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Si celebra la nascita, avvenuta 185 anni fa, di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Pëtr Ilič Čajkovskij (Votkinsk, 7 maggio 1840 – San Pietroburgo, 6 novembre 1893), è stato un compositore russo del periodo tardo-romantico, le cui composizioni sono tra le più celebri e celebrate del repertorio classico. Per la danza è stato un autentico innovatore, ed un padre, poiché ha innalzato la musica ad un livello di complessità e importanza mai riscontrato in precedenza.

Ha rivoluzionato il mondo del balletto. Prima di lui, la musica coreutica era vista come un accompagnamento ed un semplice sostegno. Čajkovskij elevò il suono a elemento cruciale, creando un’esperienza emotiva più intensa.

Pensiamo solo ai suoi tre più famosi balletti: Il Lago dei Cigni, La Bella Addormentata e Lo Schiaccianoci che hanno definito l’estetica della danza classica. Čajkovskij collaborò con il coreografo Marius Petipa, creando capolavori immortali. Nei suoi balletti, Čajkovskij utilizzò spesso il divertissement e il pas de deux per infondere momenti di assoluta bellezza e profondità emotiva.

Il lago dei cigni op. 20, venne rappresentato per la prima volta al Teatro Bolshoi di Mosca l’anno successivo. La rappresentazione al debutto non riscosse un grande successo sia da parte del pubblico che dalla critica, a causa delle ripetute modifiche e tagli operati dal coreografo Reisinger. Nel 1895 giunge il meritato trionfo, quando l’allestimento delle coreografie viene assegnato a Marius Petipa. Il Lago dei Cigni fu la prima delle partiture per balletto di Čajkovskij, composta tra l’agosto del 1875 e l’aprile del 1876, con aggiunte e revisioni tra febbraio e aprile del 1877. La sua storia deriva da una fiaba tedesca. Dopo la morte del compositore, una versione riveduta del balletto fu compilata dal fratello Modest Čajkovskij e da Riccardo Drigo, che differisce dalla partitura originale. Una ragazza è trasformata in cigno dallo stregone che voleva il suo amore: solo il sentimento di un uomo che giuri fedeltà a lei e a nessun’altra può spezzare l’incantesimo. Un principe si innamora di lei e promette di salvarla, ma lo stregone mette sulla loro strada sua figlia, che per incantesimo ha le stesse sembianze della ragazza. Il principe giura fedeltà alla donna sbagliata e, accortosi dell’errore, può solo correre a chiedere perdono, morendo nella stessa tempesta che ha travolto il Cigno Bianco.

La bella addormentata op. 66, vide sempre la coreografia realizzata da Petipa, e il libretto scritto da Ivan Vsevolozhsky. La prima rappresentazione avvenne nel 1890 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. La storia è tratta dalla popolare fiaba di Charles Perrault, e si compone di un prologo e tre atti. Fu la seconda delle tre partiture per balletto di Čajkovskij. Fu composta e orchestrata dall’ottobre 1888 all’agosto 1889, con lievi revisioni durante le prove teatrali negli ultimi tre mesi del 1889. Il balletto è scritto per una grande orchestra composta da ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti (in La, Si bemolle), 2 fagotti + 4 corni (in Fa), 2 cornette (in La, Si bemolle), 2 trombe (in La, Si bemolle), 3 tromboni, tuba + 4 timpani, triangolo, tamburello, tamburo militare, piatti, grancassa, tam tam, glockenspiel + pianoforte + arpa, violini I, violini II, viole, violoncelli e contrabbassi. La storia della principessa Aurora, che cade in un sonno profondo e lungo cento anni in attesa di essere svegliata da un bacio del suo vero amore, esprime la lotta eterna tra il bene e il male attraverso il confronto tra la Fata dei Lillà e la malvagia Carabosse.

Lo Schiaccianoci op. 71, venne terminato dal compositore nel 1892 e nello stesso anno venne messo in scena grazie alle coreografie di Petipa prima e di Lev Ivanov poi, presso il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Il balletto si compone di un’overture e di due atti, mentre la storia è tratta da un’antica fiaba tedesca, adattata ed edulcorata da Alexandre Dumas. È un balletto fatato in 2 atti e 3 scene, basato su una fiaba per bambini di ETA Hoffmann. Fu l’ultimo balletto di Čajkovskij, dal quale trasse una famosa Suite di otto numeri per l’esecuzione in concerto. Il balletto è scritto per una grande orchestra composta da 3 flauti (2° e 3° ottavino raddoppiati), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti (in La, Si bemolle), clarinetto basso (in La, Si bemolle), 2 fagotti + 4 corni (in Fa), 2 trombe (in La, Si bemolle), 3 tromboni, tuba + 4 timpani, triangolo, tamburello, piatti, grancassa, tam tam, glockenspiel, nacchere, strumenti giocattolo (sonaglio, trombe (in Do), tamburi, 2 tamburini-lepri, cuculi, quaglie, piatti) + celesta (o pianoforte) + 2 arpe, violini I, violini II, viole, violoncelli e contrabbassi. Il Valzer dei Fiocchi di Neve include un coro senza parole. Čajkovskij indicò che “questo coro dovrebbe comprendere 12 soprani e 12 contralti. È ancora più auspicabile che siano giovani di un coro. Ma se ciò non fosse possibile, questa parte corale può essere eseguita da 24 voci di un coro operistico”. Gli strumenti giocattolo vengono utilizzati nel primo atto e Čajkovskij annotò nella partitura che “Questi strumenti sono essenzialmente gli stessi usati nella prima scena de La dama di picche . Dovrebbero essere suonati nei punti indicati dai bambini nella scena”, e inoltre: “Il sonaglio è lo stesso usato nelle sinfonie per bambini di Haydn , Romberg, ecc. Dovrebbe essere reperibile in qualsiasi negozio di musica”. Nella Danza della Fata Confetto osservò che “Se la celesta non è disponibile, allora questa parte può essere suonata al pianoforte”. La trama è ambientata in casa del ricco signor Stralhbaun, durante una festa organizzata per celebrare la vigilia di Natale. Tra addobbi e danze caratteristiche, il vecchio amico di famiglia Drosselmeyer intrattiene gli ospiti con giochi di prestigio, regali e pupazzi meccanici da lui stesso costruiti. Clara, figlia degli Stralhbaun, riceve in dono uno Schiaccianoci con le fattezze di soldatino.

Nei balletti di Čajkovskij sia le musiche che le narrazioni propongono linee essenziali ed una gentilezza mista ad affabilità che li contraddistingue come romantici per eccellenza. Le atmosfere fiabesche e sognanti hanno reso intatta nel tempo la magnificenza dei suoi balletti.

Considerato oggi come uno dei più grandi musicisti russi e fra i più significativi nella storia della musica, Čajkovskij nacque nel villaggio di Votkinsk, da un ingegnere minerario di origini ucraine e dalla sua seconda moglie, Aleksandra Andreevna d’Assier, una donna di nobili origini francesi e russe (nata a San Pietroburgo). Terzo di sette figli della coppia: Ekaterina, primogenita, nata nel 1836 ma morta nei primi anni di vita; Nikolaj, 1838 e – dopo il musicista – l’amatissima da lui sorella Aleksandra, 1842, quindi Ippolit, 1843 ed infine i due gemelli, Modest e Anatolij, 1850. La sorella Zinaida, 1829, era nata da un primo matrimonio del padre del musicista che si sposò tre volte nel corso della propria vita. Il legame coi fratelli fu sempre molto intenso specie con Aleksandra e Modest.

Iniziò a prendere lezioni di pianoforte all’età di cinque anni. Nel 1850 assistette con la madre per la prima volta ad un’opera lirica: Una vita per lo Zar di Michail Ivanovič Glinka. Quest’opera e il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart costituiranno sempre un punto di partenza per il geniale compositore.

Presto iniziò a dirigere orchestre in giro per il mondo, e i suoi balletti e sinfonie divennero molto popolari. Oltre ai balletti, anche la sua musica sinfonica è di grande importanza. La Sesta Sinfonia Patetica, ad esempio, è una delle sue opere più celebri e drammatiche. Tra le sue opere più celebri vanno ricordate anche Eugenio Oneghin e La Dama di picche. La musica di Čajkovskij continua ad essere apprezzata ed eseguita in tutto il mondo, e la sua influenza si può ritrovare in numerosi compositori successivi. La ricchezza delle melodie espressive e l’orchestrazione elegante unite alla capacità di scrivere in maniera commovente ed affascinante hanno fatto di Čajkovskij un’ispirazione alla bellezza che mai avrà fine.

Venne a mancare nel 1893, ufficialmente per colera, ma alcuni sostengono differenti teorie, tra cui il suicidio.

La Casa-Museo Čajkovskij è oggi visitabile, ed è stata l’abitazione di campagna a Klin, 85 chilometri a nord-ovest di Mosca, dove visse dal maggio 1892 fino alla sua scomparsa. L’atmosfera rimane legata alle inconfondibili melodie della sua trilogia tersicorea: Il lago dei cigni, La bella addormentata e Lo Schiaccianoci. Nel 1964, vicino alla tenuta è stata aperta una sala concerti, uno spazio espositivo e un centro visitatori. Nella casa è custodito il prezioso pianoforte a coda appartenuto a Čajkovskij che solitamente viene suonato in occasione delle celebrazioni per il suo compleanno.

Michele Olivieri

Foto di Charles Reutlinger

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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