innovazione.

Contesto e orizzonti: danza e crisi della modernità

In un momento storico segnato da rapidi mutamenti sociali e culturali, Turning of Bones si inserisce in un discorso più ampio sulle fratture dell’identità postcoloniale, sulle emergenze ambientali e sulle crisi spirituali che attraversano la contemporaneità globale. Khan propone una concezione del tempo che sfida la linearità occidentale, valorizzando invece un tempo circolare e rituale, capace di connettere presente, passato e futuro in un continuum di senso.

Questa riflessione assume un’importanza particolare per un pubblico di operatori e studiosi della danza, chiamati a interrogarsi sul ruolo dell’arte come strumento di rinnovamento culturale e sociale. Turning of Bones diventa, così, non solo un’opera da osservare, ma un dispositivo performativo capace di aprire spazi di dialogo e di cura della memoria collettiva.

ORARI & INFO

14 giugno 2025, ore 19:30

15 giugno 2025, ore 19.30

Open Air Stage

Orsolina28 Art Foundation

Strada Valletta Borganino, Moncalvo (AT)

Lorena Coppola

Photo Credits: Jeanette Bak 

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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