“A 21 anni feci il celebre Pas de quatre con la Chauviré, la Schanne, la meravigliosa Markova: quest’ultima aveva 47 anni e mi sembrava matura. Mi chiesero: Fracci, vorrebbe anche lei danzare fino a questa età? Io, senza alcun dubbio, risposi: Beh, ma queste sono le eccezioni…E invece, poi…eccomi qua!”
La voce delicata, pacata, come sempre. Parole misurate, ma estremamente efficaci, dirette, ricche di ricordi che segnano. Proprio come lei. Carla Fracci, la signora della danza, italiana e internazionale, che il 20 agosto compie 80 anni.
Una vita dedicata a questa sublime disciplina che mai, mai riuscirà a lasciare. E che continua a tenere estremamente viva. Il segreto? Probabilmente non lo conosceremo mai: tanti, infatti, sono gli ingredienti di cui si è nutrita la signora della danza. La costanza, il duro lavoro e la passione, prima di tutti. E il desiderio di osare, di portare la danza al di là dei teatri storici, il desiderio di condivisione. E la voglia di non fermarsi mai. Non solo la signora della danza, ma l’instancabile signora della danza. A qualche settimana dal suo compleanno, ha infatti ballato alla Versiliana, nelle vesti della Regina Thalassa in Shéhérazade e le mille e una notte con il Balletto del Sud, “una compagnia giovane ma di altissimo livello”. E porta con sé un bagaglio inestimabile di storia, passione, ricordi dell’arte più bella del mondo che, anche grazie a lei, è cresciuta, si è evoluta e si è diffusa.
Al telefono con il Giornale della Danza, Carla Fracci parla e ricorda che “la vita è stata lunga, certo, ma nel contempo molto breve, passa in fretta! È bellissimo poter menzionare i ricordi ma poterne creare è ancora più bello. Poter offrire qualcosa ai giovani è qualcosa di straordinario: a me non basta essere l’icona della danza. Voglio lavorare ancora e di più per offrire tecnica, dettagli ed esperienza. Solo grazie agli insegnamenti si può crescere. E mi raccomando, cari giovani: abbiate sempre e comunque molto rispetto nei confronti del vostro lavoro. Non abbiate fretta. Il nostro lavoro è arte, certo, ma ha anche moltissime responsabilità. Non dimentichiamolo”. Del suo passato, degli spettacoli con Nureyev, Iancu, Baryshnikov e Vassiliev, dei viaggi e degli incontri con i Grandi dell’arte, ha un ricordo bellissimo, come del resto del fatto di aver portato la danza “fuori” dai classici enti lirici. “Mi dicevano: che fai? Io, invece, credo di aver fatto la miglior scelta in assoluto. Era molto importante andare oltre, per diffondere la danza. Rammaricarmi di qualcosa? No, assolutamente. L’unica cosa che, però, che mi rattrista è che molti festival di danza, a cui anch’io ho partecipato negli anni, siano stati cancellati. Ma non mi perdo d’animo: continuo a lavorare e a voler fare qualcosa con i giovani e per i giovani”.
Insomma: mai smettere. Continuare imperterriti. Per dare e fare per la danza.
Perché Carla Fracci non ha fatto parte della storia della danza. Carla Fracci l’ha creata, plasmata, migliorata. Nessuno può negarlo.
A noi non resta che ringraziarla per quello che ha dato a tutti noi, danzatori e appassionati, ammiratori di un’arte che mai potrà invecchiare. E, senza alcun dubbio, augurarle molte altre primavere.
Auguri, Carla Fracci!
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