
Come ogni anno, la serata del 31 dicembre al Teatro alla Scala si conferma come uno degli appuntamenti culturali più preziosi di Milano e del Paese, e quest’anno la scelta non potrebbe essere più iconica: La Bella Addormentata nel Bosco, nella sontuosa coreografia di Rudolf Nureyev, torna in scena per accompagnare il pubblico verso il nuovo anno con la potenza immaginifica del grande balletto classico.
Nureyev trasformò La Bella Addormentata in un monumento al virtuosismo e alla teatralità. Non si limitò a riproporre la struttura petipaiana: la ampliò, la rese più ricca, più esigente, più imperiale. Il risultato – che alla Scala ha una tradizione lunga e prestigiosa – è un balletto che sfida i danzatori sul piano tecnico e lo spettatore su quello emotivo.
Ogni variazione sembra scolpita nella musica di Čajkovskij, ogni quadro scenico è un dipinto in movimento. In questa produzione del 2025-2026, il pubblico ritrova l’eleganza sontuosa dei costumi, l’imponenza delle scene e quella qualità coreografica che ha sempre fatto di Nureyev un nome senza tempo.
La recita straordinaria del 31 dicembre – programmata alle ore 17 – rappresenta un vero e proprio rito per i milanesi e per il pubblico internazionale che sceglie la città nel periodo festivo. Entrare nel teatro addobbato, accogliere gli ultimi raggi di luce invernale riflessi nei velluti e negli ori, assistere alla fiaba perfetta per eccellenza: tutto concorre a creare un’atmosfera sospesa, come se il tempo stesso, per una sera, si fermasse sul palcoscenico.
Nel contesto di un ultimo dell’anno, la storia di Aurora assume un significato quasi simbolico. La giovane principessa che cade in un incantesimo per poi risvegliarsi in un mondo trasformato diventa metafora della fine e dell’inizio, della chiusura di un ciclo e dell’apertura di uno nuovo.
E nella lettura di Nureyev, il personaggio del Principe Désiré – più complesso, più presente e più ricco di variazioni rispetto alla versione tradizionale – diventa il motore poetico di questo risveglio.
La decisione del teatro di riportare La Bella Addormentata nella versione nureyeviana è un tributo alla storia ma anche una direzione estetica precisa: custodire il patrimonio, ma farlo vivere nel presente. È un messaggio forte, soprattutto in un’epoca in cui la danza classica è chiamata a dialogare con linguaggi nuovi senza perdere la sua identità.
Chi assisterà alla Scala il 31 dicembre non vedrà solo un balletto: vivrà un frammento di storia, un’esperienza che unisce grandiosità e intimità.
Nel silenzio solenne che precede l’attacco dell’Orchestra, nel primo arabesque di Aurora, nella solenne marcia del Prologo e nella festa luminosa dell’Atto III, c’è la promessa di un anno nuovo che nasce già avvolto di bellezza.
Michele Olivieri
Foto di Brescia e Amisano © Teatro alla Scala
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