Alla Evgenievna Osipenko (Leningrado, 16 giugno 1932 – San Pietroburgo, 12 maggio 2025) già storica prima ballerina del Teatro Accademico dell’Opera e del Balletto Statale Kirov (Mariinsky) e celebre maestra è venuta a mancare all’età di 93 anni. Fu la prima della sua generazione di stelle del Kirov ad incantare l’Occidente quando ballò a Parigi nel 1956.
Tra le più grandi ballerine del XX secolo, ha saputo imporsi agli occhi del mondo per la tecnica eterea e l’arte espressiva. Aveva studiato alla Scuola Coreografica di Leningrado (attualmente Accademia Vaganova di San Pietroburgo) nella classe di Agrippina Vaganova (di cui è stata una delle sue ultime allieve).
Dopo il diploma si era unita al Kirov Ballet nel 1950, fu promossa Prima ballerina nel 1954. Il suo repertorio includeva, tra i tanti lavori: La Bella Addormentata, Il Lago dei Cigni, La Bayadère, Chopiniana, Lo Schiaccianoci, Spartak, Il Fiore di Pietra, Raymonda, Don Chisciotte.
L’interpretazione della Fata dei Lillà ne La bella addormentata, originariamente coreografata da Marius Petipa nel 1890 su musica di Pyotr Ilyich Tajkovskij, divenne uno dei suoi maggiori cavalli di battaglia.
La forza drammatica e lo straordinario talento plastico di Osipenko si manifestarono nei ruoli appositamente messi in scena per lei da coreografi russi, La Leggenda dell’Amore di Yuri Grigorovich, La Riva della Speranza di Igor Belsky, Cleopatra di Stanislav Chernyshov e numerosi altri.
Allo stesso tempo – dal 1964 al 1965 – fece parte del Kamernij Ballet diretto da Giorgi Aleksidze per il quale si ricorda in particolare l’interpretazione nel suo balletto Syrinx.
Nel 1961, mentre si trovava in tournée con il Kirov Ballet a Parigi, uno dei suoi principali partner di danza, Rudolf Nureyev disertò il rientro in patria, chiedendo asilo politico alla polizia francese presente in aeroporto. Lei stessa ebbe un rapporto difficile con il Kirov per gran parte degli anni Sessanta, tanto da lasciare l’istituzione nel 1971. È stata una delle quattro indimenticabili star dell’Unione Sovietica insieme a Natalia Makarova, Alla Sizova e Irina Kolpakova. Quando Nureyev, anni dopo, assunse la direzione del Balletto all’Opéra di Parigi la Osipenko diede lezioni saltuariamente ai danzatori della Compagnia al Palais Garnier.
Dal 1971 al 1973 ha ricoperto la carica di Solista nella compagnia Choreographic Miniatures sotto la direzione di Leonid Jakobson. La Osipenko ha poi ballato per Boris Eifman, diventando la prima stella tersicorea a sostenere il suo lavoro, creando per lui il ruolo di Nastasia nell’Idiota.
Fu in questi balletti che Osipenko si distinse come una autentica innovatrice e ottenne le sue vittorie più significative.
Ha danzato diversi ruoli principali del repertorio classico e moderno in allestimenti di noti maestri di balletto sovietici, tra cui Konstantin Sergeyev. La si ricorda inoltre nei balletti Racconto del servo Nikishka al fianco di Mikhail Baryshnikov su coreografia di Kirill Lascari, White Adagio con John Markovsky, il pas de deux Ice Maiden con John Markovsky su coreografia di Fyodor Lopukhov, il pas de deux Antonio e Cleopatra di Stanislav Chernyshov.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la Osipenko si trasferì negli Stati Uniti lavorando alla Hartford Ballet Company nel Connecticut. Nel 2000 rientrò a San Pietroburgo.
Ebbe una collaborazione artistica di lunga durata con il regista Aleksandr Sokurov prendendo parte a numerosi suoi film tra cui il pluripremiato successo internazionale Russian Ark.
Nel 1993 partecipò al balletto ideato da Beppe Menegatti, Francesca da Rimini su coreografia di Gianfranco Paoluzi, in cui interpretava la Strega Fatum accanto alla grande étoile Carla Fracci.
Tra i vari riconoscimenti ricevuti dalla Osipenko spicca il prestigioso Premio Pavlova, ricevuto a Parigi nel 1956. Fu la prima ballerina sovietica a cui venne assegnato, seguirono poi Ulanova e Plisetskaya.
In questi ultimi anni la Osipenko ha svolto il ruolo di Maestra di danza classica con il Balletto Mikhailovsky di San Pietroburgo, continuando a contribuire alle arti coreutiche, influenzando generazioni di ballerini come simbolo di purezza, forza e rettitudine, restituendo appieno la tradizione accademica del balletto russo.
Che il cielo l’abbia in gloria.
Michele Olivieri
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