Una vera e propria festa della danza per la conclusione della ventinovesima edizione del Festival Civitanova Danza – dedicato al maestro Enrico Cecchetti, promosso da Comune di Civitanova, Azienda Teatri di Civitanova e Amat con il sostegno di Regione Marche e MiC – giovedì 4 agosto, con Alessandra Ferri, icona della danza mondiale che celebra i quarant’anni di carriera interpretando Winnie in L’heure exquise, basato su Oh, les beaux jours (Giorni felici), uno dei momenti più alti del teatro di Samuel Beckett. Accanto a lei sul palcoscenico del teatro Rossini, sommersa qui non dalla famosa collina di sabbia bensì da una montagna di vecchie scarpette da punta, il talentuoso danzatore del Royal Ballet Thomas Whitehead.
“Non ho avuto dubbi, ho sentito che era quello il ruolo che cercavo. Per me un altro personaggio femminile – dichiara Alessandra Ferri -, come sono state Virginia Woolf, Eleonora Duse e la Léa di Chéri, donne straordinarie che appartengono a questo secondo capitolo della mia vita. Nel 2021 sono 40 anni da quando sono entrata al Royal Ballet a Londra iniziando così il mio viaggio artistico. Per celebrare e festeggiare con il pubblico questo traguardo cercavo un ruolo significativo, mai interpretato, giusto ed emozionante per l’artista che sono ora. Riordinando il mio archivio ho trovato una pagina che parlava di un lavoro di Maurice Béjart basato su uno straordinario testo di Samuel Beckett, Giorni Felici. Un caso? Mi piace pensare piuttosto a un “segno”, una concatenazione di date, anniversari, emozioni: ho scoperto che nel 2021 saranno 60 anni da quando Beckett scrisse il famoso play. Il ruolo della protagonista, immaginato da Béjart nel 1998 è assolutamente fantastico, la sua Winnie è una ballerina âgée che nella sua malinconica solitudine vive nei gioiosi ricordi dei suoi giorni felici, il suo Willy, è un suo ex-partner e la famosa collina di sabbia che la sommerge è una montagna di vecchie scarpette da punta”.
Tutti i grandi musicisti hanno fatto delle “variazioni“ su un tema di un altro grande. Variazioni di Brahms su un tema di Haydn, di Chopin su un tema di Mozart, di Beethoven su Diabelli, e così via. Io – scriveva Maurice Bèjart – mi sono permesso di lavorare su una pièce tra le più importanti del ventunesimo secolo, Oh,les beaux jours!. In verità non si tratta di un adattamento danzato ma di un lavoro di composizione fedele allo spirito dell’autore e tuttavia nel contesto di una creatività puramente astratta e coreografica. La musica è un montaggio su temi di Webern in primo luogo, ma anche di Mahler e di Mozart. I pochi testi sono delle parole pronunciate da una ballerina nel momento della danza o del riposo. Infine il silenzio: l’elemento principe di questa liturgia”.
Redazione