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Alberto Spadolini, Apollo della Danza: il nuovo libro di Rosella Simonari [ESCLUSIVA]

 

E’ uscito da soli due mesi il nuovo libro di Rosella Simonari: Alberto Spadolini, Apollo della Danza, edito da Affinità Elettive. Dopo il successo di “Letter to the World: Martha Graham danza Emily Dickinson”, la talentuosa storica della danza marchigiana ci porta alla scoperta di un artista tra i più eclettici del XX secolo. Il famoso danzatore attivo negli anni Trenta nel panorama della scena d’avanguardia italiana ed europea. Alberto Spadolini è stato un pittore, un danzatore e molto altro, ma la danza costituisce il fil rouge della sua carriera. Nacque nel capoluogo marchigiano, in un’Ancona turbolenta e completò i suoi studi nella Capitale.

Conobbe persino Gabriele D’Annunzio al Vittoriale. Il ballerino fu un grande seduttore e un buon pittore. Spadolini debuttò in Francia nel 1932, raggiungendo il successo come danzatore di music-hall ne La Joie de Paris, con Josephine Baker. In un’intervista si definì “anarchico” e nel 1933 si esibì nel Gala de danse, spettacolo di danza “pura” dove si percepì una linea autoriale che lo discosta dal music-hall.

Alberto Spadolini, Apollo della Danza: il danzatore nudo

Nonostante Spadolini indossò costumi di vario tipo, venne classificato come “danzatore nudo” dalla stampa a causa del fisico statuario che esibì in alcune coreografie. Dagli anni Quaranta in poi, iniziò a dipingere una serie di quadri incentrati sulle ballerine della danza classica, ricordando, per certi versi, Edgar Degas. Analizzando documenti anche rarissimi, il presente studio della Simonari esplora il rapporto di Spadolini con l’arte coreutica, illustrando un altro nome col quale era conosciuto. Da qui prende vita il titolo del volume: Alberto Spadolini, Apollo della danza. Le femmes fatales affascinate dal danzatore non erano poche. Tra queste c’erano Mistinguett e persino Marlene Dietrich. Spadò, come lo chiamavano nel bel mondo francese, fu notato anche da Joséphine Baker, che lo volle accanto a lei nello spettacolo al Casinò de Paris.

Il commento di Rosella Simonari in esclusiva per Il Giornale della Danza:

Dalla metà circa degli anni Trenta Alberto Spadolini viene chiamato dalla stampa francese ‘danseur nu’, danzatore nudo per i costumi succinti che indossava in alcune coreografie, per il fisico statuario e non solo. Nel libro riconduco l’insistenza sulla sua nudità a diversi fattori, fra questi la crisi della maschilità francese a seguito della Prima guerra mondiale, crisi che portò all’esaltazione della cultura fisica per ostentare la virilità maschile che andò così a sostituire il senso di vulnerabilità che un corpo nudo poteva fornire”, afferma Rosella Simonari.

L’autrice di Alberto Spadolini, Apollo della Danza è una storica della danza che si occupa del rapporto fra danza, letteratura, arte e cultura in genere

Rosella Simonari ha insegnato il corso di Danza e mimo presso l’Università di Macerata. Nel 2012 ha conseguito il dottorato di ricerca presso la University of Essex, Inghilterra e pubblicato la sua tesi nel libro Letter to the World: Martha Graham danza Emily Dickinson (Aracne, 2015). Ha contribuito alla riscoperta di Alberto Spadolini con interventi a conferenze anche in Inghilterra, oltre che eventi di vario tipo (lezioni spettacolo, incontri con il pubblico). Si è occupata inoltre di Carmen, Misty Copeland e Edgar Degas. Ha scritto i testi per il podcast Scissure, in collaborazione con Hexperimenta.org.

Nell’introduzione del volume su Alberto Spadolini si sottolinea come nel 1947 la rivista inglese “Illustrated” pubblicò un articolo intitolato “Apollo of Dance”

Ciò contribuì a inserire il ballerino tra i migliori danzatori europei dell’epoca. Spadolini fu persino paragonato a Vaslav Nijinsky sottolineando il suo successo nei più grandi teatri mondiali, oltre che il suo talento come pittore. Negli anni Quaranta, infatti, il famoso artista iniziò a dipingere ballerine vaporose raffigurate con candidi tutù. Queste informazioni sono state reperite da oltre sedici anni di ricerca di Marco Travaglini, nipote del ballerino marchigiano. Nel 1978 Travaglini trovò per caso un baule contenente informazioni sullo zio. Senza il lavoro di Marco, la figura di Spadolini non si sarebbe riuscita ad analizzare. Il prezioso lavoro di Rosella Simonari ha come obiettivo quello di analizzare il rapporto complesso che Spadolini ebbe con il mondo dell’arte e della danza, un fil rouge che attraversa tutto l’arco della sua vita.

Il volume si concentra sulla formazione del ballerino negli anni Venti, l’attività di danzatore negli anni Trenta e quella di pittore della danza negli anni Quaranta

La definizione di Alberto Spadolini Apollo della Danza, risulta appropriata in relazione al fisico statuario e l’attività di artista nel doppio senso di danzatore e pittore, in quanto Apollo era il dio del sole e delle arti.”, scrive la Simonari nell’introduzione del volume. Lo studio della storica coreutica, attorno a questa figura della danza così singolare, nasce visitando una mostra. L’esposizione “Josephine Baker e Spadolini” tenutasi nel 2006 presso la Rocca Maletestiana di Mondaino e dalla conoscenza di Marco Travaglini.

Il volume è suddiviso in tre parti: la prima dedicata alla formazione del ballerino, la seconda alla danza, la terza alla pittura sulla danza. La stesura del volume da parte di Rosella Simonari è stata molto difficile a causa della penuria delle fonti. La studiosa per redigere l’opera ha analizzato i debutti che Spadolini fece in Francia nel 1932. Nel volume si affronta anche il modo in cui Spadolini fu raccontato, di come le fonti si interroghino su una figura così affascinante e misteriosa persino al giorno d’oggi.

Elena Parmegiani

www.giornaledelladanza.com 

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