La storia di un mito vivente, Carla Fracci, che con coraggio e fermezza riesce a vincere la sua sfida professionale e umana e a farsi riconoscere per le sue qualità. Dalla biografia della grande protagonista del mondo del balletto internazionale prende le mosse il film TV che Anele, la società di produzione guidata da Gloria Giorgianni, sta preparando per Rai Fiction. Ad annunciare la notizia lei stessa, Carla Fracci ospite in Rai nel programma di Marco Liorni, qualche giorno fa.
Carla Fracci è per tutti la personificazione della danza. È il sogno di tutte le bambine che vogliono studiare danza classica. È una donna caratterizzata da dedizione assoluta alla danza: un mito vivente del balletto. Dietro al mito costruto di Carla, c’è la forza che lo ha creato: lei stessa. Non si è infatti costruita un personaggio, non è dovuta ricorrere a continue revisioni e adeguamenti dell’immagine, come tante persone di successo, perché non è un tipo, è lei.
Il suo è un successo che non ha conosciuto periodi di crisi, ma solo una continua crescita. Eppure non è diva tradizionale; ha mantenuto la sua spontaneità e genuinità popolare; anche nella vita quotidiana, fuori dal teatro, ha la stessa eleganza, lo stesso equilibrio, la stessa nobiltà d’animo che solitamente esterna attraverso la danza: è come se fosse sempre “in punta di piedi”.
Questo suo modo di essere e di porsi agli altri ha fatto nascere sin dall’inizio alla gente una spontanea adesione alla sua persona. La danza le ha offerto, nella società delle immagini, l’opportunità di diffondere di sé un’immagine gradevole e naturale, senza forzature, nella quale spiccano i suoi occhi scuri e profondi, un corpo esile e nobile, le lunghe braccia e le grandi mani parlanti.
Ha un animo complesso e attento a ogni piccola cosa, con le sue contraddizioni e ostinazioni, in grado, tuttavia, di esprimersi con una dolcezza incredibile. Ha un carattere forte e una dolcezza un po’ ruvida di ragazza lombarda. La sua fissazione consiste nell’osservare e nel cercare di cogliere la naturalezza e lo sforzo con cui le persone comuni tentano di comunicare, nello studiare la logica dei loro gesti che lei presto trasformerà in danza, musica, partecipazione.
Questa attenta osservazione nella gestualità connessa alla comunicazione richiama alla mente François Delsarte, il teorico francese del XIX secolo che analizzò i gesti e le espressioni del corpo umano, suddividendo i movimenti in tre categorie (eccentrico, concentrico e normale) e le espressioni in tre zone (testa, busto, estremità) per arrivare ad un metodo di insegnamento del movimento.
Il Credo della teoria delsartiana, infatti è che non esiste movimento che non abbia significato; il modo di muovere le singole parti del corpo è sempre indicativo del diverso atteggiamento emozionale soggettivo, delle proprie motivazioni e della differente maniera di reagire alla situazione affrontata.
Delsarte affermò così che la prima regola dell’arte doveva essere la profonda significativa del gesto. La danza, per la Fracci, non deve mirare a sbalordire il pubblico per la bravura dei ballerini; la tecnica non va ostentata, va nascosta piuttosto, in quanto non è altro che lo strumento con il quale l’artista può offrire se stesso.
Sara Zuccari
Direttore www.giornaledelladanza.com