Carla Fracci (Milano, 20 agosto 1936 – Milano, 27 maggio 2021) è stata una delle più importanti ballerine della storia. Ha mosso i primi passi nel mondo della danza, sin da piccola, diplomandosi presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e da adolescente ha fatto le sue prime apparizioni su importanti palcoscenici. Ha interpretato ruoli sia drammatici che romantici, ha lavorato in televisione, in qualità di Étoile ha ballato nei più prestigiosi teatri al mondo con i più celebri coreografi al fianco di danzatori diventati leggendari. Ha diretto il Corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli. È stata Ambasciatrice di buona volontà della FAO, poi Assessore alla Cultura della Provincia di Firenze e Direttrice del Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2013 è uscita, per Mondadori, la sua autobiografia Passo dopo passo. La mia storia a cura di Enrico Rotelli. Insieme al marito, il regista Beppe Menegatti (Firenze, 6 settembre 1929 – Roma, 17 settembre 2024), ha formato una coppia legata indissolubilmente alla danza e al teatro, quali ambasciatori culturali dell’Italia nel mondo. Bellezza tersicorea, grazia, magia, etereità hanno costellato la presenza artistica di Carla Fracci a coronamento di una straordinaria carriera “sulle punte”.
“Promuovere la danza e portarla a tutti è sempre stata una mia prerogativa per cui merito la stima e l’affetto di cui sono circondata. La mia non è un’immagine solo romantica legata a Giselle o alla Sylphide, nella mia carriera ho spaziato in lungo e in largo sul piano culturale, musicale e soprattutto su quello innovativo. Sono felice di aver avuto un periodo artistico straordinario, incontrando persone meravigliose, che mi hanno insegnato e mi hanno coinvolto nel loro mondo, con l’aiuto anche naturalmente di Beppe Menegatti che ha curato per me innumerevoli regie. Tante sono state le proposte che, insieme, abbiamo portato nei teatri con numerosi spettacoli ed eventi, creati appositamente, che vanno oltre alla Giselle, Coppelia, Bella Addormentata etc.: tutte proposte interessanti e di alto valore culturale…”.
Nello specifico Carla Fracci sin dal 1946 studiò alla Scuola di ballo della Scala con le maestre Ettorina Mazzucchelli, Edda Martignoni, Vera Volkova, Esmée Bulnes, diplomandosi nel 1954. Dopo due anni divenne ballerina solista, quindi prima ballerina nel 1958. Si lasciò ispirare da Margot Fonteyn dopo averla vista in scena con La Bella Addormentata. Nel 1955 prese parte al “Passo d’addio delle allieve licenziande” dell’Accademia scaligera danzando sul palcoscenico del Piermarini con Mario Pistoni in Le Spectre de la rose di Michel Fokine al termine di una rappresentazione de La Sonnambula diretta da Leonard Bernstein con la regia di Luchino Visconti e Maria Callas protagonista. Il 31 dicembre 1955 ottiene il suo primo grande ruolo, sostituendo Violette Verdy nella Cenerentola di Alfred Rodrigues. Nel 1957 viene scelta da Sir Anton Dolin per danzare nella storica ripresa del Pas de Quatre di Perrot-Pugni al “Festival Internazionale del Balletto di Nervi” con Alicia Markova, Yvette Chauviré, Margaret Schanne, ottenendo consenso e successo per le sue straordinarie doti. La popolarità di Carla Fracci acquisì maggior risalto nel 1958, quando John Cranko creò per lei il balletto Romeo e Giulietta su musiche di Prokofiev, con la compagnia del Teatro alla Scala.
“Possedevo fin da bambina una spiccata musicalità ed è stata una fortuna ritrovarmi alla Scala in un mondo sconosciuto e poterlo scoprire passo dopo passo grazie ai professori, agli insegnanti e ai più grandi nomi che ho incontrato durante il mio percorso formativo in un continuo scambio culturale…”.
Carla Fracci ha danzato con alcune delle più importanti compagnie di balletto straniere, quali il London Festival Ballet, Sadler’s Wells Ballet, Balletto Reale Danese, Balletto di Stoccarda, Ballets de Monte-Carlo, Australian Ballet, Balletto di Tokyo, Balletto del Colón di Buenos Aires, Balletto Nazionale di Cuba. Dal 1967 diviene “prima ballerina ospite” dell’American Ballet Theatre.
L’eccellenza di Carla Fracci si lega alle interpretazioni di ruoli romantici e drammatici ma non solo: Giselle, La Sylphide, Romeo e Giulietta, Coppélia, Francesca da Rimini, Medea, Il lago dei cigni, Chéri, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata, La vedova allegra, La bisbetica domata, La Silfide, La fille mal gardée, Lulu, Don Chisciotte, Omaggio a Picasso, La Peri, Cenerentola, Paquita, L’uccello di fuoco, Bilitis et le faune… e la lista sarebbe infinita.
Ha danzato con i maggiori primi ballerini italiani e internazionali, tra i quali Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, John Gilpin, Paolo Bortoluzzi, Mario Pistoni, Vittorio Biagi, Bruno Vescovo, Milorad Miskovitch, Vladimir Vasil’ev, Henning Kronstam, Michail Baryšnikov, Niels Kehlet, Aleksandr Godunov, James Urban, Antonio Gades, Andris Liepa, Gheorghe Iancu, Paul Chalmer, Alessandro Molin, Giuseppe Picone, Daniel Ezralow, Massimo Murru, Roberto Bolle.
“Dopo aver avuto l’ispirazione, da ragazzina, nel vedere in scena Margot Fonteyn ho realmente capito cosa fosse la danza. Consiglio ai giovani che hanno intrapreso questo percorso di non tenersi nulla dentro, ma di esternarlo nell’essere generosi verso il pubblico cercando sempre di dare il massimo nell’interpretare il ruolo affidato”.
Ha interpretato, tra le tante creazioni coreografiche, Medea, Concerto barocco, Les demoiselles de la nuit, Il gabbiano, Pelléas et Mélisande, Il fiore di pietra, La Strada, L’Heure Exquise. Oltre duecento personaggi l’hanno vista protagonista, ha calcato per l’ultima volta il palcoscenico del Teatro alla Scala nel 2000, nella ruolo della Luce in Excelsior.
Nel 1982 fu la protagonista di uno sceneggiato televisivo Rai, diretto da Renato Castellani, intitolato Verdi, dove interpretò il ruolo del soprano Giuseppina Strepponi, seconda moglie del compositore. Sempre a beneficio della macchina da presa si ricorda Carla Fracci in Giselle, regia di Hugo Niebeling (1970); I Am a Dancer, regia di Pierre Jourdan (1972); Omaggio a Nijinsky, regia di Peter Weigl (1975); Excelsior, coreografia di Ugo Dell’Ara, regia di Filippo Crivelli (1978); Nijinsky, regia di Herbert Ross (1980); La storia vera della signora dalle camelie, regia di Mauro Bolognini (1981); Venezia, carnevale – Un amore in coppia con Rudolf Nureyev, regia di Mario Lanfranchi (1982); Fabricanti di passioni, regia di Roberto Orazi (2007); Qualcosa rimane, regia di Francesco D’Ascenzo (2019), solo per citarne alcuni.
“Devo dire che sono una donna fortunata, ho avuto il meglio sia in Italia che all’estero: da Cape Town a Cuba, dall’Australia agli Stati Uniti. All’American Ballet Theatre ho danzato per più di dieci anni accanto a Vassiliev, Baryshnikov, Nureyev e ad Erik Bruhn al quale mi inchino perché ha voluto coinvolgermi e propormi lui personalmente alla celebre istituzione al fine di avermi al suo fianco malgrado fossi ancora un’emerita sconosciuta in America”.
Alla fine degli anni ottanta diresse il corpo di ballo del Teatro di San Carlo di Napoli. Varie furono, negli anni successivi, le sue interpretazioni: Il pomeriggio di un fauno, Onegin, La vita di Maria, A.M.W. La bambola di Kokoschka, La primavera romana della signora Stone (molte delle quali con la regia di Beppe Menegatti), per citare le principali.
Collaborò a lungo con il coreografo Luc Bouy il quale firmò per lei numerose coreografie, tra cui Filumena Marturano, Antonio e Cleopatra, Il lutto s’addice ad Elettra, La signorina maestra e il teppista, Zelda, Riservami un valzer, Images d’Ida Rubinstein, Gerusalemme, La primavera romana della signora Stone Triottodix, Tango classicamente tango, Re Lear, Nozze di sangue, Amleto principe del sogno.
Dal 1996 al 1997 diresse il corpo di ballo dell’Arena di Verona. Dal 1994 fu membro dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dal 1995 fu presidente dell’associazione ambientalista Altritalia Ambiente e nel 2004 venne nominata Ambasciatrice di buona volontà della FAO.
Collaborò in diverse occasioni con Fredy Franzutti e il suo Balletto del Sud, in particolare è stata interprete nella creazione Sheherazade e le mille e una notte.
Toni Candeloro ha ideato e diretto uno spettacolo di danza, “La danza ricomincia dal futuro”, in omaggio a Carla Fracci e una mostra Carla Fracci, Arte e Leggenda a Oria offrendo un’attenta analisi sulla carriera e sulla figura dell’étoile milanese.
Dal 2000 al 2010 diresse il Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Ne seguì il repertorio tradizionale e quello firmato da Sergej Djagilev per i balletti russi (da La sagra della primavera, Jeux, nella ricostruzione di Millicent Hodson e Kenneth Archer, a Shéhérazade, L’uccello di fuoco e Petruška, nelle versioni di Andris Liepa). A quest’attività affiancò la riproposta di balletti perduti e nuove creazioni, sempre sotto la direzione di Beppe Menegatti.
“La danza è un’arte ed è creatività, ogni sera tutto ciò si manifesta mentre danzi pur nella ripetitività le emozioni cambiano anche sul piano musicale, il pubblico lo percepisce quando un artista viene coinvolto profondamente in quello che interpreta e non si accontenta mai di non approfondire il proprio ruolo. Penso che quando si ha in mano questa professione bisogna portarle rispetto perché sono scelte e non esistono sacrifici, se uno decide di continuare a fare teatro è anche per seguire il proprio istinto naturale…”.
Venne a mancare la mattina del 27 maggio 2021, all’età di 84 anni. È la prima donna ad essere stata sepolta nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano. Il comune di Milano e l’azienda ATM hanno dedicato alla Fracci un tram di colore bianco con autografato il suo nome, in ricordo di lei e del padre tranviere. In via Tommei a Milano, il 27 settembre 2021 è stata posta una targa davanti alla casa di ringhiera dove abitava da giovane la Fracci. Il grande poeta Eugenio Montale le dedicò una poesia, La danzatrice stanca.
Ha ricevuto nel corso della sua carriera artistica tantissimi premi, riconoscimenti, menzioni e onorificenze tra cui quelle di “Dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana” (2003); Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana (1983) e la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte (2000).
Nel 1981 il New York Times definì Carla Fracci “prima ballerina assoluta”.
Il 18 aprile 2024 la sala prove del ballo all’ottavo piano della nuova torre di via Verdi della Scala è stata intitolata a Carla Fracci, che al Teatro milanese ha legato una parte fondamentale della sua vita. Inoltre da alcuni anni il Teatro alla Scala ha istituito il Gala Fracci in suo onore.
La scomparsa di Carla Fracci ha segnato la perdita di una figura capace di plasmare la disciplina balletto classico in una forma totalmente moderna. La sua eredità continua oggi ad ispirare danzatori e spettatori sottolineando la forza unica e la bellezza dell’arte nel suo eterno respiro culturale come messaggio di armonia ed evoluzione.
Michele Olivieri
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